di Massimo Palozzi - Settimana da dimenticare per la comunicazione più o meno istituzionale. Mercoledì, in particolare, è stato il giorno in cui si sono accavallate vicende tra loro molto diverse per genesi e sostanza, ma unite da un fil rouge facilmente riconoscibile.
In primis, l’opposizione in Comune è uscita per portare all’attenzione dell’opinione pubblica una vicenda nata male e gestita con uno stile perlomeno opaco. Si tratta dell’incarico di componente dell’Ufficio stampa dell’ente che il neo sindaco Daniele Sinibaldi aveva affidato a novembre a una sua stretta collaboratrice, già molto attiva sul fronte della comunicazione nel corso della campagna elettorale per le amministrative di giugno.
Su quella nomina si erano da subito addensati gli strali delle opposizioni per il fatto che la persona in questione non è iscritta all’Ordine dei giornalisti, requisito necessario per legge per l’affidamento di simili incarichi nelle pubbliche amministrazioni. Nonostante il tenore delle proteste, a Palazzo di Città avevano tirato dritto, provocando anche l’intervento dell’Associazione stampa romana che aveva inviato una diffida per stoppare la procedura. Alla fine la vicenda sembra essere giunta all’inevitabile epilogo, con la sterilizzazione della determina adottata tre mesi fa per disporre il relativo impegno di spesa.
A svelare il finale della storia non è stato però il Comune dopo essersi reso conto di aver proceduto in maniera poco accorta. No. A rendere pubblica la soluzione tutta burocratica individuata dall’amministrazione sono stati i consiglieri Simone Petrangeli, Elena Leonardi, Gilberto Aguzzi, Arianna Grillo di Rieti città futura, Paolo Bigliocchi, Emiliana Avetti, Rosella Volpicelli del Pd e Gabriele Bizzoca di T’immagini. Gli otto rappresentanti del centrosinistra hanno infatti rivelato l’esistenza della comunicazione interna del 2 febbraio (prot. 7975) inviata dal dirigente del VII Settore al collega del Settore Economico finanziario e patrimoniale allo scopo di chiedere la cancellazione dell’impegno di spesa collegato a quella determina. Nella nota diramata alla stampa, i consiglieri la spiegano così: “Il Comune in pratica dice a sé stesso: la determina c’è, ma fate come se non ci fosse. E non sborsate un centesimo. Intendiamoci: tale comunicazione, benché non resa pubblica, ci rassicura e ci conforta, anche perché era in partenza un esposto alla Corte dei Conti per il possibile danno erariale”. E poi in chiusura la stoccata: “Se si è giunti al punto di fare retromarcia, cosa aspetta il Comune ad annullare direttamente la determina?”. In effetti è proprio questo il punto cruciale di una storia per la verità assai poco edificante, che fa il paio con la difesa un po’ troppo presuntuosa di una decisione evidentemente viziata all’origine. La comunicazione interna risale ad oltre un mese fa. Il principio di trasparenza (insieme all’elementare esercizio di corretta gestione e informazione) avrebbe consigliato un percorso più lineare e meno nascosto tra i meandri degli uffici da parte della guida politica del Comune. Del resto, l’errore dettato da un atto di generosità verso una collaboratrice fidata si sarebbe pure potuto giustificare, mentre i sotterfugi o quelli che appaiono tali lasciano un’antipatica scia di retropensieri che ci saremmo volentieri evitati.
Così come sarebbe stato oltremodo opportuno evitare lo scivolone comunicativo della Asl sempre mercoledì. A inizio settimana è uscita la notizia delle dimissioni in blocco di ben tre medici sui cinque in servizio al reparto di Emodinamica dell’ospedale de Lellis, con conseguente riduzione dell’orario di funzionamento della struttura rispetto alle attuali h24 (almeno queste erano le prime informazioni trapelate). Le varie testate giornalistiche locali hanno ovviamente ripreso la notizia, rilanciando l’allarme suscitato da questa fuga in massa di validi professionisti, in trasferimento a Roma presso sedi ritenute più prestigiose o semplicemente più comode.
Il caso ha spinto perfino il neoconsigliere regionale Michele Nicolai ad intervenire con l’annuncio di soluzioni tampone in vista di una ristrutturazione generale della sanità reatina.
