di Massimo Palozzi - Secondo la narrativa ufficiale del centrodestra quella che si chiude oggi dovrà essere ricordata come la settimana più importante della storia recente di Rieti. Complice la campagna elettorale per le regionali del 12 e 13 febbraio, in città e dintorni sono sfilate personalità di primissimo piano dell’area di governo. E non sono mancati annunci galvanizzanti, se non addirittura clamorosi.
Per tirare la volata ai due candidati della Lega, lunedì è arrivato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini. Il suo intervento si è prevedibilmente focalizzato sul miglioramento della Salaria. I numeri snocciolati non sono nuovi ma fanno comunque il loro effetto. Come ha ricordato il sottosegretario Claudio Durigon, la somma stanziata ammonta ad oltre 305 milioni di euro per lavori che interesseranno otto chilometri di consolare, tra Ponte Buita e il bivio per Torricella, comprese le curve all’altezza di Ornaro.
Oltre al cospicuo investimento finanziario, da considerare sono soprattutto le tempistiche. “Il progetto è fermo da un anno al ministero dell’Ambiente”, ha lamentato Salvini, indorando però subito la pillola con la promessa che “verrà presto sbloccato”. Quanto presto non è stato specificato, ma l’impegno preso è inequivocabile.
Di raddoppio, adeguamento, ammodernamento (chiamatelo come volete) della Salaria si parla da decenni. Ora finalmente le risorse appostate nella scorsa legislatura sembrano pronte per essere trasformate in cantieri nella prospettiva di avere una strada degna di collegare in sicurezza e con la dovuta efficacia un capoluogo di provincia con la Capitale d’Italia.
Di recente qualcosa si è già mosso. La realizzazione della rotatoria di Passo Corese ha effettivamente contribuito a fluidificare il traffico prima bloccato dal semaforo, mentre lavori di ampliamento della sede stradale sono in corso da mesi. Peccato che l’analoga rotatoria di Borgo Santa Maria abbia invece sortito l’effetto opposto, con rallentamenti e file chilometriche che in precedenza non si verificavano. Questo solo per dire che fare tanto per fare non serve a niente, se a monte non ci sono un’adeguata progettazione e un’altrettanto accorta proiezione degli effetti di un’opera sul tessuto concreto in cui viene inserita. Per rimanere in argomento, non si sa se ridere o piangere davanti al desolante spettacolo delle gallerie di San Giovanni Reatino, considerato che è stato più il tempo in cui sono state chiuse che quello nel quale sono state percorribili. Stando alle ultime notizie filtrate proprio in questi giorni, la canna in direzione Roma verrà finalmente riaperta (dopo quasi due anni) il prossimo primo marzo, in coincidenza però con la chiusura totale per almeno otto mesi dell’altra, oggi aperta solamente su una corsia. Comunque, il ministro è stato perentorio e dunque possiamo (possiamo?) togliere la Salaria dalla lista delle cose da fare.
Stesso discorso per il Terminillo. A salire in quota è stata martedì la ministra del Turismo Daniela Santanché. Anche in questo caso il tour era abbinato alla campagna elettorale dei candidati alle regionali di Fratelli d’Italia, ma la sostanza del suo discorso è stata immediatamente tradotta a livello locale come un passaggio chiave per le magnifiche sorti e progressive della montagna di Roma. Così il sindaco Daniele Sinibaldi: “È una giornata importante per il Terminillo e per l’intero comparto turistico della città di Rieti che, da oggi, può contare anche sul ministero del Turismo per lo sviluppo del turismo montano e la promozione del territorio. Daniela Santanché ha assunto impegni chiari e concreti, Potremo contare sul ministero del Turismo per lo sviluppo delle nostre eccellenze territoriali, paesaggistiche e culturali. È finalmente tornata l’attenzione, anche istituzionale, per il Terminillo e la visita e gli impegni assunti oggi dal ministro del Turismo sono la certificazione concreta di un cambio di passo atteso ormai da anni”. Sulla stessa lunghezza d’onda il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Paolo Trancassini: “La visita del ministro del Turismo qui a Terminillo è un segnale importante e dimostra l’attenzione del governo su questo tema. L’incontro con gli operatori del territorio rappresenta l’avvio di un percorso che ha l’obiettivo di restituire centralità e sostenere il rilancio del Terminillo e dei suoi borghi che devono tornare ad essere un punto di riferimento estivo e invernale nell’offerta turistica delle località montane non solo della regione Lazio”.
Con la neve che è finalmente scesa copiosa, la riapertura degli impianti e l’assalto dei turisti, anche la pratica Terminillo sembra insomma definitivamente sistemata. Almeno a giudizio dei maggiorenti reatini. Una notizia bellissima, da celebrare senza indugio, tanta è stata la sofferenza che negli ultimi trent’anni ha accompagnato il declino della nostra stazione sciistica.
E pare fatta anche per la ricostruzione post-terremoto. Nel corso del Comitato istituzionale per la ricostruzione tenutosi mercoledì a Rieti alla presenza del neocommissario straordinario Guido Castelli (senatore di Fratelli d’Italia), sono stati affrontati i temi più urgenti di un processo che stenta a decollare, nonostante il notevole impulso dato dalla recente gestione del precedente commissario Giovanni Legnini (Pd), da poco rimosso in ossequio alla spietata logica dello spoils system. Ad oggi i risultati sono piuttosto deludenti. L’avvento di Castelli deve però aver cambiato radicalmente le carte in tavola. Ne è convinto il sindaco Sinibaldi, che a margine della riunione ha tracciato un quadro di grande ottimismo. “Finalmente, attraverso l’impulso del nuovo commissario, potremo imprimere al percorso un’accelerazione decisiva e attesa ormai da troppo tempo. La ricostruzione nel cratere del sisma ad oggi, infatti, è ferma al 12%, come dettagliato proprio da Guido Castelli, e questo dato è chiaramente inaccettabile a distanza di tanto tempo. Non è più rinviabile l’avvio dei cantieri, a partire da quelli delle scuole, per rispondere alla richiesta di futuro che emerge anche dal nostro territorio”. Caso chiuso, dunque. Possiamo festeggiare.
Se questo è il nuovo quadro che si apre sull’avvenire di Rieti c’è davvero di che essere felici. Un pizzico di prudenza però forse non guasta. Sarà che l’esperienza ha insegnato a diffidare dai facili entusiasmi. E sarà pure che le promesse della campagna elettorale tendono in genere ad essere un tantino sovradimensionate rispetto alla realtà dei fatti, ma la leggerezza con cui si è dato conto di queste svolte epocali cozza con le difficoltà oggettive e con i fallimenti finora collezionati a livello politico-amministrativo.
Anche perché poi in questa settimana così trionfale per Rieti, se ne esce la Uil a dire che gli stipendi dei reatini nel settore privato sono i più bassi del Lazio. Poco più di 16mila euro, contro i circa 22mila della media regionale. Una distanza abissale, che diventa ancor più problematica in tempi di inflazione galoppante e di continua perdita del potere di acquisto delle retribuzioni,
Segniamo in agenda questo punto. Hai visto mai che alle prossime elezioni qualcuno non ci venga a dire che abbiamo risolto anche questo problema.
05–02-2023