“Giovane, di prima nomina, un uomo concreto che possa con la sua forte personalità (ognuno ha la propria), condurre a compimento le scelte fatte” questo l’identikit del nuovo vescovo tratteggiato da mons. Pompili, incalzato dalle nostre domande alla notizia del suo trasferimento a Verona. Un ritratto che sembra calzare a pennello con quello del suo successore.
E’ don Vito Piccinonna, 45 anni, ad essere stato nominato vescovo di Rieti, lasciando la sua Bitonto. “Il Vescovo più giovane del Bel Paese: quindi energia, originalità, carisma - era poi stato annunciato dal suo predecessore mons. Domenico Pompili - Per la nostra Terra una grande possibilità donata. Un vescovo social con una grande capacità di relazionarsi con i giovani e i poveri. Vive la sua fede con una particolare attenzione alla dimensione sociale, privilegiando le persone più fragili”
L’ordinazione episcopale
“Si lo voglio” ha risposto deciso a monsignor Giuseppe Satriano - arcivescovo metropolita di Bari – Bitonto – che ha presieduto la celebrazione della sua ordinazione episcopale, co-consacranti mons. Domenico Pompili e mons. Domenico Battaglia arcivescovo di Napoli. Dopo la preghiera consacratoria, è stato unto sul capo con il crisma, ha ricevuto in consegna il libro dei Vangeli, l’anello e le insegne episcopali, mitria e pastorale, si è insediato sulla cattedra, per presiedere poi la liturgia eucaristica e al termine, da quella cattedra, impartire la benedizione conclusiva. Ad assistere alla cerimonia c’erano il papà Giuseppe, la mamma Maria, i fratelli Savio e Benedetto con le rispettive mogli, oltre agli adorati quattro nipotini. “Avete ricevuto un gran dono, imparerete ad apprezzarlo conoscendolo, così come abbiamo fatto noi” sono state le parole chi l’ha accompagnato da Palombaio sua località di nascita e poi da Molfetta, Modugno, Terlizzi e Bitonto: circa 600 persone a cui è stata riservata la Basilica di Sant’Agostino nel giorno dell’ordinazione. Alcuni di loro gli avevano offerto la sera prima una ‘serenata’, recandosi sotto il Palazzo Papale, gli stessi che lo hanno atteso al termine della cerimonia per intonare ‘Meraviglioso”.
La Chiesa di San Domenico era invece riservata ai quattrocento reatini che avevano scelto di seguire la diretta, sempre su maxischermo, decisione presa per ospitare più persone possibili considerando la parziale disponibilità della Cattedrale di Santa Maria a causa dei lavori in corso. Entrambi i luoghi sono stati comunque raggiunti dal vescovo Vito. “Non so bene ancora cosa sia successo, avrò tutta la vita per capirlo” ha esordito accolto dal fragoroso applauso della sua gente, ringraziandola per essersi disturbata ed aver affrontato un lungo viaggio “Persone che hanno un posto particolare nel mio cuore e lì resteranno anche a distanza. Ci sarà almeno una preghiera al giorno per voi, per le vostre vite e le vostre famiglie” Tra un selfie ed un bacio si è poi trasferito nella Chiesa di San Domenico sempre accompagnato da don Fabrizio Borrello, a conoscere quanti lo attendevano per un benvenuto, soffermandosi a salutare uno alla volta tutti i malati presenti.
L’Ulivo, il Calice, la Croce
Dalla sua terra, la Puglia, don Vito ha portato con sé il simbolo dell’ulivo che, ricco di riferimenti biblici, spicca al centro dello scudo dello stemma. Un ulivo è anche il dono speciale che la comunità di Bitonto, Palombaio e Mariotto hanno voluto inviare per la sua ordinazione episcopale e piantare nell’Hortus Simplicium, il giardino botanico del Palazzo Papale a due passi dalla Cattedrale dell’Assunta a Rieti. E un legno d’ulivo è il ricordo familiare consegnato da papà Peppino, agricoltore, produttore e profondo conoscitore di olio. Sempre un piccolo ceppo d’ulivo stagionato e ferramenta di riporto proveniente, non a caso, dalle campagne di Bitonto ritroviamo nel basamento lavorato a mano da due artisti pugliesi, insieme a frammenti misti di pietrame e laterizio proveniente da Amatrice e frammenti di pietra provenienti dalla chiesa dell’Addolorata di Accumoli. Ed ecco quindi il calice: la pietra e il laterizio fanno spazio all’ulivo, elemento naturale e volutamente levigato, simbolo della pace che si raggiunge quando la terra sa aprirsi al dono del cielo. Il tutto trafitto da un vecchio chiodo di riporto, forgiato a mano e arrugginito, memoria della sofferenza umana. Collocato nell’opera come “nodo” del calice, sostiene la coppa per accogliere il suo contenuto prezioso. Anche la croce pettorale è in legno d’ulivo di Bitonto, caratterizzata dagli elementi del suo stemma vescovile: in ottone spazzolato sono state realizzate le stelle e colmato una fenditura del legno a mo’ di “ricucitura” ideale; ad intarsio invece, utilizzando polvere e frammenti di pietre provenienti sempre dalle città di Amatrice e Accumoli, la mezzaluna e il rivolo d’acqua. “Questa croce riprende quella di don Tonino Bello, santo uomo e vescovo pugliese, l’ho ricevuta in dono il giorno che il mio vescovo ha annunciato pubblicamente la mia nomina. Ho sentito da allora che non sono io a portare questa croce, ma è come fosse lei a condurmi. Sono lontano anni luce da don Tonino, mi ritengo un piccolo e mediocre discepolo, ma appartengo alla sua scuola. Leggo i suoi testi moltissime volte: sono un antiruggine, una idealità rinnovata dentro la cronaca civile ed ecclesiale. Lo sento come una benedizione per la mia vita e per questo Ministero: radici che non passano.”