La notizia insomma era grossa e l’Azienda non poteva tacere di fronte a un ipotizzato ridimensionamento di un servizio essenziale come Emodinamica. Rispondendo in particolare al Corriere di Rieti, la Asl (al momento priva del direttore generale titolare dopo il recente pensionamento anticipato di Marinella D’Innocenzo) si è così premurata di rassicurare che il servizio non verrà limitato in alcun modo e che continuerà ad erogare le proprie prestazioni ai cittadini 24 ore su 24. “L’Azienda – hanno spiegato da via del Terminillo - ha immediatamente attivato tutte le procedure per il reclutamento di nuovi specialisti: scorrendo innanzitutto la graduatoria interna, che ha già consentito l’individuazione di un cardiologo e richiedendo a tutte le Asl del Lazio lo scorrimento delle proprie graduatorie. Inoltre, ha chiesto alla Regione Lazio di indire immediatamente un nuovo concorso a tempo indeterminato”. Fin qui le puntualizzazioni. Importanti e ben calibrate. Peccato però per l’incipit polemico della nota e il finale altrettanto inutilmente provocatorio. Questa l’apertura: “Consapevoli delle improvvise e ingiustificate dimissioni verso altre aziende romane (i professionisti peraltro godevano di un contratto a tempo indeterminato)”, quella reatina ha preso le adeguate contromisure. Ora, sull’aggettivo “improvvise” nulla quaestio. Ma come si fa a definire “ingiustificate” le dimissioni di tre medici selezionati con tutti i crismi, nei confronti dei quali viene oltretutto maliziosamente sottolineato lo status di titolari di contratto a tempo indeterminato? Con quale autorità ci si permette di giudicare la libera scelta di tre professionisti che si sono guadagnati sul campo il diritto di andare a lavorare dove meglio credono?
O erano stati presi precisi impegni che poi i tre hanno disatteso, oppure si tratta di una polemica senza senso. Non bastasse questo, la chiosa ha finito per completare l’opera: “Visto che i citati professionisti hanno rassegnato le dimissioni senza tenere conto della necessità di mantenere il servizio, senza soluzione di continuità, la Asl di Rieti si è immediatamente attivata al fine di evitare ripercussioni sul pubblico servizio”. Bene la Asl che si è mossa in maniera tempestiva per tamponare la falla, ma perché enfatizzare che i medici dimissionari se ne sono andati senza badare alla continuità del servizio? Se lo avessero fatto avrebbero guadagnato meriti, ma si può far pesare come una censura di ordine morale la legittimissima (e umanamente comprensibile) opzione di approdare verso lidi professionali maggiormente appaganti? Non sarebbe stato meglio se la Asl, invece di accusare i suoi ex dipendenti quasi di tradimento o quantomeno di avere il cuore di pietra, avesse creato le condizioni per trattenere costoro e tutti i loro qualificati colleghi che negli anni hanno lasciato Rieti perché attratti da prospettive più allettanti?
Sull’onda di queste domande arriviamo ad un altro esempio di comunicazione poco accorta. Nello specifico non si tratta di una nota istituzionale, ma siccome proviene da un esponente politico con buona visibilità, assume una valenza analoga. L’intervento prende spunto dalla contestatissima questione dei sottopassi da realizzare per l’eliminazione di alcuni passaggi a livello in città. Quello più controverso riguarda viale Maraini, dove da ormai due anni si discute di un progetto che per ora è solo immaginario, dato che Rete ferroviaria italiana non lo ha ancora sottoposto al Comune per l’eventuale via libera definitivo (si parla del 2024 nell’ambito di un intervento complessivo che riguarda 10 sottopassi sull’intero territorio comunale per un finanziamento di 6 milioni e 700mila euro a seguito della convenzione firmata a fine 2021).
L’idea di sventrare lo storico viale dal Marconi fino all’asilo non piace a molti e legittimamente si è acceso in città un dibattito tra favorevoli e contrari, entrambi portatori di argomenti validi e meritevoli di considerazione. Per inciso, si parla dei fantomatici sottopassi mentre la canna della galleria di San Giovanni Reatino sulla Salaria in direzione Rieti continua scandalosamente a rimanere chiusa per lavori iniziati ormai quasi due anni fa, nonostante le promesse di ritorno al transito per lo scorso primo marzo. Tanto che proprio mercoledì si è avuta notizia dell’ennesima estensione dell’impercorribilità almeno fino al 31 di questo mese con uno scarno tweet del Cciss, mentre ieri è uscita un’anonima fonte Anas che a Rietilife ha parlato di aprile. Il tutto senza un piano comunicativo coerente e soprattutto esteso all’intera comunità degli organi di stampa, per lo meno locali (sempre a proposito di cattiva informazione pubblica).
Ma torniamo ai passaggi a livello. Preso da rinnovato interesse, l’ex consigliere Moreno Imperatori ha riaperto il caso con una premessa incontestabile sulla situazione del Reatino: “La causa principale del mancato sviluppo socio-economico è l’insufficienza di collegamenti stradali e soprattutto ferroviari con la vicina Capitale d’Italia”. Perfetto. Almeno finché non si è lasciato prendere la mano con un’intemerata che avrebbe meritato più di un colpo di lima contro “una parte di cittadini capeggiati da tuttologi internauti, da qualche tecnico che si esprime senza avere in mano alcun progetto e da commercianti, magari benestanti, a cui sta bene mantenere l’attuale situazione”. Ecco, anche in questo caso un pizzico di diplomazia, unito al rispetto per le opinioni altrui, non avrebbe guastato. Se non altro per dare maggior corpo alle motivazioni sviluppate nella tesi pro-sottopassi, che così sono invece finite coperte e svilite proprio dal rombo dei suoi stessi improperi.
05–03-2023