di Massimo Palozzi - Tesi
Tentiamo un ardito esperimento di analisi politica, applicando alle elezioni amministrative della prossima primavera i principi della dialettica hegeliana. Come punto di partenza assumiamo dunque la tesi, identificata in maniera piuttosto scontata nella rivendicazione delle proprie virtù.
Da che mondo è mondo, la narrativa politica trascende in via sistematica i fatti per affidarsi alle suggestioni della propaganda. Rieti non fa certo eccezione a questa (discutibile) retorica e quindi puntualmente piovono nelle redazioni e sui canali social compiaciuti comunicati per rivendicare la bontà del lavoro fatto a Palazzo di Città. Detto che si tratta di un’inclinazione trasversale dove non esiste una graduatoria dei migliori sul piano della continenza, a volte la pompa dell’autopromozione supera di così gran lunga il valore dell’evento da risultare stucchevole. A maggior ragione quando si riciclano argomenti triti e ritriti in assenza di proposte più allettanti per vellicare l’opinione pubblica nei periodi di stanca.
L’aspetto interessante di questa pratica (ma pure leggermente irritante per l’intelligenza del cittadino medio) è che spesso entrambe le fazioni pretendono di accaparrarsi i meriti senza distinzione. Magari con un fondo di verità, dovuto agli effetti della continuità amministrativa, e però parimenti urticante nel suo strumentale utilizzo.
Antitesi
Una simile tesi chiama una conseguente antitesi: quello che hanno combinato gli avversari è da censurare a prescindere, se non proprio da cestinare. Vale per gli attuali amministratori, ai quali viene facile maramaldeggiare sulle disgrazie dei predecessori battuti alle urne nell’ultima tornata. Ma vale lo stesso per chi fa opposizione, una dimensione da dove è anzi possibile sparare a palle incatenate senza l’onere della controprova.
Persino quando la realizzazione si presenta incontestabile, soccorre il solito mantra: non avete fatto altro che portare a compimento il lavoro iniziato da noi con i fondi che eravamo riusciti a reperire e vi abbiamo lasciato in eredità. E siccome le opere più importanti in Italia vedono la luce dopo gestazioni lunghissime, l’aspetto beffardo dell’intera faccenda è che potrebbero avere ragione tutti quanti. Almeno pro quota.
Sintesi
La sintesi la faranno ovviamente gli elettori. Con una curiosità. Comunque vada, assisteremo infatti alla conferma di un trend: se il centrodestra vincerà anche la prossima primavera, consoliderà la posizione riconquistata alle scorse consultazioni. Qualora viceversa la vittoria tornasse nel campo del centrosinistra, si riproporrebbe l’alternanza tra i due schieramenti, posto che la consiliatura passata era stata appannaggio del fronte progressista, che l’aveva a sua volta strappata al raggruppamento conservatore nel 2012. Un bel rompicapo per gli esperti di statistica applicata alla politica, degno dei migliori paradossi della speculazione logico-filosofica.
da Format sett/ott 2021