a cura di Francesco Pasquetti

Gennaio 2022

L'AVVOCATO DEL DIAVOLO

LA LEZIONE DI LORENZONI

politica, società

di Francesco Saverio Pasquetti - Gli esempi, nella vita, servono. Aiutano a comprendere cosa sia importante fare. Quale strada intraprendere. Su quali principi morali basare la propria esistenza, il proprio operare nelle relazioni, in famiglia, nel lavoro, nella società in cui si vive. Servono anche quelli sbagliati – anzi, sono assai preziosi, in questo senso – a comprendere cosa non si debba assolutamente fare. Ed è questa la lezione che viene dalla condotta di Gabriele Lorenzoni, parlamentare 5 stelle eletto in città. Il suo post in cui – modificando una nota immagine tratta dal bellissimo film sull'olocausto di Benigni “La vita è bella” - sostituisce alla scritta “ebrei” quella di “non vaccinati” è un gesto che resterà a futura memoria su quanto un essere un umano, un cittadino, tanto più un parlamentare, non potrebbe e non dovrebbe mai consentirsi di fare nel corso della sua vita. Lo sfregio all'immane tragedia  proprio nel giorno della memoria – ulteriore caduta di stile – è gravissimo, insopportabile, senza alcuna giustificazione. Ed il rimedio – il successivo comunicato diramato alla stampa dal Pentastellato cittadino – è peggiore del male: il Lorenzoni sciorina blande e sbiadite scuse (edulcorate da quella sua affermazione sul film di Benigni, “tra i miei preferiti”, dice) ed addirittura reagisce contrattaccando, minacciando querele ed azioni legali contro coloro che si macchiassero dell'atroce colpa di “strumentalizzare politicamente” il suo “capolavoro” (!) satirico. Strumentalizzazione! Non c'è bisogno: il gesto si commenta da solo, si “autostrumentalizza” senza bisogno di altro. Davvero sconcerta l'uso del tutto strumentale, esso si, di argomenti privi di ogni valore proposti in questa vera e propria “commedia dell'assurdo” - come l'avrebbe indicata il gtande Ionesco – affastellata con superficialità disarmante dal Lorenzoni. Ci sono argomenti, nella storia dell'umanità, su cui non è possibile scherzare. Fatti, come si usa dire, “non negoziabili”, così come alcuni principi ritentui, a ragione, fondamentali. Eventi e circostanze che il decoro, la dignità, la moralità che ogni essere umano custodisce dentro di sé non possono violare, tantopiù quando la persona che è chiamata a tutelarli ricopre un ruolo tanto importante – quasi sacro – come quello del rappresentante del popolo in parlamento. Un ruolo che rende ulteriormente gravoso il suo compito ed accentua l'obbligo di rispetto per ogni cittadino. Questo non è accaduto, anzi. Si è giunti, addirittura, a paragonare l'assetto normativo -  giuridico su cui pose le basi l'abisso di morte e sopraffazione che condusse allo sterminio di oltre sei milioni di ebrei all'attuale situazione giuridica determinata dalla pandemia, tentando un'azzardo inammissibile che nemmeno l'ignoranza e la superficialità possono e potranno mai autorizzare e sdoganare. Perchè, dovrebbe rammentare il Lorenzoni e coloro che con tanta protervia ed inaudita gravità si oppongono al green pass per il tramite dei paragoni con la Shoah (ieri, ahinoi, il Lorenzoni non era il solo: in tutta Italia sono andati in scena inammissibili paragoni di tal genere) esiste una differenza fondamentale ed innegabile fra le due “fattispecie” tanto indegnamente poste a confronto. L'imposizione del green pass e, via via, dell'obbligo vaccinale, hanno una radice opposta a quella delle leggi razziali (cui la scena de “La vita è bella” si richiamava) ed ai regimi che in quell'epoca fecero dell'antisemitismo la loro sporca bandiera: le norme di oggi si fondano infatti sulla necessaria ed imprescindibile tutela del bene supremo della vita. Essa vogliono tutelare; in nome di essa e dell'interesse collettivo agiscono affinchè tutti possano essere protetti il più possibile da questa terribile pandemia e così evitare malattia, sofferenza e, putroppo, morte. Le leggi e l'intero castello di follia su cui l'antisemitismo si fonda e su cui si radicò la bestiale “soluzione finale” nazista si reggevano, invece, sull'esatto opposto: la morte, lo sterminio indiscriminato di essere umani che avevano la sola colpa di “esser nati ebrei” (le parole di Liliana Segre e Sami Modiano), la degradazione di sei milioni di persone – innocenti – da essere umani a bestie, a carne da macello, ad animali da gasare per poi essere ignominiosamente bruciati, inceneriti, polverizzati. Una differenza non negoziabile, avrebbe dovuto rammentare Lorenzoni che per la sua imperdonabile gaffe non ha scusanti. Un consiglio, per il parlamentare reatino: chieda un incontro a Liliana Segre o a Sami Modiano e si faccia raccontare di persona, guardando negli occhi questi testimoni, quale orrore abbiano dovuto subire. E poi si rechi, possibilmente d'inverno, magari con la neve, ad Auschwitz. Entri nelle camere a gas. Visiti il forno crematorio ancora in piedi, Gli enormi cameroni dove gli sventurati erano ammassati per passarvi la notte. Il filo spinato elettrificato. Transiti sotto quella scritta beffarda - “Arbeit macht frei”, il lavoro rende liberi – e poi, facendo il percorso al contrario, torni nella sua confortevole abitazione. Nella sua nazione fra le sette più ricche del mondo. Dove c'è democrazia e dove ognuno può esprimere il suo parere. Forse e solo a quel punto si renderà conto di quanto assurda ed inammissibile sia stata la sua vignetta satirica. Forse.

28_01_22

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