a cura di Massimo Palozzi

Luglio 2021

IL DOMENICALE

PIANO DEL TRAFFICO, PARADIGMA DI SCELTE MANCATE

amministrazione, città, politica

    

di Massimo Palozzi  - L’assunto del sindaco Cicchetti è formalmente e logicamente ineccepibile: non si può mettere mano al nuovo piano del traffico in assenza di una visione complessiva della mobilità urbana, tanto più alla luce delle novità che si profilano all’orizzonte. In effetti, di carne al fuoco ce n’è parecchia. Si va dal recupero delle aree ex industriali alla realizzazione della “cittadella giudiziaria”, allargata agli edifici dell’istituto comprensivo “Minervini – Sisti” che dovrebbero essere convertiti a servizio del prospiciente Palazzo di giustizia. L’Ufficio del Commissario per la ricostruzione ha infatti accolto la proposta di stornare i fondi stanziati originariamente per il recupero del plesso scolastico, assecondandone la riedificazione nelle vicinanze del centro commerciale Perseo. Analoga disponibilità è stata manifestata dal ministero della Giustizia per il finanziamento della ristrutturazione degli immobili esistenti, i quali verrebbero per l’appunto acquisiti allo scopo di far fronte alle esigenze processuali. Gli spazi di cui dispone il Tribunale sono ormai esauriti e proprio a fine giugno è stato pubblicato un bando per il reperimento di locali da destinare ad archivi.

Tornando alle aree ex industriali, andrebbe alzata l’attenzione su una situazione incancrenita, presente da sempre nei programmi di ogni partito e nelle agende di ogni amministrazione, senza che si sia riusciti a fare un passo in avanti per il loro recupero. Neppure l’impegno di associazioni appositamente mobilitate ha finora prodotto risultati apprezzabili. Immensi relitti, simbolo della piccola rivoluzione manifatturiera reatina, giacciono così abbandonati come tristi esempi di archeologia industriale nel pieno del tessuto cittadino, privi di alcun utilizzo e deturpando anzi il profilo del capoluogo. Fortuna che, almeno, sono stati messi in sicurezza dopo la bonifica dai materiali pericolosi: un piccolo progresso, comunque insufficiente a tacitare le coscienze di chi per decenni ha cavalcato l’argomento per motivi elettorali senza però cavare un ragno dal buco.

Nel novero delle iniziative da classificare prima di redigere il nuovo Put (Piano urbano del traffico) Cicchetti inserisce il ventilato trasferimento presso la ex Snia della caserma dei Vigili del Fuoco. Se la mossa consentirà di dotare il Corpo di una sede più funzionale rispetto a quella attualmente occupata (peraltro da neanche troppi anni) in via Sacchetti Sassetti e in parallelo recuperare uno dei simboli del degrado post-industriale reatino, ben venga. Il punto è che un’operazione del genere comporta tempi per niente brevi, come del resto lo spostamento delle scuole davanti al Tribunale. Di conseguenza, non sembra ragionevole tenere bloccata un’intera città su ipotesi di lavoro tanto complesse e molto di là da venire.

Senza cedere alla tentazione di dire che il meglio è nemico del bene, per non farsi soverchie illusioni basta guardare al sostanziale immobilismo perfino su questioni di importanza minimale. Dalla fine di marzo 2020 è scaduta la convenzione con Saba per la gestione dei parcheggi a pagamento in centro. L’unica cosa che il Comune è stato in grado di fare è non prendere alcuna decisione, lasciando una deregolamentazione assoluta che non porta introiti alle casse municipali e ha reso estremamente caotica la sosta in zone nevralgiche di Rieti. Parimenti inevasa è rimasta la sacrosanta richiesta di rimborso delle quote pagate all’inizio dell’anno scorso dai residenti per poter utilizzare i parcheggi sulle strisce blu, avendo invece fruito del servizio per soli tre mesi.

Lo stesso discorso vale per la rimozione dei passaggi a livello e per l’ipotizzato sottopasso in viale Maraini, finito anch’esso nell’oblio dopo l’iniziale fiammata che aveva coinvolto in maniera piuttosto intensa l’opinione pubblica divisa tra favorevoli e contrari.

Uno stallo amministrativo del genere difficilmente lascia confidare in un colpo d’ala che presto e bene porti a una sistematizzazione delle problematiche legate alla circolazione. Tema sul quale l’attuale giunta ha mostrato fin da subito corto respiro, provvedendo alla sostanziale eliminazione delle zone a traffico limitato. In tutte le città del mondo la tendenza è di valorizzare i centri storici attraverso accessi pedonali per restituire decoro e vivibilità pure in favore di quei negozianti che l’apertura indiscriminata dei varchi vorrebbe agevolare. Una tesi in verità piuttosto curiosa, a maggior ragione nel pieno di un dibattito mondiale che sulla “transizione verde” intende giocare una buona fetta di futuro.

La pandemia ha in qualche modo sopito gli effetti dell’abolizione della chiusura alle macchine nel cuore antico di Rieti. In tempi di emergenza, i provvedimenti da adottare sono comprensibilmente quelli che assicurano riscontri nell’immediato, ma già prima dell’avvento del Covid la fine della pedonalizzazione di una peraltro piccola porzione del centro non aveva prodotto particolari benefici al commercio. A conti fatti, non è colpa della crisi sanitaria se da anni un’area storica di pregio ostenta i pannelli che a largo Cairoli coprono il fianco destro del teatro Flavio Vespasiano (e per fortuna, vista l’orrenda colata di cemento che c’è dietro) o diversi palazzi d’epoca intorno alla piazza principale sono chiusi ad ulteriormente deteriorarsi sotto gli occhi di residenti e turisti per il rischio crollo a seguito del terremoto del 2016.

A quello stesso anno risale la formalizzazione dell’incarico alla società Tau di Milano di un progetto per la ridefinizione del Put, fermo ormai alla fine degli anni Ottanta. Per quanto riguarda il timing politico si era alla fine della scorsa consiliatura. Al definitivo insabbiamento dello studio non è probabilmente estraneo l’esito delle successive elezioni del 2017 che ha ribaltato i rapporti di forza a Palazzo di Città, nonostante il principio di continuità amministrativa avrebbe imposto una gestione diversa del dossier per lo meno a livello di esame dell’elaborato. Gli ultimi a chiedere di tirarlo fuori dal cassetto dove nessuno ha potuto finora visionarlo sono stati i rappresentanti dell’associazione Uniti per Rieti, che pure gravita nell’orbita della coalizione di centrodestra. Ancora una volta la risposta è stata un silenzio assordante, mitigato solo dalla sbandierata necessità di mettere tutto a sistema prima di una decisione definitiva. Intanto anche questo mandato è arrivato agli sgoccioli e il caso resta insoluto sul tavolo come sempiterna eredità per la prossima giunta.

La fretta è sicuramente una cattiva consigliera ma nemmeno l’irresolutezza, il rimpallo di competenze e i rinvii sine die rendono buoni servizi. Nell’amministrazione della cosa pubblica gli indecisi a tutto forse riescono a galleggiare. La comunità, al contrario, rischia di finire come l’asino di Buridano.

 

18-07-2021

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