Novembre 2022

MENSA DI S. CHIARA: QUANDO UNA SOLUZIONE TEMPORANEA NON PUÒ TRASFORMARSI IN DEFINITIVA

società, solidarietà

Ci eravamo lasciati con lo ‘sfratto’ dei volontari dai locali storici di via Santa Chiara, a seguito dell’inagibilità dei locali, che ne aveva, via via, ridotto la fruibilità. Era seguito l’appello disperato dei responsabili della Mensa di Santa Chiara, la cui presidente Stefania Marinetti il 22 settembre aveva lanciato un S.O.S “Troppo pericoloso restare nel Monastero, inagibile dal terremoto del 2016.  Non ci sentiamo più di esporre volontari e utenti ad un rischio concreto per la loro incolumità. Il servizio riprenderà non appena troveremo locali idonei alla preparazione e alla consumazione dei pasti in presenza, senza costringere le persone che bussano alla nostra porta all'umiliazione della fila per la strada".Una scelta difficile e dolorosa ma non più rinviabile: "Noi siamo qui, non scappiamo perché siamo consapevoli che ci aspettano mesi duri per la crisi. Abbiamo 99 pasti prenotati, da persone che non so da domani come aiutare - concludeva Marinetti - Serve un impegno comune se vogliamo continuare a garantire un pasto al giorno a chi non ha nemmeno quello".

Tre giorni dopo la solidarietà espressa dal Comune di Rieti e soprattutto una notizia “E’ stata già individuata una possibile soluzione ponte presso strutture comunali che permetterà, auspicabilmente, di tornare a fornire anche pasti caldi e a mettere a disposizione luoghi di convivialità per gli ospiti. Una soluzione temporanea che potrà consentire, però, di superare il periodo di conclusione dei lavori della nuova struttura da parte della Curia senza interrompere il servizio e mettendo in sicurezza ospiti e volontari”. Volontari quindi, dopo 5 giorni, trasferitisi in una parte dell’edificio di via Sant’Agnese ex Ater, dove credevamo potesse essere svolta in maniera continuativa e confortevole l’azione della Mensa, in attesa che terminassero i lavori di ristrutturazione all’ex Seminario di via Terenzio Varrone.

Questa sera però, a distanza di più di un mese, siamo tornati alla Mensa e ciò che abbiamo visto non ci è piaciuto neanche un po’. I volontari (un gruppo diverso a rotazione ogni sera) si trova all’ingresso di un cortile, nel porticato, che non è dotato di luce elettrica. Due piccoli tavolini, permettono di poggiare il cibo che una delle associazioni della rete solidale cittadina, coordinata dall’assessorato alle politiche sociali, riesce a procurare, spesso acquistandolo. Il pasto di questa sera, ritirato intorno alle ore 17.30 con mezzo proprio da un componente della Mensa, era rappresentato da un pezzo di pizza e da uno dei cornetti confezionati donati da un commerciante amico ad un volontario di turno. Le persone arrivano, attendono, allungano la mano e a volte chiedono di averne di più perché non mangiano dal mattino o perché a casa hanno qualcuno che li aspetta. Qualche volta li si accontenta, altre bisogna pregarli di tornare per vedere se al termine della distribuzione c’è qualcosa che avanza, da dare in più. Il tempo finora è stato clemente, ma presto arriverà il freddo e la pioggia e non è certamente questa la soluzione ideale per affrontare non solo l’inverno, ma un numero di avventori destinati ad aumentare rispetto agli attuali 100 pasti circa necessari.

L’attività della Mensa non si è mai fermata, neanche al tempo del Covid, ed è lì che l’aspetto più importante, il valore sociale ed educativo svolto attraverso la convivialità, la condivisione del cibo seduti alla stessa tavola, ha dovuto lasciare il posto ad una consegna veloce di pasti. Negli ultimi tempi si era tornati a cucinare almeno un primo o un secondo caldo, e poi c’erano comunque cucina e dispensa che consentivano di mettere insieme un pasto, non solo pizze e panino come accaduto dopo l’uscita dai locali del Monastero. E come non può certamente ancora accadere per i mesi necessari ad entrare nella sede definitiva dell’ex Seminario.

Siamo convinti che una soluzione migliore possa essere trovata, che in tanti stiano dandosi da fare per far sì non si interrompa un’opera necessaria ormai in ogni città, così come siamo certi che commercianti, ristoratori, fruttivendoli possano entrare in contatto con la Mensa per offrire, a rotazione, qualcosa di più seppure nella quantità limitata al consumo quotidiano, mancando la possibilità di stoccaggio e di conservazione.

03_11_22

ph M. D'Alessandro

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