di Massimo Palozzi - Quando qualcuno ti premia vuol dire che hai meritato. Il principio vale non soltanto per le persone ma in qualche caso si applica anche alle cose. Come ad esempio la stazione ferroviaria di Rieti, per la quale giovedì è stato annunciato uno speciale riconoscimento condiviso con quelle di Cittaducale, Antrodoco, Borgo Velino, Contigliano, Greccio, Castel Sant’Angelo e Collevecchio. Si tratta del Premio Ferroviario Europeo “Euroferr”, conferito da un pool di associazioni attive nella promozione del trasporto su rotaia: Aec (Association européenne des cheminots), Utp Milano (Utenti trasporto pubblico), Cifi (Collegio ingegneri ferroviari italiani) e Anfg (Ferrovieri del Genio).
Il relativo diploma d’onore sarà consegnato il prossimo 25 settembre nella sala della Provincia recentemente intitolata al senatore Angelo Cicolani nelle mani degli otto sindaci per le stazioni ferroviarie presenti nei loro comuni, considerate ad alta valenza storica, turistica, ambientale e archeologica.
Per quella del capoluogo è una medaglia che arriva in un momento particolare e piuttosto controverso sotto vari profili. Intanto coincide con il 140° anniversario dalla sua nascita. La stazione di Rieti venne infatti inaugurata il 30 ottobre 1883 in occasione dell’apertura della linea Rocca di Corno-Terni. All’epoca sorgeva al di fuori della città, che era tutta racchiusa all’interno delle mura medievali. Per permettere il collegamento con il centro abitato, ne fu abbattuto un tratto di circa duecento metri, creando la discontinuità all’altezza di piazza Mazzini. Oggi qualcuno griderebbe allo scempio. Fatto sta che l’eliminazione di quella porzione di cinta muraria ridisegnò lo skyline di Rieti, che sarebbe poi stato ulteriormente modificato con l’espansione della città verso nord.
Da questa evoluzione deriva un argomento che ciclicamente si presenta da almeno quarant’anni, vale a dire lo spostamento della stazione. All’inizio la sua ubicazione era stata pensata in periferia, fisicamente al di fuori dell’area urbana. Con lo sviluppo della città ora si trova invece in posizione semicentrale, così come i binari che in più punti attraversano le strade interrotte dai famigerati passaggi a livello. Per venire a capo della questione ci si sta accapigliando da tempo. La soluzione che al momento sembra prevalere è quella di eliminarli attraverso la realizzazione di sottopassi (quello di viale Maraini resta senz’altro il più discusso). Minoritaria appare invece la proposta di trasferire la stazione nella zona di Fonte Cottorella per collocarla nuovamente extra moenia ed eliminare alla radice i problemi di viabilità connessi. L’idea è suggestiva ma necessiterebbe di un investimento assai consistente e la contestuale rivoluzione del tracciato attuale. Oltre a questioni di mera fattibilità, al progetto si oppongono poi considerazioni legate alla fruibilità della stazione che, così com’è adesso, garantisce un facile approdo in prossimità del centro storico e un’altrettanto comoda via d’uscita ai viaggiatori in partenza.
Che la cosa sia destinata a rimanere lettera morta lo ha implicitamente confermato il mese scorso il coordinatore provinciale di Forza Italia ed ex consigliere comunale con delega ai trasporti Moreno Imperatori. Nel corso di un’intervista durante il programma di RietiLife “La rana nel pozzo” ha infatti annunciato che la stazione verrà completamente ristrutturata a breve, con i lavori che dovrebbero iniziare addirittura entro l’anno.
Nel frattempo, il 12 giugno è partito il primo treno trimodale diretto a Roma, via Terni e Orte, e proprio domani si terrà la cerimonia ufficiale di inaugurazione del servizio al binario 1. È una novità lungamente attesa dai pendolari, che consente di arrivare nella capitale senza cambi ma solo con una fermata nei due scali intermedi. Al momento le corse sono ridotte nel numero, però il segnale è confortante.
Tutto bene, dunque? Non esattamente. La storia anche recente della stazione è costellata più di ombre che di luci. Appena una decina di giorni fa il Corriere di Rieti denunciava lo stato di degrado dello scalo e dell’area antistante, raccogliendo le lamentele dei residenti. Una realtà peraltro non nuova, come ricordano gli archivi. Risale al 2013 l’operazione della Squadra Mobile per stroncare un giro di prostituzione allestito al suo interno. Era il 20 agosto e da oltre un mese tre rumene domiciliate a Roma tentavano approcci con gli uomini presenti, soprattutto anziani, proponendo prestazioni sessuali che venivano consumate nei bagni.
Cronache boccaccesche a parte, la stazione ha subito nel tempo un’involuzione ai limiti della decadenza. A centodieci anni dall’inaugurazione, nel 1993 diventa impresenziata, vale a dire senza personale in servizio nei momenti della giornata in cui non ci sono treni in transito. Da lì in poi cade di fatto in disuso: pochi i convogli che la attraversano, tanto che viene persino soppressa la biglietteria. Sono gli effetti della concorrenza degli autobus e delle complicazioni per raggiungere Roma. Ridotto il trasporto di persone, nel 2001 cessano pure i servizi merci, mai più ripristinati. Dal novembre 2009 l’area dello scalo merci è stata infatti destinata a capolinea degli autobus Cotral, dopo il passaggio da Ferrovie dello Stato al Comune di Rieti.
Dal 2008 la situazione comincia a migliorare. La stazione viene riaperta per l’intera giornata e vari interventi di riqualificazione si susseguono per ridarle un minimo di decoro: nel 2014 compare il posto fisso della Polizia municipale e due anni dopo viene installata la biglietteria automatica.
In cosa consisterà il restyling promesso da Imperatori non è ancora noto. L’impulso dato al trasporto su rotaia con l’introduzione dei trimodali (treni alimentati sia agganciandosi alla rete elettrica che con le batterie, ovvero tramite motore diesel) dovrà necessariamente coincidere con il recupero della centralità della stazione, ancor più se si deciderà di realizzare i sottopassi per eliminare le sbarre dei passaggi a livello.
Nelle more, la priorità resta quella di impedire che nell’area proliferino fenomeni di microcriminalità già in atto, come lo spaccio di droga. Tutte le stazioni del mondo sono per definizione luoghi sensibili, tipicamente attrattivi per ogni sorta di disagio sociale. E anche se le dimensioni di quella reatina non sono tali da generare fenomeni incontrollabili, il rischio non va sottovalutato. Per scongiurarlo la ricetta è semplice: prevenzione e controlli.
09-07-2023