Ottobre 2019

CALCIO

FC RIETI, PIÙ OMBRE CHE LUCI

calcio

(di Marco Ferroni) Per ricordare un periodo più buio di quello attuale, in casa Rieti, forse non basta neanche riavvolgere il nastro fino all’ormai famosa cacciata dallo “Scopigno” da parte dell’allora assessore allo Sport Marzio Leoncini, alla banda-Vergili e soci (erano gli anni a ridosso del Duemila).

Sette giornate di campionato, sei sconfitte ed un pareggio, 6 gol fatti e ben 18 subìti, la peggior difesa tra le 102 società professionistiche (dalla A alla C) ed un ultimo posto a parimerito col Rende che comincia a fare paura. Ma stavolta più che l’aspetto sportivo, quello che preoccupa la piazza, la tifoseria, l’opinione pubblica e, perché no, anche gli addetti ai lavori è l’involuzione societaria, la stessa che due stagioni orsono ha conquistato l’attuale serie C, ma che in questo momento non è più in grado di andare avanti, di garantire una certa stabilità, sia finanziaria, che sportiva.

Curci da eroe si sta trasformando in carnefice di se stesso, un paradosso, soprattutto per uno del suo calibro che prima di essere un presidente è un tifoso di questi colori. In estate l’iscrizione è arrivata a poche ore dal gong, così come il pagamento degli ultimi stipendi e l’essersi voluto affidare all’”amico” Angelo Fabiani (attuale ds della Salernitana, che a queste latitudini ha già operato tra il ’97 e il ’00) per costruire l’attuale formazione, oggi a posteriori sembra essere stata una mossa azzardata o, comunque, non in linea con quello che Curci si sarebbe aspettato.

Settembre si chiude, poi, nel peggiore dei modi, con due sconfitte in appena quattro giorni: prima il ko di Catanzaro nel primo turno infrasettimanale della stagione (2-0), poi il capitombolo casalingo contro una più che modesta Paganese, che con un gol per tempo - e senza strafare - riapre ferite ancora sanguinanti, che il pareggio col Potenza della domenica precedente sembrava potesse in qualche modo alleviare. In sala stampa addirittura qualcuno, tra i giocatori (Marcheggiani, per la precisione) ha ammonito chi criticava perché, a suo modo di vedere, si stava celebrando il funerale “di un non morto”. Ma a distanza di appena 72 ore da quelle parole, il “non morto” non è stato capace di riprendere conoscenza, di dare segni di vita, di reagire agli impulsi esterni.

Oggi il quadro generale è di una drammaticità più unica che rara: il ritorno in città di Curci dopo un viaggio di lavoro parigino è coinciso innanzitutto col “benservito” al tecnico Mariani, col quale è stato raggiunto di fatto un patto di non belligeranza. “Divorzio consensuale” per evitare che a libro-paga fosse rimasto un altro "cespite” oneroso e la possibilità di guardarsi intorno per affidare la panchina a qualcun altro (Capuano, Negro, Torrente e Cosmi sono i nomi caldi). Resta però da gestire anche la questione societaria che consenta, finalmente, all’imprenditore reatino di passare la mano. Il suo ciclo in amarantoceleste nelle vesti di presidente e proprietario, infatti, sembra essere ormai  arrivato al capolinea. Lo sa anche lui, lo sa da tempo, da quando cioè ha capito che il gioco si stava facendo più grande di lui. Lui che, da gentiluomo, non può stare in una vasca di pescecani. Perché il calcio di oggi, quelli come lui, purtroppo, non li vuole...

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