Marzo 2023

PERSONE & PERSONAGGI

IL VESCOVO PICCINONNA RACCONTA A FORMAT L'INCONTRO CON I GIOVANI "RESTITUIAMO LORO LO SGUARDO VERSO IL FUTURO"

chiesa

"Sono molto contento di aver visitato la comunità della parrocchia di Santa Maria della Chiesa, accolto anche dai due confratelli sacerdoti,  don Giacinto e don Casimiro - confida a Format il vescovo mons. Vito Piccinonna - Una bella comunità che vive bene l'esperienza cristiana attraverso incontri specifici dedicati alle famiglie, valore prezioso. Credo che sia opportuno nei nostri territori ripartire dalle famiglie con un'attenzione particolare alle nuove generazioni. Ho ricevuto una bella accoglienza, ci siano fermati anche dopo la celebrazione ieri per un momento di agape fraterna. Bello sperimentare la gioia che il Signore ci dà sentendolo presente in mezzo a noi nell'esperienza della Parola e dell'Eucarestia e dell'incontro fraterno: la domenica diventa così punto sorgivo importante per vivere, essere, fare comunità e riversare tali energie sul territorio. Non basta venire in Chiesa, è necessario che questo momento si propaghi negli altri luoghi vissuti, portando più luce"

Lei è il vescovo più giovane d'Italia, ed oggi li ha incontrati. Cosa chiedono? Quali sono le domande che ci pongono e come gli adulti possono essere utili alla loro crescita.

"Stiamo vivendo un bel momento diocesano oggi con i ragazzi degli Istituti Superiori, tra poco nella seconda parte della Giornata incontrerò i più grandi. Abbiamo celebrato l'Eucarestia. Credo che nel cuore celle nuove generazioni ci sia un desiderio, un bisogno ma anche una buona promessa di Verità. I giovani sono alla ricerca di qualcosa che non passi, che duri. In questo tempo un po' grigio dell'umanità, i giovani sono i nuovi poveri mancando spesso dell'ottimismo necessario per guardare al futuro. Compito di tutta la società civile, ma ancor di più della comunità cristiana, è ridare la possibilità di avere quello sguardo, aiutandoli ad essere protagonisti del loro futuro. Ne hanno le capacità, i talenti. Probabilmente noi adulti occupiamo a volte troppo la scena, dobbiamo rimetterli al centro come veri protagonisti. Hanno in loro il desiderio di essere ascoltati , di autenticità senza pari. Su questo bisogno dobbiamo investire: che possano sentire l'accoglienza di tutta la comunità diocesana, del vescovo, dei sacerdoti. Loro sono la parte più tenera e più fragile, nella parte più bella del termine, necessitano di tutta la nostra cura, dobbiamo essere dei saggi agricoltori per coltivare la loro vita e crescere con loro. Noi aduli dobbiamo renderli adulti per bene, se vogliamo che facciano i giovani come si deve".

Da due mesi si trova a Rieti, accolto calorosamente, cosa ha compreso di noi?

"Ero stato con i miei parrocchiani casualmente a visitare i Santuari francescani senza sapere di tornare di lì a poco come vescovo. E' una realtà che sto imparando a conoscere in punta di piedi, ascoltandola tanto e sento di amarla già molto. Sono venuto in semplicità, desidero si creino quelle reti capaci di farci crescere insieme. Nessuno da solo ha la ricetta, ma se risvegliamo in noi il senso comunitario del vivere, aspetto che avremmo dovuto imparare dalla pandemia, capiremmo che siamo un'unica comunità di  destino che ha bisogno di crescere insieme soprattutto ai più fragili  presenti nelle nostre zone. Sono stato a visitare Amatrice e le zone del sisma, si attendono molto e non sempre, dopo 6 anni, si percepisce un nuovo corso, rimangono in attesa e alla vigilia dela Pasqua non dobbiamo far venir meno la speranza. Mi adopero per poter dedicare il meglio delle mie energie per l'intero territorio, assieme ai miei confratelli sacerdoti, i diaconi, i religiosi, e tutto il popolo  santo di Dio. E' una Chiesa che, come tutte le altre, chiede di essere amata e vuole amare: ci sono dentro con tutto me stesso."

25_03_23

(servizio di M. D'Alessandro)

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