di Riccardo Di Genova - Sono passati poco meno di 60 anni da quando il grandissimo Alberto Manzi contribuiva, in prima serata sul primo degli unici due canali TV dell’epoca, a diffondere tra la popolazione anziana e non scolarizzata l’abilità di leggere e scrivere e ridurre decisamente il tasso di analfabetismo ancora presente in un paese in piena fase di ricostruzione post-bellica, non soltanto dal punto di vista economico ma anche socio-culturale. L’illuminante e preziosa trasmissione si chiamava “Non è mai troppo tardi” e in molti colsero il messaggio, capendo che sarebbe stato utile rimettersi in discussione e, ancor più importante, sconfiggere quell’ignoranza che costituiva un ostacolo allo sviluppo personale. Ora, se oggi il nostro tasso di alfabetizzazione è decisamente più alto rispetto a pochi decenni fa (anche se poi, a pensarci bene, con l’avvento del “messaggese” o del “whatsappese” non sa scrivere quasi più nessuno) ciò non corrisponde necessariamente a un incremento della cultura dell’italiano medio che, nonostante abbia vissuto 5-6 decenni di rapidissimo progresso tecnologico, ha perduto in altrettanto breve tempo, un bagaglio importante di conoscenze generali , oltre a molti valori di Civiltà. La perdita più grave però, è quella della memoria storica e della capacità di analizzare gli eventi socio-politici senza doversi per forza uniformare agli slogan imposti dal Potere medesimo, attraverso i Social media (utili per tanti versi, ma altrettanto devastanti) e da una TV spazzatura che, con l’avvento delle reti commerciali a partire dalla seconda metà degli anni ’80, ha seminato il nulla, privando volutamente la nuova utenze di quei contenuti culturali che avevano contribuito a formare le generazioni precedenti (almeno fino a noi “ragazzi degli anni ‘50”). Come non ricordare la grandissima qualità - e utilità - di una televisione che integrava il percorso scolastico di ragazzi e adulti attraverso programmi culturali, sceneggiati tratti da famose opere letterarie italiane e straniere, rappresentazioni teatrali e documentari, senza tralasciare ovviamente l’intrattenimento che però, a differenza di oggi, era intelligente e di spessore? Un cenno a parte meritano le Tribune Politiche dell’epoca, condotte da giornalisti “non cabarettisti” e animate da “Politici” garbati e rispettosi dell’avversario abituati a rispettare il proprio turno e a replicare senza mai scivolare su toni da bar o osteria così tanto di “prassi” ai giorni nostri. Nel tempo, il depauperamento qualitativo della televisione, unito a quello scolastico, ha concorso allo sdoganamento di una mediocrità diffusa a tutti i settori del vivere quotidiano, che la maggior parte delle persone ha metabolizzato, fino a recitare il ruolo di mere “pedine sociali” poco partecipi, manipolabili, più volentieri inclini alla delega a personaggi “forti”. Ci aveva visto bene il Potere, 35 anni fa, puntando tutto sul livellamento in basso delle menti e delle coscienze: a forza di Poste per te, Grandi Fratelli, Isole e Soap varie… in breve il NULLA, oggi ci ritroviamo politicanti improvvisati che passano per statisti e un popolino amorfo, perennemente scontento di questo o quello (“… tanto alla fine sono tutti uguali...”) capace soltanto di ripetere acriticamente slogan preconfezionati da quel Potere che crea intenzionalmente ignoranza e superficialità, e che vuole impedire che la Storia sia...
... “Magistra vitae”.