Ottobre 2023

STORIE

SULLE ORME DEI NOSTRI ANTENATI. LA STORIA DI SELMA

Tanti i brasiliani e italo-brasiliani presenti anche a Rieti

storie

(di S. Santoprete) Partire, lasciare tutto, ricominciare. Un desiderio che a volte attraversa la mente ma difficile da concretizzare se non con una buona dose di coraggio. A Rieti cresce sempre più la comunità di brasiliani presenti, persone che, una volta giunte in Italia, hanno deciso potesse essere questa la loro città d’adozione.

Selma conserva il suo tipico accento, è a Rieti da 24 mesi, qui ha voluto fermarsi preceduta dall’esperienza di una nipote, qui ama stare con la sua famiglia. 

“Ci sono voluti 5 lunghi anni per uscire dal Brasile, per completare tutto l’iter, l’ho fatto per dare un futuro ai miei figli, per vivere in un posto più sicuro e stabile” racconta Selma scandendo lentamente le parole, dolcemente.

L’Italia è stata sempre presente nella sua vita, attraverso i nonni materni, partiti nel lontano 1901 ancora bambini. “Mia nonna, da brava napoletana di Pozzuoli, si vantava delle sue origini. Mi raccontava sempre delle storie, cucinava cibo italiano (la polenta, un piatto povero diffuso all’epoca e oggi n.d.r.), manteneva ben saldo il contatto con le proprie radici e lo trasmetteva, sebbene non fosse mai più tornata in Italia. Eppure aveva 4 anni quando toccò il suolo brasiliano, ciò che sapeva lo aveva conosciuto attraverso i suoi genitori”. Una vita passata a rimpiangere questa nazione, a vivere nella sua nostalgia “Forse per questo sono tornata io, ho imparato ad amare l’Italia da subito”

Una passione che la porta a convincere il marito, e i suoi due figli Giulia e Arthur a lasciare tutto e tutti per ricominciare altrove.  All’inizio Gilker fa resistenza: sono a capo di una storica azienda familiare di vendita di prodotti elettrici, presente da 40 anni in città, dovrà venderla e fare un salto nel buio ma ne va della serenità di tutti. Selma non si sente al sicuro in Brasile, la situazione politica ed economica è instabile da tempo con fasi altalenanti e sebbene la loro città, polo industriale dei gioielli, sia piccola rispetto alle altre (‘solo’ 300mila abitanti!), la violenza è in ascesa. Mentre lei studia per un anno la lingua, i bambini arrivano qui senza conoscere una parola, frequentano la Minervini e la Basilio Sisti, trovano splendidi insegnanti, disponibili e accoglienti, che offrono grande supporto e li aiutano ad integrarsi. “E’ stato un po’ complicato trovare una casa in affitto, in Italia vigono regole diverse rispetto alle nostre”.

A Rieti ci sono attualmente 40 famiglie, 30 in provincia, per un totale di circa 140 persone.

Ovviamente tutte unite in rete attraverso un gruppo whatsapp per non perdere l’occasione di incontrarsi e condividere momenti particolari come le festas junina (feste di giugno che potremmo equiparare ai nostri festeggiamenti antoniani) che nella parte nord del loro paese prendono il nome di Feste di San Giovanni. Si svolgono durante tutto il mese, in particolare il 24 giugno, ricorrenza del Santo, durante il quale i brasiliani si scatenano in abiti tradizionali con danze e musiche popolari. Il fulcro della festa si concentra sul fuoco con il falò finale, danzando la quadriglia e consumando cibi e dolci tipici a base di mais e arachidi.

Selma, come altri, ha ottenuto il riconoscimento del possesso della cittadinanza italiana come discendente da avo italiano emigrato in Paesi ove vige lo ius soli (non ci sono limiti di generazioni).

