a cura di Massimo Palozzi

Maggio 2023

IL DOMENICALE

RINCARA TUTTO, COMPRESE LE TASSE

amministrazione, politica

di Massimo Palozzi - Quando le brutte notizie escono a raffica, l’unica difesa è cercare di guardare al bicchiere mezzo pieno. Cioè, senza scomodare Woody Allen, far finta che sarebbe potuta andare peggio.

Le tre notizie principali pubblicate in settimana riguardano grosso modo lo stesso tema: l’aumento delle tasse, delle bollette e del costo della vita in generale. L’ultima in ordine cronologico la propone lo studio condotto dall’Osservatorio del portale Facile.it. Secondo i rilevamenti del sito specializzato in comparazione di servizi, il rincaro dell’Rc auto iniziato un anno e mezzo fa non accenna a rallentare. Nel Lazio il premio medio pagato per assicurare un veicolo è cresciuto in un anno del 20,6% e addirittura del 13% negli ultimi sei mesi, arrivando a costare ad aprile 527,28 euro.

Confrontando la tariffa media di aprile con quella dello stesso mese del 2022, emerge come in tutte le province laziali sia stato rilevato un incremento a due cifre. A segnare l’aumento più consistente è Roma, dove i valori medi sono saliti del 21,4%. Seguono Latina (+16%), Frosinone (+15,6%) e Viterbo (+15,3%). Chiude la graduatoria regionale Rieti, dove in questi 12 mesi i prezzi sono lievitati dell’11,9%, toccando i 497,74 euro.

In valori assoluti Latina è risultata la provincia più cara della regione, mentre Viterbo la più economica. Dunque, a proposito del bicchiere mezzo pieno, da queste parti possiamo gioire dell’aumento meno aggressivo su scala regionale, benché a Viterbo se la passino meglio.

Chiaramente è una ben magra consolazione. La stangata è evidente e pesa molto sulle fragili economie familiari, già provate da altre vicissitudini. Soprattutto entra a pieno titolo nella girandola di negatività che si ripercuotono su tutto il circuito economico locale alimentando quel circolo vizioso che porta dritto alla seconda notizia della settimana.

Secondo gli ultimi dati della Camera di Commercio, a Rieti e provincia in poco più di un anno hanno chiuso 32 ristoranti. Nel quarto trimestre del 2021 erano attive 470 imprese nel campo della ristorazione, contro le 438 del primo trimestre di quest’anno. Rialzi vertiginosi dei prezzi delle materie prime, impennata dei costi fissi legati soprattutto alle bollette e diminuzione del potere di acquisto dei clienti costringono alla resa sempre più attività, impoverendo con una progressione preoccupante il tessuto socio-economico locale.

La crisi non investe solo il mondo della ristorazione, interessando in maniera diffusa e trasversale molte categorie. Perfino l’accesso alle cure mediche è sempre più irto di ostacoli. Cresce infatti il numero di persone costrette non soltanto a rinunciare alla pizza o a una serata al ristorante, ma a fare a meno anche di esami ed interventi specialistici. Il welfare pubblico purtroppo non riesce a garantire tutto a tutti e il ricorso a strutture private è diventato via via più complicato.

Non bastassero le contingenze, ci si mette pure la tassazione. Malgrado le promesse dei governi di tutti i colori, il carico fiscale è ormai difficile da sopportare per una fascia sempre più ampia della popolazione. L’ultimo in ordine di tempo (ed eccoci alla terza notizia) a denunciare il paradosso è stato Alberto Paolucci, segretario generale della Uil di Rieti e della Sabina.

Il 28 aprile il consiglio comunale di Rieti ha approvato le nuove tariffe della Tari (la tassa sui rifiuti), aumentandole dell’8% rispetto all’anno precedente. Per l’assessore a Bilancio e Patrimonio Andrea Sebastiani si è trattato solo di un “esiguo adeguamento”, peraltro a suo dire sterilizzato in parte da una serie di agevolazioni per una platea allargata di beneficiari. Una minimizzazione che non è però piaciuta al sindacalista. Secondo Paolucci, infatti, l’aumento deliberato dall’assemblea civica “significherà circa 50 euro in più a famiglia rispetto al 2022”. E a dispetto di tutte le rassicurazioni, ha ricordato che “la tassa sui rifiuti era già aumentata lo scorso anno”. Dunque piove sul bagnato, nonostante le dichiarazioni da pompiere che hanno accompagnato la manovra. Non solo. Citando un recente studio elaborato dal Servizio Lavoro coesione e territorio della Uil sui dati dei 107 capoluoghi di provincia italiani, Paolucci ha ripercorso “la lenta ma progressiva impennata di questo tributo”. E a peggiorare il quadro c’è che, mentre nelle province vicine la tassa resta invariata (come a Terni e L’Aquila) o addirittura decresce (come a Latina e Frosinone, con l’eccezione di Viterbo), a Rieti “i tributi tornano a salire ma il lavoro resta un illustre sconosciuto. Basti pensare che dal 2021 al 2022 nella nostra provincia sono andati in fumo mille posti di lavoro”.

A confermare il dato concorre pure un indicatore interessante come le domande di brevetto pubblicate dall’Epo (European patent office). Dal 2008 al 2022 in provincia di Rieti sono state presentate 49 domande con un andamento sostanzialmente stabile nel corso degli anni, a fronte invece di un contesto nazionale in cui è stata registrata una crescita del 5%. Restringendo la forchetta temporale, dall’analisi effettuata da Unioncamere e Dintec si rileva che dal 2016 l’aumento delle domande italiane di brevetto europeo è risultato pressoché continuo, con una variazione del 33% rispetto al 2015.

L’anno scorso l’88% delle domande pubblicate è arrivato dalle imprese, il 5% dagli enti di ricerca e dalle università e il restante 7% dagli inventori privati. Esclusa quest’ultima categoria, risulta chiaro come l’innovazione sia di processo che di prodotto trovi il suo ambiente naturale nelle attività di ricerca e sviluppo realizzate in ambito aziendale e accademico. Due contesti che a Rieti poco possono contare sul sostegno pubblico inteso in senso lato: dalle infrastrutture alle semplificazioni burocratiche, fino alla fiscalità locale.

 

21-05-2023

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