a cura di Massimo Palozzi

Maggio 2022

IL DOMENICALE

“BOIA CHI MOLLA”: E I PROBLEMI DELLA CITTÀ?

di Massimo Palozzi - Purtroppo la notizia principale della settimana è stata l’onda lunga dei commenti al “boia chi molla” pronunciato sabato scorso dal sindaco Antonio Cicchetti al termine dell’intervento in occasione della presentazione dei candidati di Fratelli d’Italia al Consiglio comunale. Diciamo purtroppo perché di una tale pubblicità Rieti non aveva affatto bisogno. Di gran lunga meglio sarebbe stato restare nell’anonimato, piuttosto che finire su tutte le testate giornalistiche, radiofoniche, televisive e sui siti web per quell’esortazione di stampo neofascista lanciata con lo scopo di incoraggiare all’impegno i sostenitori del candidato sindaco del centrodestra Daniele Sinibaldi, che di Fratelli d’Italia è il coordinatore provinciale e che per inciso non si è mai dissociato da quelle parole. Sinibaldi è d’altronde il vice di Cicchetti (il quale sostiene di averlo scelto di persona e allevato politicamente) e rivendica con orgoglio la continuità politico-amministrativa con il suo mentore. In effetti la replica del vicesindaco all’indignazione generale è stata un contrattacco per passare da vittima: “un polverone per screditarmi”, si è lamentato in un’intervista al Messaggero. Oggettivamente un po’ troppo oltre il limite del plausibile, tanto da trasformare la sua autodifesa in un assist per il candidato del centrosinistra Simone Petrangeli, il cui commento si è risolto in una semplice constatazione: “state facendo tutto da soli”. Del resto, l’improvvida frase di Cicchetti è stata accolta dai presenti con scroscianti applausi di approvazione. Il che rende persino inutile la pletora di richieste di presa di distanze piovuta subito dopo da parte di commentatori di varia estrazione e da esponenti politici di centrosinistra e non solo.
La stessa interrogazione presentata al ministro dell’Interno da Elio Vito, deputato di Forza Italia (stesso partito di Cicchetti, anche se in molti si sono spesso domandati l’attinenza dei riferimenti culturali ai quali si è sempre richiamato l’attuale primo cittadino con i valori incarnati dal berlusconismo) lascia il tempo che trova: buona giusto per due righe sui giornali e destinata a finire presto nel dimenticatoio.
Qualcuno ha commentato con un gioco di parole, “boia chi non li molla”. Ma sarebbe far torto a quei candidati e attivisti in campo per il centrodestra che con gli estremismi nostalgici non hanno niente a che vedere, pur seguendo una leadership evidentemente non ancora affrancata da certe inammissibili tentazioni. Così come fa torto alla città chi, come il noto divulgatore scientifico Mario Tozzi, ha annunciato di soprassedere per il momento dal venire a Rieti per il suo programma “Sapiens”, sulla scorta di un’ardita analogia tra il “sindaco fascista” e un’intera comunità che lo diventa per proprietà transitiva.
Era prevedibile che la campagna elettorale avrebbe conosciuto qualche scossone. Di uno del genere avremmo volentieri fatto a meno. Se qualcosa di buono si deve trarre da questa vicenda è un chiarimento di ordine politico. Forse superfluo per i più attenti osservatori della scena locale, ma ugualmente importante magari per le diverse personalità di cultura asseritamente progressista, pronte invece ad assecondare una visione in totale contraddizione con quei principi. O ancor più per i professionisti dei distinguo capziosi e del benaltrismo interessato, campioni nello scovare prevalenti aspetti positivi rispetto a difettucci come l’ideologia riassunta nel “boia chi molla”.
C’è da scommettere che la questione non finirà qui. Strascichi polemici, battutacce, crassa ironia su Rieti e il suo sindaco continueranno a sporcare la campagna elettorale fino al giorno del voto. Il problema non è tanto lo sgradevole alone che ha circondato la città compromettendone l’immagine e il buon nome. Il problema è che se la retorica politica ha superato i limiti della decenza, la cortina fumogena alzata con la storiaccia del “boia chi molla” rischia di nascondere le tante e serie criticità che affliggono Rieti e alle quali l’amministrazione da eleggere dovrebbe cominciare a dare soluzione.
Nel nuovo salva-enti inserito nell’ultimo decreto legge Aiuti approvato lunedì dal Consiglio dei ministri, il Comune di Rieti figura tra i 18 capoluoghi italiani con il peggiore rendiconto 2020. Con 51.498.422 euro complessivi, il debito per abitante ammonta a circa 1.120. Secondo la previsione normativa, in presenza di un deficit pro capite superiore a 500 euro i Comuni interessati potranno elevare l’Irpef locale. La conseguenza concreta sarà l’ennesimo aumento della tassazione, con l’addizionale comunale innalzata almeno di un ulteriore 0,2%. Per l’intera durata degli accordi con il governo, i Comuni si impegnano infatti ad attuare una strategia di riduzione del debito attraverso due canali: da un lato l’incremento della pressione fiscale, dall’altro un recupero sul bilancio non inferiore al 20% della quota annuale del disavanzo da ripianare.
Anche se i dati riferiti al 2021 risulteranno lievemente migliori, i quasi 51 milioni e mezzo di buco registrati nel 2020 rappresentano non solo una zavorra tremenda, ma in un certo senso una (sgradita) sorpresa. Quando nel 2012, dopo 18 anni di amministrazione di centrodestra, la giunta Petrangeli si insediò, trovò un disavanzo di circa 59 milioni di euro. Per poterlo ripianare almeno in parte, il Comune fu costretto ad aderire ad un doloroso piano di riequilibrio pluriennale per un ammontare di 25 milioni, da pagare in dieci anni e con l’ultima rata in scadenza giustappunto nel 2022.
Allo scorso 31 dicembre sarebbero quindi dovuti rimanere debiti per circa 29 milioni. Come suggerisce lo stesso Petrangeli, se ne risultano ancora 51, “l’unica spiegazione è che il Comune non sta ripianando il disavanzo, oppure che invece di diminuire è aumentato di altri 20 milioni di euro”.
Di fronte a un simile scenario, c’è da preoccuparsi più dello stato dei conti del Comune gestito per 23 degli ultimi 28 anni dal centrodestra che della sguaiata provocazione di Cicchetti. A meno che non fosse proprio quello l’intento: spostare l’attenzione dalle disastrate finanze dell’ente con una studiata mossa di distrazione di massa.

15–05-2022

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