Giugno 2019

RIETI MISTERIOSA

SANT’ ANTONIO E QUEL MIRACOLO INEDITO

storie

(di Stefania Santoprete) Dello straordinaria considerazione in cui è tenuto Sant’Antonio da Padova nella nostra terra si è già detto. Della venerazione nata da quella famosa beatificazione mai avvenuta in questo suolo si è già raccontato. In ventitre anni di Format abbiamo presentato i vari aspetti legati alla storia, alla tradizione e al culto: dalla trasformazione della statua al dono delle tre spighe, dall’uscita fuori ordinanza della processione al rito della cioccolata calda, dalla disputa tra ‘Sant’Antoniu dde su e illu de jò’ alla diffusione delle Infiorate rionali... quale argomento dopo libri, articoli e conferenze potrebbe essere inedito? Dei Miracoli del Santo abbiamo già parlato. Vogliamo riproporvi, in questo particolare momento dell’anno, quello scovato in esclusiva per voi!

 

Se reòtena l’acqua!

Marisa Franceschini ce lo racconta. Il tempo non scalfisce la luce di quegli occhi azzurri che si increspano tra un sorriso e una lacrima d’emozione.

“Era il 1938. Avevo soltanto 5 anni. Mia madre aveva avuto dei problemi di salute e io in quei giorni ero affidata alle cure della nonna. Ho un’immagine chiara e nitida: tante piccole margherite sull’argine (riva sinistra)… lei lava i panni nel Velino io indosso un vestitino a quadrettini, ho le chiavi di casa in un taschino e sono china, intenta a raccogliere quei fiorellini invitanti... avanti, sempre più avanti, ad un tratto un movimento incauto? Chissà! Per diverso tempo dentro me, nella mia immaginazione, attribuì la responsabilità ad una bimba impertinente che probabilmente non ne aveva. Improvvisamente il tonfo nelle acque gelide, la corrente mi spinge dentro ai mulinelli, giro su me stessa più volte... ‘se reòtena l’acqua!’ la gente gridava e su tutti le urla di mia nonna. Lei fa per gettarsi ma il fiume è profondo, capisce di non essere in grado di raggiungermi e torna indietro. Un uomo passa sul vecchio ponte si toglie la giacca e si tuffa per venire a prendermi. Tutti pensavano fossi ormai morta… Un flash e la memoria mi proietta in avanti: un’altra immagine che ricordo perfettamente: la processione di gente che ci seguiva. Davanti al negozio di Fermani (in via Roma) una sosta con sor Anna che allunga un vestitino con cui poi mettermi all’asciutto mentre l’uomo, quell’uomo coraggioso, mi trasporta tra le sue braccia verso l’ospedale di via Centurioni e tutti a raccomandarsi ‘Non dormì, eh!? Su, su ninnì!

Il mio angelo salvatore era di Siena sebbene avesse origini reatine, del Borgo precisamente. Di lui mi dissero solo il nome: Cesare.

Tante persone si preoccuparono di venirmi a trovare e a chi mi chiedeva ‘Ma come hai fatto, nì?’ Io rispondevo ‘Perché ho visto il Bambinello con Sant’Antonio’. Crescendo non sono riuscita a spiegarne il motivo: sarà stato vero? O fu solo perché il mio sguardo bambino era in direzione della Chiesa?”

 

Sincronicità e coincidenze

Mia madre al ritorno dal viaggio confidò a mia nonna di aver fatto un brutto sogno: mi aveva visto cadere nelle acque del fiume. Anni dopo mentre, impiegata come commessa, mi trovavo nel negozio di abbigliamento di Colomba Chionni in via Roma, vidi entrare un signore mai visto prima e mi viene da chiedere‘Scusi, lei è Cesare?’ Con enorme sorpresa di entrambi avevo riconosciuto istintivamente, dopo tutto quel tempo, la persona che mi aveva salvato! Mi invitò con i miei parenti nella sua città dove andammo a trovarlo.

 

Io sulla macchina di Sant’Antonio

Per tre anni, in seguito a quello che venne considerato da tutti un miracolo, venni portata in processione sulla statua del Santo. All’epoca c’era questa usanza. Ricordo accanto a me un ragazzo, anche lui aveva ricevuto ‘la grazia’. (Chi è questa persona? E’ anche lui vivente? Ci piacerebbe incontrarlo n.d.r.). Io accanto a Sant’Antonio, probabilmente legata per non cadere da quell’altezza, con i petali delle rose che dalle finestre venivano lanciati e scendevano anche sulla mia testa e tanta, tantissima gente intorno: credo fosse uno spettacolo incredibile per una bambina! Di quell’avvenimento non rimane nulla, se non un ricordo sfocato, non erano quelli gli anni delle fotografie! Mia nonna portò con enorme gratitudine al Santo i suoi coralli e un’ex voto d’argento in ricordo della mia salvezza.”

(La storia è stata pubblicata per la prima volta sul numero di giugno di Format del 2015. Era poi accaduto qualcosa di commovente: tramite la versione online di questo articolo un ragazzo aveva contattato la nostra redazione. Era il nipote di Cesare ed aveva riconosciuto in queste righe quanto il nonno spesso raccontava. Si diceva curioso di incontrare Marisa e ci aveva lasciato un recapito. Purtroppo tutto è ancora in sospeso).

 

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