Attualmente la persona italiana che si trova all’estero, in caso di nascita di un figlio, si rivolge al proprio Consolato e si iscrive all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero). All’epoca in cui partirono i nostri avi non esistevano consolati e se anche ci fossero state delle Agenzie consolari, erano distanti tra loro migliaia di chilometri. La nascita di quei figli dal ‘sangue italiano’ quindi non venne mai registrata, oggi recuperiamo quanto accaduto riconoscendo loro questo diritto. L’Italia ha sempre esercitato grande fascino per i brasiliani e la cospicua presenza di questi discendenti è spiegata principalmente dalle due grandi ondate migratorie italiane (vedi riquadro). Facile in Brasile avere almeno un bisnonno italiano.

“Trovo grande disponibilità da parte delle maggioranza delle persone, qualcuno si meraviglia che io sia di carnagione chiara e che mio figlio giochi a pallavolo anziché a calcio”. E’ proprio Arthur, occhi azzurri come il cielo, pronuncia perfetta con qualche intermezzo portoghese, che precisa come in realtà il migliore giocatore al mondo di questa specialità sia brasiliano (Giba).

“Nella maggioranza c’è una visione del Brasile assai diversa dalla realtà - spiega Selma - si pensa esclusivamente al Carnevale e al calcio, c’è un mondo invece variegato, offre molto di più di questo.”

Il 12 ottobre tutti i bambini brasiliani celebreranno la loro festa in occasione della Nossa Senhora Aparecida, (Santa Maria Assunta) patrona della nazione, riceveranno in dono molti giocattoli come da noi accade per l’Epifania “Come comunità sarebbe bello trovare un luogo in affitto con un po’ di verde intorno, dove ritrovarci in occasioni simili. E’ importante lo stare insieme.”

La famiglia è tornata a casa per la prima volta questa estate: un volo impegnativo ed oneroso, circa 12 ore. “Rientrare poi in Italia è stato come iniziare tutto daccapo, lasciavamo i nostri cari, piangevamo tutti. Mentre eravamo lì però non riuscivo a sentirmi al sicuro, vivevo in allerta. Ci sono giorni emotivamente più difficili di altri, poi guardo i miei figli, immagino il loro futuro e mi convinco di aver fatto la scelta giusta.” Qualcuno tra i suoi nipoti sta  pensando di seguirne l’esempio, ora Selma ha aperto loro la via consegnando quei documenti che già dimostrano la discendenza italiana.

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In Brasile, più di 1,5 milioni di italiani arrivarono tra il 1884 e il 1959 e si stabilirono principalmente a São Paulo, Paraná e Rio Grande do Sul. Tra il 1870 e il 1930, il governo brasiliano pur di avere nuove braccia nei campi di caffè e nelle fabbriche, sovvenzionò i biglietti per la nave, l’alloggio e il lavoro iniziale. Si formarono comunità italiane in cui si cercava di sposare persone appartenenti alla stessa regione, poiché a volte era impossibile capire addirittura i diversi dialetti di provenienza. Fu così che nacque quello che oggi viene chiamato talian (veneto brasiliano) un dialetto poco uniforme, che cambiava di località in località ma era abbastanza comprensibile da permettere a persone che erano arrivate in massa dal nord Italia di comunicare efficacemente tra loro. Al lavoro dei nostri contadini va il merito di aver disboscato la foresta, mettendo insieme con fatica due pasti al giorno, fondando pian piano diverse colonie poi diventate città, in una valle famosa per la sua produzione di uva e di vino, ad esempio le città Garibaldi e Bento Gonçalves sono esempi di centri della cultura italo-brasiliana, vista attraverso l’architettura, il cibo e gli eventi turistici. E poi Laguna, nello Stato di Santa Catarina nel sud del Brasile, cittadina di mare ricca di storia, a cui siamo gemellati in ragione del legame storico tra le due realtà determinato dal personaggio di Anita Jesus De Ribeiro Da Silva moglie di Giuseppe Garibaldi, nata nella città brasiliana e vissuta a Rieti tra il 26 febbraio e il 19 aprile del 1849.

S. Santoprete

 

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