a cura di Riccardo DI GENOVA

Dicembre 2020

IL PROFESSOR ARISTIDE

“DUE COSE CI SALVANO NELLA VITA: AMARE E RIDERE. SE NE AVETE UNA VA BENE. SE LE AVETE TUTTE E DUE SIETE INVINCIBILI.”

(Tarun Tejpal)

spiritualità

(di Riccardo Di Genova) Sono ormai nove mesi che stiamo vivendo una “strana vita”, fatta di un anomalo quotidiano che non avremmo certo mai pensato di dover affrontare; di fatto, è lo stesso periodo di tempo richiesto per la gestazione e la nascita di una “nuova vita” e allora, mi sembra opportuno prendere spunto da questo incrocio di eventi e riflettere su questa nuova forma di divenire che dobbiamo fronteggiare. Inutile nascondersi dietro un dito: la nostra vita è cambiata e tutto ciò ci frustra, ci disorienta… ci disturba nel profondo dell’anima. Penso alla "vecchia" normalità che spesso ci annoiava o, addirittura consideravamo come esperienza non degna di essere vissuta. Ora però, le continue restrizioni a cui siamo sottoposti ci portano addirittura a sentirne la mancanza; ritmi scanditi da una scarna routine limitata allo stretto necessario, contatti fugaci e direi quasi “asettici”, occhi a volte persi nell’incertezza di una luce che facciamo ancora fatica a vedere. Incrociamo occhi altrettanto sgomenti, inespressivi, impauriti e in qualche caso inumiditi dalle preoccupazioni non espresse. Pensieri veloci e formali, le rabbie, spesso immotivate, ci illudono che possiamo risolvere tutto tenendo la voce alta. Non è così. Fermiamoci. Abbiamo bisogno di rivalutare le nostre emozioni. Se non possiamo più viverle, per il momento, raccontiamole. Esprimiamo anche il nostro interesse per ciò che era e che ora appare come “sospeso”. Raccontiamo ciò che sentiamo di fare. Dobbiamo farlo per non cedere all'inaridimento dei sentimenti nobili che prima erano coniati come formali e che ora, però, mancano dai nostri gesti assenti (darsi la mano, abbracciare, camminare mano nella mano, tenere la mano di qualcuno per testimoniare la nostra vicinanza emotiva). Allora? Allora raccontiamo di noi. Proviamo. So che è strano dire: "possiamo abbracciarci con il pensiero?" Però diciamolo. Risulterà di grande conforto per tutti.

Siamo circondati da troppe negatività. Dobbiamo pensare ad un presente che dia spazio anche alle guarigioni e al mondo che verrà. È giusto pensare che le guarigioni sono la maggioranza; pensare che saremo liberi di "ri-sentirci" non è una speranza esorcizzante… è la verità che può, e deve, imporsi al nostro presente, al nostro "brontolare" mattiniero. Tutte quelle manifestazioni affettive che erano passate inosservate perché scontate e ripetitive, anche se piacevoli (darsi la mano, camminare insieme dandosi la mano, abbracciarci e, tra gli innamorati di tutte le età, baciarsi), ora sono diventate indispensabili all'equilibrio mentale e rappresenteranno sempre di più una normalità ricercata. La loro assenza rappresenta, in questo nostro vivere attuale, l'amarezza che proviamo di sentirci esclusi dalla vivibilità. La natura intorno a noi ci lancia continuamente segnali di speranza… lei va avanti nonostante tutto con la sua forza ed energia infinita. Fiori, colori e suoni, se percepiti come “vitalità e speranza di farcela”, acquistano credibilità e indicazioni a sopravvivere. Teniamoci per mano idealmente come allora e riviviamo quelle atmosfere di intimo appagamento e amorevolezza che abbiamo vissuto intensamente, immergendoci nelle atmosfere che ci hanno riempito e aiutato. Cerchiamo, sentiamo l'altro, i mezzi di comunicazione ci aiutano. Scambiamoci pensieri di reciproco sostegno e Amore.  Se sapremo farlo, saremo in grado di aumentare la nostra e l'altrui voglia di vivere.

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