di Massimo Palozzi - In visita in città ieri mattina, il neo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha annunciato l’intenzione di candidare Rieti a Città capitale della Cultura “per la sua storia e per il suo humus”. Il messaggio suona davvero dirompente quanto a rilevanza e ipotetiche ricadute. E il fatto che a lanciarlo sia addirittura il titolare del dicastero competente a decidere, lo rende ancor più importante a prescindere dall’esito.
In effetti la notizia fa sensazione per il suo valore politico. Da un punto di vista pratico, la strada è invece tutta da immaginare, prima ancora che da percorrere. Il meccanismo per l’attribuzione del titolo di Capitale della Cultura prevede infatti una preventiva candidatura da parte dei Comuni interessati, delle Città metropolitane, delle Unioni di Comuni o altri enti locali ad essi assimilabili. Ad oggi presso il ministero retto da Sangiuliano è aperto il bando per il 2025, pubblicato ad aprile. Entro lo scorso 31 maggio i soggetti interessati hanno dovuto avanzare la propria candidatura, pena l’esclusione dalla procedura di selezione. E sempre sotto pena di esclusione dalla selezione, entro il 13 settembre gli enti che avevano presentato una manifestazione di interesse avrebbero dovuto perfezionare la candidatura, redigendo e inviando il relativo dossier.
Il Comune di Rieti non ha risposto al bando, quindi nella migliore delle ipotesi se ne riparlerà in occasione della prossima edizione con vista sul 2026. Ad oggi sono 15 le città che hanno presentato domanda: Agrigento, Aosta, Assisi, Asti, Bagnoregio (Viterbo), Reggio Calabria – Locride, Enna, Monte Sant’Angelo (in provincia di Foggia), Orvieto, Otranto, Peccioli (Pisa), Pescina (L’Aquila) Roccasecca (Frosinone), Spoleto e Sulmona.
Niente di grave, per carità. Il progetto è ambizioso e occorre lavorarci per arrivare preparati all’uscita della selezione ventura. Se poi c’è l’appoggio del ministro, le prospettive si fanno rosee. Certo, qualche dubbio resta. Le candidature sono infatti soggette al vaglio di un’apposita giuria che le esamina secondo criteri stringenti e poi raccomanda al ministro quella ritenuta più idonea, dandone opportuna motivazione. A sua volta il ministro propone la nomina dell’ente maggiormente accreditato al Consiglio dei ministri che la ratifica con una delibera.
All’apparenza l’endorsement di Sangiuliano dovrebbe mettere Rieti in una condizione di vantaggio. In concreto sarà proprio così? Paradossalmente la fuga in avanti del ministro potrebbe ritorcersi contro la (eventuale e al momento ipotetica) candidatura del nostro capoluogo, sia perché potrebbe apparire come un’indebita ingerenza nel processo di selezione, sia perché scatenerebbe le ire delle città rivali alle quali non sembrerebbe vero poter invocare una scarsa equidistanza nella decisione finale, nella beneaugurata ipotesi che Rieti venisse investita del prestigioso titolo.
A ben guardare si tratta di discorsi prematuri. La palla è infatti nelle mani dell’amministrazione comunale, che innanzitutto deve decidere se partecipare al prossimo bando, di cui peraltro non si conoscono i termini, quindi provvedere a predisporre un fascicolo articolato e ben costruito per aspirare a vincere l’agguerrita concorrenza di località altrettanto dotate sul piano storico-culturale.
Il giorno dopo l’annuncio rimane allora il dubbio se si sia trattato di un genuino slancio di affetto del neo ministro (che per trascorrere le sue giornate di relax circa un anno fa ha comprato casa nel Cicolano, a San Martino di Petrella Salto) oppure di una piccola operazione di propaganda politica a due mesi dalle elezioni regionali. La presenza al suo fianco dell’on. Paolo Trancassini, il cui nome circola con insistenza come possibile candidato del centrodestra alla carica di presidente del Lazio, potrebbe non essere casuale.
Strategie politiche a parte, la testimonianza di apprezzamento per questo territorio proveniente dal massimo esponente istituzionale del mondo culturale italiano non soltanto fa piacere, ma rappresenta un trampolino di visibilità assolutamente da non trascurare. Di dichiarazioni simili sono piene le cronache di giornali e siti di informazione, quindi non vanno sopravvalutate. Nemmeno però ci si dovrebbe lasciar sfuggire l’occasione di valorizzarle per promuovere con rinnovato vigore il panorama reatino agli occhi dei più attenti osservatori di questioni culturali.
In una simile cornice si inserisce alla perfezione un vecchio cavallo di battaglia di questa rubrica: avanzare all’Unesco la candidatura della Valla Santa a patrimonio dell’umanità. Come è stato spiegato nelle precedenti occasioni in cui il tema è venuto alla luce, si tratta di un iter complesso e dall’esito per nulla scontato. La favorevole concomitanza dell’ormai prossima ricorrenza dell’ottavo centenario della Regola francescana scritta a Fonte Colombo e del primo presepio della storia organizzato a Greccio da San Francesco la notte di Natale del 1223, costituisce tuttavia un aggancio irripetibile e di enorme valenza per avviare l’iter, tanto più avendo dalla parte di Rieti nientemeno che il titolare del dicastero della Cultura. La sola candidatura porterebbe del resto un ritorno fenomenale in termini di rinomanza a beneficio della città e di tutto il circondario. L’abbinamento di un’iniziativa del genere con la candidatura a Capitale della Cultura benedetta dagli auspici del ministro creerebbe una miscela dal potenziale elevatissimo, offrendo ai maggiorenti locali l’opportunità di emanciparsi finalmente da un’idea di promozione basata sostanzialmente su piccole cose (benché di ottimo gusto, per parafrasare Gozzano).
Finora i grandi eventi, in special modo quelli duraturi, sono stati merito di privati cittadini particolarmente illuminati e con una spiccata vocazione mecenatesca: il rimpianto Meeting internazionale di atletica leggera lo dimostra ad imperitura gloria di Sandro Giovannelli.
Sul fronte politico-amministrativo stenta invece l’accensione di una scintilla, magari visionaria, in grado di proiettare Rieti al di là dei soliti steccati. Con un alleato d’eccezione come il ministro della Cultura, le difficoltà dovrebbero ridursi di parecchio. Se la sua disponibilità è reale (come nessuno ha motivo di dubitare), tocca alle istituzioni locali approfittarne senza indugio.
04_12_2022