Maggio 2023

PERSONE & PERSONAGGI

GLAUCO PERANI: UN UOMO COERENTEMENTE SCOMODO

"Travolti dal vortice della sua vita"

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Il 31 gennaio scorso è venuto a mancare Glauco Perani, Fondatore e presidente dapprima dell’ARFH (Associazione Reatina Famiglie Handicap), punto di riferimento per tante famiglie di Rieti e Provincia, e poi cofondatore, primo Presidente e attuale Segretario dell’associazione Atletica Sport Terapia di Rieti, esempio di tenacia, forza di volontà ed attaccamento alla vita. “La sua mente brillante ci era di supporto in ogni attività amministrativa dell’associazione che da anni curava con dedizione e professionalità – spiega l’attuale presidente Adriana Catini - La sua scomparsa rappresenta una grave perdita per tutti gli associati, per il mondo della disabilità e per l’intera comunità. Porteremo avanti le attività dell’associazione, promuovendo la pratica sportiva per ragazzi con disabilità intellettiva e la loro inclusione sociale, nel ricordo di un uomo che in questi principi aveva sempre creduto ed ai quali aveva ispirato la sua intera esistenza”. Come ben spiega Lelio Bizzarri, psicologo e psicoterapeuta che ne ha tracciato un puntuale ritratto “Glauco apparteneva a quella generazione di persone con disabilità che, volenti o nolenti, sono state pioniere dell’inclusione, quando le tutele legislative per l’integrazione scolastica e l’inserimento lavorativo erano assenti o in stato embrionale. Capacità di sfidare lo stigma sociale, impegno e dedizione etica, sono le caratteristiche sulle quali ha fondato il suo percorso per uscire dall’emarginazione e dall’assistenzialismo passivizzante”. E a ringraziare quanti, sgomenti per la sua scomparsa, hanno voluto lasciare un pensiero sulla sua pagina Facebook, ha pensato  Giulio, a nome anche di tutti gli altri fratelli, attraverso parole toccanti e di grande ammirazione per un uomo che aveva trovato nella fede e nell’impegno sociale il superamento dei propri limiti fisici.

“Come laico devo innanzitutto confessare che Glauco mi ha sempre impressionato per il suo essere uomo di fede. Non una fede consolatoria o rinunciataria ma problematica, critica, nutrita di dottrina ma nondimeno granitica. Voglio dire di più, pochissime persone ho conosciuto che, dicendosi cristiani, siano stati così integralmente “cristiani” nei comportamenti di ogni giorno come Glauco. Mite - senza mai reagire a nessuna offesa o cattiveria, spesso con mio grande disaccordo. Altruista, pronto a sacrificare i propri ridotti tempi e spazi a favore di chiunque gli chiedesse aiuto. Paziente nel sopportare i disagi diretti e indiretti del suo stato: come diceva lui, “l’aver bisogno di altri per alzarsi dal letto la mattina, il non poter uscire di casa se l’ascensore è guasto ....”. Tutto ciò sorretto, come ho già detto da una fede che non ha mai vacillato ma si è rinforzata come effetto - forse paradossale - delle troppe sofferenze che ha vissuto.

Ma per me Glauco è stato anche un grandissimo uomo di speranza. Anche quando i disabili venivano ancora esclusi e reclusi, la nostra famiglia non ha mai avuto dubbi che Glauco potesse e dovesse e meritasse avere un altro destino. Il nostro e il suo capolavoro è stato il raggiungimento, non scontato, dei traguardi importanti per qualsiasi uomo: la laurea, il lavoro, il pieno riconoscimento professionale e sociale. Ma lui non si è fermato ed è andato molto oltre: forse non tutti hanno seguito il suo percorso civile e sociale, ma non ha mai cessato di sostenere con un impegno concreto e personale i diritti di cittadinanza, i bisogni dei più svantaggiati, la lotta per il diritto alla vita indipendente. Soprattutto l’anelito all’indipendenza è stato perseguito da Glauco costantemente - anche, e giustamente, nel tentativo di svincolarsi persino dall’aiuto della sua famiglia - e se non è riuscito a raggiungerlo dal punto di vista fisico lo ha certamente centrato rendendosi un uomo pienamente libero intellettualmente. Credo che ciò sia anche legato ad un’altra delle sue qualità: la mancanza di superbia. Poteva (e io lo ho costantemente incoraggiato in questo senso) cimentarsi negli studi e produrre ricerche o contributi di valore ma non ha mai voluto impegnarsi in questo campo; poteva assumere ruoli politici ma ha sempre rigettato le offerte di qualsiasi partito. Ha lavorato, piuttosto, in piena coscienza e onestà al suo personale progetto di mettere le sue capacità a disposizione degli altri. Ha lavorato ad un capolavoro quasi invisibile: una testimonianza di vita basata sulla restituzione al “prossimo” di tutte le energie residue dalla sua pesante vita personale. Ha quindi aggiunto alle difficoltà di un disabile grave nel lavoro “ordinario”, un impegno costante nel lavoro per gli “altri” - anche oscuro, magari sfruttato o strumentalizzato - con la speranza, o forse la certezza, che ogni piccolo sforzo avesse senso e potesse generare direttamente o indirettamente del bene.

Il punto che mi sta più a cuore è però quello di ricordare la sua capacità di capovolgere la percezione che molti avevano di lui: non soggetto bisognoso di carità ma immenso uomo di carità. Non sto a ricordare quanta beneficenza abbia fatto perché è stato assai più di valore - e di fatica - il suo impegno per aiutare chiunque avesse bisogno. Quindi, non soltanto la speranza in una migliore integrazione dei disabili nella scuola come principio ma l’interesse verso il singolo caso, mettendosi in gioco con contatti personali e la ricerca delle soluzioni più adatte per il singolo bambino. Non soltanto la lotta, da burocrate, contro la burocrazia della sanità, ma l’aiuto alle singole persone anziane o inesperte a trovare l’ufficio giusto, la persona giusta e persino a compilare correttamente un modulo. Ogni giorno, senza pause. Qualche volta ho discusso con persone, anche amiche, che si domandavano se avesse un senso per Glauco vivere con il fardello delle incredibili sofferenze che ha sperimentato: la mia risposta è sempre stata che il senso stava nel bilancio in attivo della sua vita. Ha dato, infatti, agli altri e alla società molto di più del molto che ha comunque ricevuto. La gran parte di ciò che ha ricevuto - con pieno diritto - sono state retribuzioni o prestazioni sociali e sanitarie. Ma il molto di più che ha restituito è consistito soprattutto nel bene che ha fatto per gli altri, qualcosa semplicemente non misurabile con i canoni del valore.

Io ho un grande cruccio: che un’esistenza così ricca non venga compresa o, peggio, segmentata – per un suo facile e banale inquadramento - nelle sue diverse e composite esperienze (il “dirigente sportivo”, oppure il dirigente sanitario, oppure l’attivista dei diritti, e così via). In realtà, è ingiusto inserire Glauco in una categoria perché lui è stato soprattutto e coerentemente un uomo scomodo. Perché i disabili sono scomodi. E perché coloro che vivono da veri “cristiani” sono ancora più scomodi. La verità è che anche noi familiari siamo arrivati a comprendere quanta ricchezza umana Glauco ci potesse dare non per nostra scelta ma perché siamo stati letteralmente travolti nel vortice della sua vita. Pochi altri hanno vissuto la stessa esperienza e si sono messi realmente in gioco con una semplice domanda: “ti posso aiutare? dove vuoi andare? ti ci porto io”. Sono coloro che gli sono stati veramente amici e che hanno potuto godere i frutti della sua vicinanza".

(da Format mar-apr 2023)

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