di Massimo Palozzi - Il 24 agosto ricorrono i cinque anni dal terremoto del 2016, simbolicamente rappresentato dalla distruzione di Amatrice. A distanza di un lustro dire che la ricostruzione arranca e che le misure (incluse quelle del Pnrr) si espongono a critiche di merito non significa certo speculare sulle disgrazie né indulgere a un becero cinismo. Significa invece restituire un’immagine di realtà che soltanto negli ultimi tempi ha conosciuto un’accelerazione.
Nei primi cinque mesi del 2021 l’iniziativa privata ha segnato infatti uno stacco netto sul 2020, quando già si era manifestato un forte aumento delle istanze di contributo e dei relativi decreti di concessione. A fine maggio le domande hanno superato quota 20mila, in crescita del 5% rispetto a dicembre.
Con questo andamento la ricostruzione ha cominciato a procedere a una velocità tripla in confronto alla media dell’anno passato, trovandosi addirittura a scontare qualche difficoltà legata alle dinamiche di mercato e ai prezzi dei materiali.
Se la curva si manterrà costante, presto le aree devastate dal sisma potranno recuperare almeno il profilo che avevano prima di quella maledetta notte. I ritardi accumulati finora suggeriscono comunque una fiducia particolarmente vigile e un ottimismo accompagnato da assidua sorveglianza, come non smette di esortare il vescovo Domenico Pompili che su questa tragedia non ha mai fatto calare l’attenzione.