a cura di Massimo Palozzi

Novembre 2021

IL DOMENICALE

NODI AL PETTINE

di Massimo Palozzi - L’immagine che meglio rappresenta l’attuale stato delle principali questioni pubbliche sono le due fontane gemelle lungo l’esedra di Porta Romana. Da quella a sinistra lo zampillo esce alto e vigoroso fin oltre il limite del muro di cinta. Dall’altra un getto stentato si eleva per pochi centimetri al di sopra della bocca.

Come l’acqua dalle fontane, i primari dossier aperti sul territorio seguono un andamento altalenante, tra accelerazioni e frenate difficili da interpretare in un’ottica di risultato finale. Mercoledì la lunga vertenza Lombardini ha trovato un punto fermo con il disvelamento del nome dell’azienda interessata a rilevare lo stabilimento reatino. Si tratta di Imr Industries, sede centrale a Carate Brianza, in Lombardia, con interessi estesi al centro Italia dopo l’acquisizione della teramana Industrialesud. Stesso comparto della Lombardini (motori per autotrazione) e, dunque, apparente compatibilità con la produzione e le professionalità delle maestranze che dovrebbero trasferirsi sotto la nuova ditta.

La cautela però si impone. L’unica cosa certa è che entro la fine dell’anno la Lombardini, ora parte del gruppo americano Kholer, lascerà il Nucleo industriale dove è insediata dal 1974. L’aspirazione che tutta la forza lavoro venga riassorbita dalla proprietà subentrante accomuna dipendenti, sindacati e istituzioni, ma al momento nulla è stato formalizzato.

Già a maggio i sindacati avevano lanciato l’allarme e a fine settembre le parti si erano riunite in Vescovado sotto l’egida del vescovo Pompili. In quell’occasione era circolata l’anticipazione di un soggetto interessato a proseguire il discorso imprenditoriale nel sito di via Emilio Greco, senza che però venissero forniti ulteriori dettagli. La condizione d’incertezza aveva allora indotto l’inevitabile mobilitazione del personale, culminata nello sciopero del 25 ottobre con tanto di presidio esterno alla fabbrica.

Martedì i vertici aziendali hanno infine incontrato l’assessore regionale al Lavoro Claudio Di Berardino e il vicesindaco di Rieti Daniele Sinibaldi, ribadendo ancora una volta l’interesse di un’impresa a rilevare il sito insieme ai lavoratori, pur senza ufficializzarne il nome.

Oltre ad essere una delle ultime superstiti della grande stagione vissuta dal Nucleo industriale Rieti-Cittaducale tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta, la Lombardini occupa 150 persone, tra dipendenti diretti e indotto. L’impatto sociale del suo abbandono è dunque di grande momento, motivo per il quale i sindacati spingono affinché la vicenda venga al più presto portata all’attenzione del ministero dello Sviluppo economico dove sono aperti tanti tavoli di crisi. Il prossimo appuntamento è in agenda mercoledì per un altro incontro tra le organizzazioni sindacali e l’assessore Di Berardino. La scadenza del 31 dicembre è però ormai prossima e molti sono i punti da chiarire. Non solo resta da definire il cruciale passaggio di proprietà, ma anche le modalità che lo accompagneranno. Nella migliore delle ipotesi le risorse umane dovrebbero essere trasferite per intero sotto le insegne della nuova proprietà ma già corrono voci sul fatto che i corsi di aggiornamento professionale saranno tenuti a Teramo, con evidenti disagi per il personale chiamato a parteciparvi. Nella situazione data sarebbe il male minore, ma in molti temono l’eventualità di un percorso ad ostacoli più o meno intenzionalmente costruito per far uscire un certo numero di lavoratori dal circuito aziendale.

Altri nodi che stanno venendo al pettine riguardano la vexata quaestio del Tsm2. La sigla nasconde un poderoso programma di interventi per dotare il Terminillo di nuove infrastrutture indirizzate al potenziamento del turismo invernale, sostenuto da un investimento complessivo di circa 50 milioni di euro, di cui 20 stanziati dalla Regione Lazio e gli altri da trovare tra gli investitori privati.

Il piano è molto articolato e prima della definitiva approvazione regionale di gennaio è stato oggetto di varie rimodulazioni. In suo favore si è schierata la quasi totalità delle forze politiche, sindacali e produttive della provincia, che vedono nell’iniziativa l’ultimo treno per far ripartire la montagna reatina. Sul fronte opposto combatte invece un agguerrito cartello di sigle ambientaliste che, dati alla mano, contestano tanto la sostenibilità ambientale quanto quella economica degli interventi previsti.

Risultato: Terminillo Stazione Montana bloccato davanti al Tar che non si pronuncerà verosimilmente prima di aprile 2022 e ora gravato pure da un esposto presentato mercoledì alla Corte dei Conti da alcune associazioni del Comitato #NOTSM2 insieme a privati cittadini per chiedere una verifica sulla presunta inefficienza dei meccanismi di spesa e il conseguente spreco di denaro pubblico. Il tutto a pochi giorni dall’avvio delle procedure per la selezione di soggetti idonei a gestire il complesso degli impianti di risalita di proprietà del Comune di Rieti e della Provincia. Peccato che, nelle more, non sia stata accordata la proroga agli attuali esercenti che l’hanno ottenuta solo di recente con la stagione invernale ormai prossima e quando i lavori di manutenzione avrebbero dovuto essere fatti addirittura mesi fa.

La scarsa lucidità politica che sembra regnare a Palazzo di Città si riflette anche nel disbrigo degli affari interni. Dopo il generale “volemose bene” dei periodi più bui dovuti alla pandemia, la relativa normalizzazione delle attività ha portato a galla il profondo malessere dei dipendenti a causa degli impegni disattesi dall’amministrazione a proposito della liquidazione della produttività per l’anno 2020.

Con un duro comunicato unitario licenziato mercoledì, Cgil, Cisl e Uil hanno addirittura minacciato lo sciopero, lamentando una serie di inadempienze rispetto a formali promesse fatte anche a seguito della mediazione della Prefettura. Al di là degli aspetti tecnici, è palpabile l’imbarazzo del sindaco e della giunta alle prese a pochi mesi dalle elezioni con spinose questioni di gestione del personale che dovrebbero invece costituire l’abc di una buona amministrazione. Nonostante le rassicurazioni dell’assessore al ramo sulla prossima liquidazione delle spettanze ai lavoratori tanto elogiati a parole durante l’emergenza Covid, lo zampillo alla voce Comune appare piuttosto moscio. Al pari delle aspettative dei reatini che in questa vigilia di scelta delle candidature per le amministrative della prossima primavera aspettano il colpo d’ala annunciato da tutti ma non ancora proposto all’attenzione pubblica.

 

06-11-2021

condividi su: