(di Gianni Di Lorenzo) Entrare a far parte della grande famiglia della musica è stato (e sarà) sempre il sogno di tutti.
Fin dagli anni 60, chi metteva su un complesso o chi voleva intraprendere la carriera da solista, oltre a “rimediare” strumenti, strumentazioni e strumentisti aveva la consapevolezza che raggiugendo un obiettivo, pur di diventare qualcuno incidendo qualche disco, sarebbe potuto diventare un famoso “divo da Hit Parade”.
Ad aiutare quelle nuove generazioni, astri nascenti del mondo delle sette note, fu un gruppo di amici compositori in forze alla RCA italiana (Stelvio Cipriani, Ennio Morricone, Mauro Lusini e Claudio Mattone) capitanati dall'ideatore dell'iniziativa Gianni Morandi. Insieme, realizzarono, nel maggio del 1971, un 45 giri promozionale (ora molto raro da trovare) che si poteva acquistare in negozi specializzati e solo in alcuni grandi magazzini dal mese successivi al 'bando'.
Il compito era di creare un testo su quelle basi inedite, inciderlo su un’audiocassetta o bobina e poi spedirlo alla sede di Via Tiburtina: grandi autori della musica leggera (Franco Migliacci e Piero Ciampi, oltre allo stesso Morandi) avrebbero scelto sei finalisti tra queste giovani promesse.
Il nostro cinema teatro Moderno fu scelto dagli organizzatori di questa iniziativa come location per la serata finale, in collaborazione con il settimanale TV Sorrisi e Canzoni.
Lo spettacolo fu presentato da Nuccio Costa che, per l'occasione, si rivelò anche un buon “Cicerone”: fu lui che guidò tutto l’entourage degli artisti, ospiti e addetti ai lavori per le vie di Rieti, sul Terminillo e nei quattro santuari francescani.
Il sipario si aprì il 21 Settembre alle 21,30 e la serata venne divisa in due parti registrando il tutto esaurito (basti pensare che esisteva anche la galleria): nel primo tempo Gianni Morandi si esibì in un piccolo concerto dove ripresentò i suoi vecchi e nuovi successi (fu la prima volta del cantante bolognese nella nostra città) con interventi di Mauro Lusini e del gruppo delle Voci Blu; la seconda parte, invece, fu dedicata esclusivamente alla gara dei cantanti e complessi che proposero i brani inediti. Oltre ai giurati ufficiali, se ne aggiunsero altri, locali, scelti tra il pubblico reatino intervenuto; furono selezionati nell'atrio del cinema prima di entrare in sala. Furono infatti proprio loro, trenta 'giudici de' noandri' che, con il proprio giudizio e infinita serietà avrebbero proclamato il vincitore di questa insolita kermesse.
Al vincitore, oltre ad una somma in denaro, fu consegnata per la prima volta ad un artista delle sette note la statuetta del Telegatto (nonostante fosse stata creata tre anni prima). Prima d’ora questo “Oscar” era destinato esclusivamente a personaggi contraddistintisi per la televisione.
Vinse un giovane cantautore romano che frequentava l’università (Giurisprudenza) e, grazie a questa sua felice intuizione, iniziò a farsi conoscere successivamente con canzoni popolari, politiche e sociali, dedicate all’amore per la sua città e non solo, era Antonello Venditti.
Purtroppo questa iniziativa non venne mai più ripetuta senza motivo, eppure ci sembrava un'idea originale e vincente. Fosse accaduto ancora, probabilmente noi reatini avremmo potuto quantomeno fare da padrini al battesimo di chissà quali altri potenziali grandi artisti. Come sempre, un vero peccato.
A cura di GIANNI DI LORENZO