(di Stefano Mariantoni) - Nonno Adriano se n’è andato all’improvviso, il 28 dicembre di diciannove anni fa. Stavamo salutando la lira, in quei giorni, e lui mi sembrava eccitato per il cambiamento. I cambiamenti non lo impressionavano mai, a dire il vero. Due giorni prima mi aveva regalato una moneta da due euro che conservo ancora. Era la prima che tenevo in mano. Sapendo che valeva quasi quattromila lire, gli dissi che non doveva, che erano un sacco di soldi. Ma lui ha insistito così tanto. È stato l’ultimo gesto che ricordo: io, lui e Dante che brilla nel cerchio dorato. Nonna Clara, che l’ha raggiunto poche settimane fa scegliendo lo stesso mese, forse nel tentativo di stargli ancora più vicino - ne avrebbe tirati fuori chissà quanti, di ricordi. Anche se non osavo chiederglieli, per il fatto che quell’amore completamente intatto dentro al petto, la faceva ancora singhiozzare. E allora lasciavo stare, che anche la mia curiosità sapeva accontentarsi. Ma quello che più amavamo ripensare apparteneva a un crocevia lontano, al loro incontro sotto i platani di Porta d’Arce, che la guerra era finita già da un po’. Lui aveva rispettato la promessa di tornare, ma a quanto pare non bastava. Bisognava guardarsi dentro e riconoscersi. Allora lui che fece, il temerario? Che numero escogitò, il bersagliere paracadutista? Preparò i documenti per l’America. Non fosse stata lei, avrebbe sposato la lontananza. Nonna strinse in mano quei fogli per il passaporto e la sua bella calligrafia. Le fu subito chiaro: si potevano strappare, anche subito.
Alla memoria di Adriano Acchioni, militare e combattente impegnato nella guerra di Liberazione, Cavaliere della Repubblica e Stella al merito del Lavoro, nel 2017 è stato intitolato il parco di via Gino Martini, a Villa Reatina.