Il primo dicembre scorso è stata inaugurata al Museo delle Belle Arti di Lione una grande mostra dedicata all’imperatore Claudio che nella città francese, dove il padre era legato di Augusto, nacque il primo agosto del 10 a.C.. Il fatto che venne al mondo nell’allora Lugdunum in Gallia fu insomma frutto del caso e in questo periodo non ricorre nemmeno qualche particolare anniversario, visto che regnò dal 41 al 54 d. C., anno della morte avvenuta a Roma. Eppure Lione ha voluto ugualmente promuovere un’ampia rassegna sul “suo” imperatore con l’esposizione di 150 pezzi provenienti da diverse collezioni, che rimarrà aperta fino al 4 marzo prossimo accompagnata da iniziative collaterali di varia natura.
Per converso, il 2019 presenta un’estesa serie di ricorrenze legate all’imperatore Tito Flavio Vespasiano, che nacque a Falacrine, l’odierna Cittareale, il 17 novembre del 9 d. C., divenne imperatore nel 69 e morì il 23 giugno 79 nella sua villa presso le terme di Cotilia.
Il “fattore nove” torna dunque spesso nella biografia di Vespasiano. Quale anno migliore di quello appena iniziato, allora, per celebrarne la figura in maniera degna secondo una triplice direttrice: omaggiare un Reatino illustre; allestire un’operazione culturale di ampio respiro su un periodo storico importante; promuovere il nome di Rieti per attrarre un turismo di qualità.
Se l’hanno fatto a Lione con l’imperatore di passaggio Claudio, non c’è motivo che non lo si faccia qui per un conterraneo doc.
A caval donato
Per rimanere in argomento, a molti è tornata in mente in queste settimane la famosa frase attribuita proprio a Vespasiano “pecunia non olet”, il denaro non puzza, che l’imperatore avrebbe pronunciato in risposta a chi gli rimproverava la tassa sull’urina (da cui si ricavava l’ammoniaca impiegata nella concia delle pelli) raccolta nelle latrine private, che da allora furono chiamate per l’appunto vespasiani.
A volte invece occorrerebbe prudenza, come insegna la surreale vicenda della nuova scuola media di Campoloniano che dovrebbe essere finanziata con una generosa donazione di 3 milioni e mezzo di euro elargita da una fondazione di diritto inglese la quale non risulta però vantare bilanci in attivo né pregresse iniziative benefiche e annovera profili non proprio adamantini tra coloro che sembrerebbero esserne gli amministratrori. Magari è tutto a posto, ma il singolare attivismo di questa compagnia che ha promesso soldi e lavori a diversi comuni terremotati non è cosa usuale. L’opposizione rumoreggia, il sindaco difende la scelta, mentre il senatore del Movimento 5 Stelle Emanuele Dessì ha presentato un esposto alla Guardia di Finanza.