Francesco, la Valle e il sisma
“Una felice coincidenza mi ha portato l’estate scorsa, ignaro, con alcune famiglie, nella vostra e nostra amata terra di Rieti in occasione di un pellegrinaggio ai quattro Santuari francescani della Valle che profuma della serafica santità di Francesco di Assisi, anche a me tanto caro. Quanta bellezza e quanto stupore! E che gioia sapere che il mio arrivo tra voi coincide con gli inizi dell’ottavo centenario del Presepe di Greccio! Una delle mie parrocchiane mi ha inviato una foto scattata allora proprio sul Monte Terminillo facendomi notare “Senza saperlo stavi ammirando la tua diocesi!” ‘San Francesco da Rieti’ amava tantissimo questa valle, noi dobbiamo farlo un po’ di più.” Appare pacato, riflessivo, al tempo stesso incisivo e determinato don Vito. “Non ho figli, ma i miei amici mi rendono partecipi della loro vita famigliare.
Troppo spesso ci preoccupiamo di offrire ai bambini il cibo migliore, la stanza più confortevole ma sappiamo quale città stiamo lasciando? Il Papa ha spiegato a tutti che ‘casa’ è tutto il mondo. Sarà quella la vera eredità di cui preoccuparci. C’è un comandamento biblico che attraverso un salmo dice “Abita la terra e vivi con fede”. Abitarla vuol dire amarla, rispettarla: se anche non dovessi farlo per me, chi arriverà dopo ha il diritto di trovarla se non meglio, almeno così come è stata a noi consegnata. Accanto alle tante bellezze del nostro paesaggio, della nostra gente, non posso non dirvi che il mio primo pensiero da subito è andato alle tante vittime del terremoto dell’agosto 2016 e alle loro famiglie, ai sopravvissuti ma pure a tutto il territorio gravemente ferito e provato in diverso modo dal sisma. Conosco il coraggio e la speranza che avete testimoniato ed esercitato e dobbiamo continuare nell’impegno in vista di una ricostruzione complessa e complessiva che provoca le nostre relazioni e collaborazioni e ci spinge a non sederci. Lo dobbiamo alle vittime del terremoto come pure alle nuove e future generazioni” E proprio ad Amatrice ed Accumoli si è recato come prima tappa dopo la sua ordinazione episcopale. Nella giornata del 28 gennaio ha incontrato e conosciuto gli operatori della comunicazione della nostra provincia per celebrare la ricorrenza di San Francesco di Sales.
QUALCHE NOTA BIOGRAFICA
S.E. Mons. Vito Piccinonna è nato il 1° giugno 1977 a Palombaio, nell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto.
È stato ordinato sacerdote il 3 settembre 2002.
Ha conseguito il Baccalaureato in Sacra Teologia presso l’Istituto Regina Apuliae di Molfetta della Facoltà Teologica Pugliese e, successivamente, la Licenza in Teologia Dogmatica.
Ha svolto i seguenti incarichi: Vicario parrocchiale di Maria Ss. Annunziata di Modugno (2002-2005); Padre Spirituale del Seminario Arcivescovile di Bari-Bitonto (2005-2013); Assistente Diocesano per il Settore Giovani di Azione Cattolica (2005-2011); Assistente Ecclesiastico Nazionale per il Settore Giovani dell’Azione Cattolica Italiana (2008-2013); Direttore dell’Ufficio Caritas dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto (2013-2022). Dal 2015 ad oggi, Parroco dei Santi Medici Cosma e Damiano in Bitonto, Rettore dell’omonimo Santuario e Presidente della Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano - Bitonto - Onlus, Assistente Spirituale della Comunità Terapeutica Lorusso Cipparoli. Delegato Regionale del Collegamento Nazionale dei Santuari e dal settembre 2022 Vicario episcopale per la Carità.
(S. Santoprete per Format gen-feb 2023)