di Massimo Palozzi - L'’idea non è nuova però resta buona lo stesso. Già sul finire della prima decade del millennio la commissione sulle ex aree industriali presieduta dall’ex sindaco Paolo Tigli aveva individuato l’opportunità di un intervento complessivo volto al recupero dei vari reperti di archeologia industriale abbandonati in città. Nel corso del consiglio comunale di giovedì, il medesimo proposito è tornato di attualità in seguito alla risposta fornita dall’assessore all’Urbanistica Giovanni Rositani a un’interrogazione del centrosinistra sullo stato dell’arte rispetto al piano di riqualificazione dell’ex Zuccherificio presentato da Coop Centro Italia.
Giusto un anno fa, esattamente il 20 aprile 2022, con 19 voti favorevoli e 6 contrari, il consiglio comunale di Rieti aveva approvato l’atto di indirizzo finalizzato alla dichiarazione del pubblico interesse ad interventi di ristrutturazione edilizia, recupero e riuso funzionale per finalità di rigenerazione urbana, di contenimento del consumo del suolo e di recupero sociale e urbano dell’insediamento dell’ex Zuccherificio. Era il passaggio che mancava al definitivo via libera al progetto di riqualificazione presentato da Coop Centro Italia, basato su un grande supermercato al posto dell’attuale punto vendita presso il centro commerciale Futura di via Molino della Salce. Intorno dovrebbero sorgere una palestra, un centro diagnostico, un laboratorio analisi, una struttura dedicata alla riabilitazione degli anziani, uffici, tre ristoranti e spazi per la socialità. Previsti anche interventi sulla viabilità di contorno: due rotatorie per facilitare l’ingresso e l’uscita, insieme a nuovi tratti di pista ciclabile.
A distanza di dodici mesi il progetto risulta però fermo, perché nel frattempo la Regione ad ottobre ha imposto la Valutazione di impatto ambientale. All’epoca l’allora assessore Antonio Emili aveva salutato in maniera entusiastica la procedura speditiva scelta dalla giunta e avallata dal consiglio. “Abbiamo sottratto l’edificio al degrado durato quasi cinquant’anni” fu il suo trionfale commento, mentre molto più caute (e critiche) erano state le opposizioni, secondo le quali si trattava di “un provvedimento pensato male e scritto peggio che danneggia il Comune, la città e anche Coop Centro Italia”, aggiungendo profeticamente come apparisse “chiaro che l’unico obiettivo dell’amministrazione è di carattere propagandistico ed elettorale, visto che non è ancora dato sapere se il progetto presentato è accoglibile o meno”.
In effetti le cose sono andate proprio così. L’atto adottato come colpo di coda dallo scorso consiglio comunale è finito su un binario morto. Passate le elezioni, lo stesso Rositani ha dovuto ammettere che quanto votato un anno fa “non può trovare seguito sotto l’aspetto procedurale”. Per poter avanzare lungo la via tracciata servirebbe infatti il permesso a costruire in deroga, che però non è adottabile senza l’attuazione del comparto a seguito di un piano specifico. “L’amministrazione - ha quindi dichiarato l’assessore - non sta lavorando su un atto di variante puntuale, ma a uno che perimetri le intere aree industriali e ne dichiari l’interesse pubblico, indirizzandone funzioni, infrastrutture ed opere pubbliche da realizzare”.
Ecco allora la novità più significativa, figlia di un cambio radicale rispetto alla corsa per assecondare il progetto Coop. Quello annunciato dal responsabile dell’Urbanistica cittadina e riportato dal Messaggero è infatti un atto propedeutico finalizzato alla sottoscrizione di un accordo di programma che dovrebbe coinvolgere il ministero dello Sviluppo economico e la Regione Lazio, così da poter accedere a contributi pubblici, parallelamente ad investimenti privati. “È in questo quadro organico - ha spiegato Rositani ai consiglieri - che dovremo ottemperare alle diverse esigenze delle aree e alle volontà delle singole proprietà, consentendo a chi è pronto di poter partire anche in autonomia. Le interlocuzioni con i proprietari stanno quindi proseguendo nella direzione di un processo condiviso avvalorato dal momento storico che vede nelle disponibilità dello Stato ingenti somme di investimento e da una filiera istituzionale senza precedenti per l’amministrazione comunale di Rieti”.
Oltre allo Zuccherificio, ad essere interessate da questo nuovo tentativo di recupero sono le ex aree industriali di Snia e Montedison. Da quando la Regione ha rispedito al mittente il frettoloso tentativo della scorsa consiliatura, il Comune ha dunque rivisto in maniera sostanziale la sua politica, virando verso un nuovo approccio basato su un accordo di programma multilivello. Ciò alla luce anche dei fallimenti registrati in passato con la bonifica e la messa in sicurezza delle zone più degradate.
Come si diceva in apertura, l’idea è buona perché finalmente tende a una visione programmatica e non parziale e parcellizzata di una problematica sostanzialmente unitaria. Il rischio, ancora una volta, è che l’eccesso di protagonismo del Comune, che già ha mostrato tutti i suoi limiti con la vicenda Coop, porti ad un ennesimo buco nell’acqua. Il cronoprogramma anticipato dall’assessore prevede infatti che entro un mese gli uffici licenzino la pianificazione di massima da portare all’approvazione del consiglio, per poi concludere l’accordo di programma con Mise e Regione Lazio.
Se tutto dovesse andare come negli auspici di Palazzo di Città, potrebbe davvero trattarsi di una svolta nell’annosa questione del ripristino delle ex aree industriali. Il punto è che nulla è certo. Anche l’anno scorso gli amministratori allora in carica si facevano beffe di chi metteva in dubbio la legittimità dell’operazione, con il risultato di aver perso solo tempo. Ora la storia rischia di ripetersi. Dare per già fatto un accordo di programma tra Comune, Regione e ministero dello Sviluppo economico è oggettivamente un azzardo, nonostante quella filiera richiamata da Rositani che allinea sotto lo stesso colore politico le tre parti potenzialmente coinvolte.
Nel frattempo rimane aperta la questione del mattatoio. Dopo la dismissione di quello a Foro Boario e il trasferimento al nucleo industriale, la struttura è chiusa dal 2017. Saccheggiata di tutti gli impianti e completamente abbandonata, sembra tristemente seguire la sorte delle altre installazioni industriali del centro. Anche l’ultimo tentativo effettuato dalla giunta Cicchetti si è dimostrato tanto velleitario quanto inadeguato. Al bando per ricevere manifestazioni di interesse non ha risposto nessuno e in settimana il capogruppo di Psi, Rieti in salute (non “salute” come scritto sul sito ufficiale dell’Ente) e NOME Officina politica, Carlo Ubertini, è tornato sull’argomento, ricordando come i vizi di origine del mattatoio non siano mai stati sanati, nonostante la gestione passata di mano in mano tra Comune, Asm e privati. Ovviamente l’impianto non rientra tra quelli oggetto dell’accordo di programma su cui sta lavorando il Comune, però è un altro vulnus (anche economico) che l’amministrazione dovrebbe farsi carico di eliminare una volta per tutte.
16–04-2023