di Massimo Palozzi - Pragmaticamente dovremmo dire tutto bene qual che finisce bene: Rieti ha avuto il suo assessore, per di più in settori politicamente rilevanti. È rappresentata da una personalità competente ed esperta, con l’ulteriore valore aggiunto di essere donna. Non la prima, ma è un segnale (negli anni 2010-2013 lo stesso ruolo era toccato a Gabriella Sentinelli nella giunta Polverini).
In realtà le cose non stanno esattamente così. L’affanno con cui si è arrivati a strappare la nomina è andato oltre le fisiologiche fibrillazioni che accompagnano la formazione di ogni giunta. Perché non era in discussione il diritto di questo o quel partito di esprimere un proprio rappresentante, quanto il riconoscimento formale di una provincia come membro integrante e costitutivo del Lazio.
Si potrebbe obiettare che un assessore non rappresenta il territorio da cui proviene ma l’intera regione e che per dare rappresentatività ai comprensori la legge prevede già che ogni provincia esprima almeno un consigliere. Vero. Come è altrettanto vero che gli impegni presi con gli elettori sono vincolanti e vanno rispettati. E che un conto è la teoria, un altro la pratica. Di sicuro Manuela Rinaldi dovrà occuparsi in maniera paritaria anche dei problemi di Roma, Viterbo, Latina e Frosinone. Però la specificità della delega alla ricostruzione e il senso di appartenenza non possono essere considerati elementi secondari nella valutazione complessiva. Bene dunque per come è andata, ma la prossima volta, un po’ meno pathos.
(da Format mar-spr 2023)