a cura di Massimo Palozzi

Ottobre 2022

IL DOMENICALE

TERMINILLO, UN (BRUTTO) FILM GIÀ VISTO

amministrazione, politica, terminillo

di Massimo Palozzi - Ci risiamo. Nemmeno il tempo di rabbrividire per i primi freddi e già la stagione invernale al Terminillo si annuncia precaria. Anzi addirittura disastrosa, se alle parole di Flavio Formichetti, titolare della Funivia Terminillo, seguiranno i fatti. O meglio, le omissioni. In settimana Formichetti ha infatti confermato l’intenzione di non riaprire gli impianti a causa delle notevoli spese che sarà costretto a sostenere, soprattutto per colpa del vertiginoso aumento dei prezzi dell’energia.  “La decisione è stata presa già lo scorso anno, ma poi, seppur con ritardo, ho risposto all’invito del Comune di andare incontro alle esigenze degli operatori della stazione montana nonostante i problemi e l’assenza di neve. Ora però non esistono più le condizioni per andare avanti”, lo sfogo affidato alla stampa dello storico imprenditore terminillese.

Il colpo di grazia lo avrebbero assestato i rincari energetici, ma a ben guardare c’è dell’altro. “Lo scorso anno” - ha confidato il gestore della funivia al Corriere di Rieti - “ho ricevuto una bolletta di 16mila euro mensili e da ottobre stimo di pagarne 60mila più l’innevamento e il lavoro tecnico: una situazione non più sostenibile. Inutile illudere gli appassionati di sci e i collaboratori che saremmo stati in grado di iniziare e terminare la stagione. Con questa situazione non si può correre il rischio di mettere a repentaglio gli equilibri economici dell’azienda”.

Sembrerebbe una delle tante storie che si sentono in queste settimane di imprese costrette a chiudere o a ridimensionare l’attività per via dei costi insostenibili dell’energia. In parte è così, ma la leggerezza con cui da trent’anni vengono gestite le sorti del Terminillo gioca anch’essa un ruolo fondamentale.

La società di Formichetti lavora ad esempio con la concessione scaduta e la gara per l’affidamento della gestione degli impianti sciistici è ferma alla fase preliminare di scelta dei candidati. La relativa delibera per l’attivazione del sistema di qualificazione risale ormai ad un anno fa, essendo stata adottata dalla giunta comunale l’11 ottobre 2021 su proposta dell’allora vicesindaco e assessore alle Attività produttive Daniele Sinibaldi, che ora è a capo della nuova amministrazione e che ha festeggiato il primo giorno da sindaco proprio in coincidenza con la scadenza dei termini di presentazione delle domande, con cinque gruppi di imprese interessate a partecipare alla selezione.

Colti da improvvisa illuminazione, l’anno passato da Palazzo di Città si dovettero precipitare a prorogare all’ultimo minuto la concessione a Formichetti, a sua volta costretto a preparare la stagione invernale in quattro e quattr’otto, quando normalmente occorrono mesi (i lavori in genere cominciano in primavera/estate, per arrivare puntuali alla riapertura). Che nessuno, né in Comune né in Provincia, a distanza di dodici mesi si sia ancora accorto che il Terminillo non è in grado di offrire i necessari servizi agli appassionati di sci, la dice lunga sulla capacità di visione e sulle reali dinamiche amministrative attivate sul comprensorio.

Col senno di poi la cessione al Comune dell’intero pacchetto è stata un vero colpo di genio da parte della Provincia. Con la scusa (peraltro condivisibile) di affidare ad un’unica stazione appaltante il riassetto degli impianti montani, a prescindere dalle competenze territoriali in capo ai diversi enti, la mossa ha in effetti consentito a quello guidato da Mariano Calisse di lasciare il cerino completamente in mano al sindaco del capoluogo. Risultato: a due mesi dal Natale, la faccenda è ancora in alto mare e già è partita la solita corsa affannosa per cercare di mettere un’altra pezza a un vestito ormai dai mille colori.

Anche a voler essere clementi, risulta impossibile riconoscere qualsiasi attenuante legata alla discontinuità amministrativa, per il semplice fatto che non c’è mai stata. Negli ultimi trent’anni, salvo una piccola parentesi, le giunte che si sono succedute alla guida del Comune di Rieti sono state formate dagli stessi partiti. In molti casi addirittura dalle stesse persone. Cade dunque l’alibi tanto caro ai politici che si insediano dopo ogni tornata elettorale: “abbiamo ereditato una situazione difficile”. Qui di passaggi di testimone ce ne sono stati diversi, ma sempre all’interno dello stesso casato, e se di una cattiva eredità si tratta non arriva certo da altre famiglie politiche.

Manco a dirlo, pure gli operatori della stazione montana sono comprensibilmente in fibrillazione. Dopo le chiusure per il Covid e l’ultima compromessa dalla mancanza di neve, sarebbe la quarta stagione consecutiva a rischio. Ed ecco allora i soliti vertici con sindaco e assessore al Turismo per cercare di capire (a metà ottobre!) cosa fare per salvare una stagione ormai alle porte. Forte è allora l’impressione di un certo dilettantismo programmatorio, quasi si stesse decidendo di improvvisare una festa di compleanno.

Nel frattempo anche il miracolistico progetto Tsm2 si è per l’ennesima volta arenato, ciliegina su una torta che rischia di diventare sempre più indigesta.

Così, mentre si assiste a un’impostazione confusa sul piano politico-amministrativo e piuttosto abborracciata su quello (pseudo) manageriale ad opera della mano pubblica, rifulgono i numeri e le proiezioni relativi ai consistenti aumenti delle indennità di carica per sindaco, vicesindaco, assessori e presidente del consiglio comunale. A regime, nel 2024, il primo cittadino di Rieti arriverà a percepire 9.660 euro lordi al mese e, a cascata, si vedranno aumentare in proporzione gli emolumenti tutti gli altri membri della sua squadra di governo. In un momento così drammatico per la vita di tante famiglie, la norma votata dallo scorso parlamento suona quantomeno inopportuna. Attaccarla come uno schiaffo alla povera gente sarebbe facile, ma fin troppo populistico. Il contesto non è certo dei più favorevoli, eppure va comunque tenuto conto delle enormi responsabilità e degli altrettanto elevati carichi di lavoro che gravano sugli amministratori locali.

Comparando le retribuzioni riconosciute ad altre cariche elettive, la misura non è in sé scandalosa. A patto che sorregga un lavoro un tantino più elevato del rifacimento delle strisce pedonali o dei complimenti agli atleti che vincono un medaglia.

Da tempo, chi si guadagna lo stipendio sono gli uffici stampa per la mole di comunicati che arrivano ai giornali e ai social. Passate al setaccio, tutte quelle informazioni non paiono però possedere un grande peso specifico, perché anche la migliore abilità dialettica fatica a mascherare con la necessaria continuità la poca sostanza del lavoro prodotto.

 

16-10-2022

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