a cura di Ileana TOZZI

Aprile 2018

STRADA FACENDO

PASSEGGIATA FUORI PORTA

storia

Alla data del 15 aprile, il Proprio della Diocesi di Rieti annovera la Memoria facoltativa del martire Marone, celebrata presso la chiesa suburbana di San Mauro e San Bonaventura.

Le fonti agiografiche alimentano la tradizione che fin dai primi secoli dell’era cristiana lega il nome del sacerdote Mauro o Marone alla boscosa collina a guardia del tratto della consolare Salaria che volge verso oriente dopo aver disegnato il decumano maggiore della città sabino-romana.

Proprio qui, infatti, nel II secolo subì il martirio e fu sepolto il seguace del vescovo Prosdocimo che con  zelo e dedizione aveva contributo a convertire i reatini al credo cristiano.

La Colletta nella liturgia del giorno recita infatti «Esulti il tuo popolo, Signore,/nel ricordo del martire san Marone,/il cui sangue bagnò la nostra terra,/e il suo esempio ci sproni a una vita spesa con coraggio/nel testimoniare il nome di Cristo, tuo Figlio».

Le spoglie di Marone furono sepolte nello stesso luogo del martirio, che dopo l’editto di Costantino divenne meta di pellegrinaggio e sede di un romitorio.

I concordanti documenti di epoca medievale contribuiscono ad alimentare la devozione dei reatini per l’antico martire.

La stessa posizione della collina, a poca distanza dalla porta Accarana aperta a oriente nella cerchia muraria di età repubblicana e ancor più prossima alla nuova porta d’Arce, rendeva agevole il cammino per i canonici del Capitolo della cattedrale e per i devoti che il 15 di aprile raggiungevano la sepoltura del martire, su cui era stata eretta una cappella.

Al tramonto del X secolo, secondo la testimonianza di Sigiperto nel Rerum brunsvicensis scriptores riportata dal Mabillon e raccolta nel XIX secolo da monsignor Paolo de Sanctis, il vescovo reatino Alberico «concedette nel 970 a Teodorico Vescovo di Metz, che protetto dall’Imperatore Ottone I spogliava l’Italia dei corpi dei Santi, una porzione delle Ossa di S. Elpidio, di S. Eutichio, e di S. Marone: concessione assai riprovata».

La cappella di San Marone sulla collina extra et prope civitatis è enumerata nelle bolle dei pontefici Anastasio II e Alessandro IV che nel corso dei secoli XII e XIII definiscono puntualmente i confini territoriali della diocesi di Rieti.

Dal 1315, è documentata la presenza di un eremita a cui era affidata la custodia della cappella con l’obbligo di assistere il sacerdote incaricato dell’officiatura.

Fino alla prima età moderna, i pellegrinaggi di aprile si svolgono con regolarità secondo le prescrizioni dettate nel 1468 dal vescovo Domenico Lutani Camisati, con larga partecipazione popolare, secondo la testimonianza raccolta dal Domenicano Sebastiano Angeli, confessore ed agiografo della beata Colomba da Rieti, nel Capitolo Sexto De Fanciulleza et pueritia de beata Colomba della Legenda Volgare compilata dopo il 1501, anno della morte della Terziaria.

Qualche decennio più tardi, l’antico romitorio di San Mauro avrebbe accolto la fondazione della comunità dei Frati Minori Cappuccini a Rieti.

 

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