(di M. Antonietta Dionisi) Di solito si fanno bilanci a fine anno, ma io vorrei farne uno dei miei ultimi due mesi e mezzo, perché quando si verificano eventi che stravolgono un assetto abbastanza consolidato, è necessario mettersi a tavolino, di fronte a sé stessi, senza raccontarsi frottole. Se guardo indietro, in realtà, non riesco nemmeno a rendermi conto di come ho vissuto questi primi due mesi e mezzo di riapertura, non posso nemmeno elaborare un bilancio di previsione, perché da inizio anno è cambiata anche la testa: il modo di vivere, di immaginare, valutare, ragionare, rapportarsi con gli altri. Ciò che posso confrontare è ciò che facevo l'anno scorso, in questo periodo di preparazione all'inverno e alle feste natalizie, con quello che devo fare ora, ridisegnando quello che era il momento fervente di tutto l'anno creativo, le scorribande tre una ditta e l'altra, tra una fiera e l'altra, in giro per l'Italia. Ora la parte principale la recita il computer, giustamente, perché le aziende hanno dovuto adattarsi per promuovere i propri cataloghi on-line, con appuntamenti a tale ora e a talaltra sui propri canali, con dimostrazioni dei propri campionari e delle relative creazioni; campionari spesso quasi uguali a quelli precedenti, salvo qualche dettaglio. Come non capirle, con i magazzini che sono rimasti gonfi, quindi con le nostre stesse difficoltà economiche, in proporzione, impossibilitate a fare grandi investimenti in pubblicazioni di manuali e riviste. Qualcuno dirà che in realtà, al passo coi tempi, la strada giusta è questa, non si può rimanere ancorati al vecchio sistema del “facciamo insieme, impariamo, sperimentiamo, magari con un tè o una caffè davanti” e per tanti era già così da un po' di tempo. Raccolgo voci, però, che pur accettando questo cambiamento, sentono la mancanza del “toccare con mano” ciò che si fa, la necessità di poter variare un progetto proposto a proprio piacimento, scegliendo materiali, procedimenti e dettagli personalizzati. Forse, data la situazione, sarebbe il modo più semplice: approvvigionarsi soltanto del necessario per realizzare determinate creazioni, senza rischiare giacenze pericolose: terminata la proposta, terminato il materiale. Non è certo questo lo spirito con cui ho speso le mie energie in questa lunga esperienza, chi mi segue lo sa, capisco che devo adattarmi anche io un po', ma il contesto della mia attività è una piccola città, dove per fortuna ci si sposta facilmente, dove si torna quando si cerca un po' di tranquillità ed è possibile trovare concentrato ciò che altrove si è costretti a cercare in più negozi. Ora è tempo di preparare il periodo invernale, di rifornimenti da centellinare attentamente, cercando di non esporsi troppo, mettendo in conto anche l'eventualità di ulteriori strette economiche. Con queste prospettive sto programmando una stagione seguendo ciò che suggeriscono la mia testa, il mio cuore e le mie mani, con la speranza di poter dare ai miei clienti la possibilità di espressione personale e fuori dagli schemi, magari davanti ad una caffè vero e non virtuale.
PRENDIAMOCI UN CAFFÈ VERO, IL VIRTUALE NON BASTA

arte, artigianato