a cura di Massimo Palozzi

Ottobre 2023

IL DOMENICALE

SPRECHI D’ACQUA (E DI DENARO)

acqua, amministrazione, politica

 

di Massimo Palozzi - Martedì CittadinanzAttiva è uscita con una nota durissima per stigmatizzare l’operato di Aps, la società a totale capitale pubblico che si occupa di gestione dell’acqua in provincia. Le accuse rivolte all’azienda presieduta da Maurizio Turina sono sostanzialmente due: da una parte il cattivo funzionamento dei contatori tradizionali (in alcuni casi addirittura assenti con addebiti presunti dei consumi) e la scarsa efficienza di quelli nuovi, cosiddetti “intelligenti”. Dall’altra, l’intollerabile spreco causato dalla malridotta rete di distribuzione, che è un vero e proprio colabrodo.

A proposito di quest’ultima questione, lo scorso gennaio Acqua Pubblica Sabina ha avviato un appalto in tre fasi, suddiviso in due lotti, mirato proprio alla ricerca e individuazione delle perdite sulle reti idriche in un’area che interessa 36 comuni dell’ATO 3 Lazio Centrale Rieti. La durata dell’incarico è prevista in 21 mesi, per un importo totale posto a base gara di circa 5 milioni e 900mila euro. Il lavoro sarà finalizzato alla georeferenziazione, alla ricerca delle falle e al monitoraggio di circa 2.000 chilometri di reti e oltre 500 impianti di acquedotto, per giungere al risultato stimato di ridurre del 35% le perdite idriche attuali.

All’origine di questo importante investimento c’è la convinzione che la rilevazione dell’esatta posizione geografica delle condutture e degli altri manufatti, la verifica del loro stato di conservazione, la suddivisione in distretti idrici e il monitoraggio dei parametri di riferimento permetteranno l’individuazione delle perdite correnti e future in maniera sincrona e quindi più facili da affrontare.

Da Aps si sottolinea come si tratti di un passaggio innovativo. L’appalto è infatti il primo bandito con queste finalità e, nonostante il costo ragguardevole, dovrebbe servire a dare una svolta all’annosa problematica della dispersione e delle lamentele degli utenti per i guasti segnalati e non riparati tempestivamente.

Qualcuno si è interrogato sulla congruità di un investimento di tale entità. Evidentemente la situazione è ormai insostenibile, tanto più per un comprensorio ricchissimo di acqua come il nostro. Il fatto che nemmeno l’ente gestore conosca l’esatta ubicazione e diramazione degli impianti la dice lunga sulla mancanza negli ultimi decenni di cura e sorveglianza adeguate. Quindi, se davvero è utile per invertire la tendenza, ben venga l’appalto multimilionario.

Il dato davvero scioccante è in realtà quello relativo alle perdite idriche sul territorio che, come denuncia CittadinanzAttiva, superano il 60% dell’acqua erogata dalle sorgenti. Un livello già di suo fuori controllo e ancor più grave se comparato ai risultati della ricerca “Acqua. Azioni e investimenti per l’energia, le persone e i territori”, realizzata da A2A in collaborazione con The European House – Ambrosetti. Dallo studio emerge infatti che nel solo 2022 la risorsa idrica disponibile in Italia è diminuita del 31% rispetto all’anno precedente (36 miliardi di metri cubi in meno), vale a dire un volume equivalente a quattro volte il lago di Bolsena o 60 volte il lago Trasimeno.

A questi numeri vanno aggiunte le stime economiche nel caso si vogliano tentare operazioni di recupero: 48 miliardi di euro in dieci anni solo per superare una criticità che i cambiamenti climatici e l’abuso delle risorse naturali stanno al contrario continuando ad alimentare.

Nel 2022 cinque Regioni, tra cui il Lazio, hanno dichiarato l’emergenza idrica. La produzione idroelettrica, che nel nostro paese rappresenta la prima fonte energetica rinnovabile, ha registrato un calo del 40%. E solo per fare fronte a questa prima emergenza, il ministero delle Infrastrutture e Trasporti nel maggio scorso ha stanziato oltre 100 milioni di euro destinati a finanziare interventi urgenti. Di questi, 6 saranno nella disponibilità della Pisana per l’impianto di depurazione di Fregene.

L’analisi di A2A/Ambrosetti lascia comunque una speranza. Numeri alla mano, mostra come sia possibile recuperare 9,5 miliardi di metri cubi d’acqua (oltre un terzo di quella utilizzata in un anno in Italia) investendo su riuso, riduzione delle fuoriuscite e dei consumi e recupero dell’acqua piovana. Non solo. Il rapporto segnala pure come puntare sul settore idrico significhi attivare filiere di fornitura e sub-fornitura adiacenti. La stima è che per ogni euro speso se ne generino 1,6 di ricadute economiche positive nei comparti contigui.

E rieccoci quindi al mega appalto di Aps. Le cifre sono impietose. Al punto in cui siamo sembrano giustificare lo sforzo economico richiesto ai contribuenti per mappare la rete e intervenire con puntualità nei punti critici. A patto però che sia l’anticamera di azioni concrete e soprattutto risolutive.

L’ultimo allarme è arrivato solo qualche giorno fa con riguardo al territorio di Accumoli.  Secondo le associazioni ambientaliste Lipu, Mountain Wilderness, Salviano l’Orso e Wwf, in quella zona “è in corso da tempo un pesante intervento a danno del torrente Pescara per la realizzazione di un mini impianto idroelettrico che mira a deviare fino a 150 litri d’acqua al secondo. Una quantità - spiegano gli attivisti - che non risulta in linea con le portate naturali del torrente. Il Pescara, da sempre utilizzato esclusivamente per irrigazione e/o abbeveramento del bestiame, offre portate istantanee piuttosto stabili di massimo 100 – 120 litri/secondo, decisamente incompatibili con i prelievi autorizzati dalla Regione Lazio nel 2018”.

 

01-10-2023

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