(di Riccardo Di Genova) Confesso che, se non fossi solito guardarmi intorno e pormi domande su ciò che accade quotidianamente nel nostro “paese”, mi sentirei piuttosto spiazzato e confuso nel sentir parlare, un giorno, di “nuovo Boom economico” e la settimana successiva di “Recessione”; possibile passare da un estremo all’altro in così poco tempo? La risposta è NO! Conti e dati alla mano, è fin troppo facile credere alla seconda tesi (ahinoi divenuta amara e dura realtà), e accorgersi che la boutade del Boom, non è altro che la voce irresponsabile di semplici personaggi da avanspettacolo, che “parte” del paese (e NON la totalità!) ha delegato a rappresentarci e ad agire nel nostro... interesse. Strano non essersi accorti dell’impreparazione e dell’inettitudine dei medesimi, ma il nostro è un paese bizzarro; un paese che non ha memoria storica - e quindi dimentica tutto molto presto, un paese dal livello culturale in continuo declino e che quindi offre il fianco al “potere forte”, senza curarsi se poi le azioni forti, istintive e di pancia che vengono promosse, possono provocare alla collettività seri danni a breve, medio e lungo termine. Eh già, perché questo paese, oltre che non saper guardare indietro (e quindi leggere la Storia) non sa neanche guardare davanti a sée si affida all’arte dell’arrangiarsi, tipicamente italica che, se risolve un problema oggi, non è detto che rappresenti una concreta garanzia per il domani. Ora, è risaputo che l’ignoranza ha sempre alimentato il potere, ed è anche risaputo che la mancanza di partecipazione non è indice di libertà ('La libertà è partecipazione' - G. Gaber); sappiamo anche che negli ultimi anni è sempre cresciuto in modo esponenziale il tasso di astensione in occasione delle varie tornate elettorali e, quando il popolo decide di non votare, e quindi di delegare passivamente il proprio futuro al primo “salvatore”, “condottiero” o “capitano” che dir si voglia, c’è il rischio fondato di alimentare un clima “retrò” che sinceramente fa un po’ paura e rischia di portarci all’isolamento e al declino socio-economico e culturale. Non intendo ergermi a tribuno, né tantomeno fare il saccente, ma mi limito semplicemente a chiamare in causa menti più autorevoli, in modo da stimolare una profonda riflessione sul periodo che stiamo vivendo: non sarà un caso se Socrate, nella sua Vita dei filosofi, scriveva “C’è un solo bene, il sapere, e un solo male, l’ignoranza”, o se più tardi J.S. Mill, ne La libertà affermava che“Il valore di uno Stato è, a lungo andare, il valore degli individui che lo compongono”. Dalla palude si esce essenzialmente attraverso una vera e propria Rivoluzione Culturale ad ampio raggio che permetta di riappropriarsi della facoltà (perduta) di “conoscere” la Storia e “riconoscere” i pericoli e le facili illusioni. A proposito, tanto per citare le Satire di Giovenale: “L’onestà è lodata da tutti, ma muore di freddo”.
“IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI”
(F. GOYA - Acquaforte 1797)

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