a cura di Massimo Palozzi

Gennaio 2022

IL DOMENICALE

È LA POLITICA, BELLEZZA

persone, politica, società

di Massimo Palozzi - Dal fuoco che cova sotto la cenere della politica cominciano a guizzare le prime fiammelle. Il centrodestra ha anticipato tutti annunciando la candidatura a sindaco dell’attuale vice di Antonio Cicchetti e assessore alle Attività produttive e Turismo, Daniele Sinibaldi, nel corso di un’iniziativa a Palazzo Sanizi il 27 novembre (candidatura poi battezzata al cinema Moderno dalla presidente nazionale di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni il 13 dicembre, visto che Sinibaldi di Fdi è il coordinatore provinciale).

Il cosiddetto Terzo polo, che raccoglie Psi, Uniti per Rieti e in posizione più defilata Azione, ha dal canto suo avanzato l’ipotesi Carlo Ubertini, ex assessore della giunta Petrangeli e consigliere comunale socialista di lungo corso. Mancano all’appello centrosinistra (Pd in testa) e Movimento 5 stelle, da tempo faticosamente al lavoro su un accordo di non facile scrittura. Ancora da decifrare rimane infine il percorso di Italia viva e Coraggio Italia. Se quest’ultima ha formalizzato l’appoggio a Sinibaldi, i renziani mantengono un atteggiamento aperto e possibilista dopo aver smentito le ipotesi di alleanza con Forza Italia alimentate dal comunicato licenziato a seguito dell’incontro tra i delegati dei due gruppi lo scorso 2 novembre.

I seguaci di Grillo e Conte hanno ormai abbandonato l’originaria pretesa isolazionista dell’autosufficienza. Potrebbero quindi allearsi localmente con il centrosinistra, ancora però alle prese con la definizione di una proposta unitaria. Il nome più forte sul tavolo è quello di Claudio Di Berardino, attuale assessore regionale al Lavoro e alla Ricostruzione, con un passato da sindacalista della Cgil culminato nella carica di segretario generale di Roma e Lazio. Sulla questione il diretto interessato ha sempre tenuto un profilo basso, manifestando una disponibilità di massima senza mai sbilanciarsi più di tanto. E questo è il miglior indizio che la sua è una candidatura vera e non un ballon d’essai. Su Di Berardino è oltretutto arrivata la benedizione dei vertici nazionali del Partito democratico, che per numeri e organizzazione rappresenta il socio di maggioranza della coalizione oggi all’opposizione a Palazzo di Città. Maggioranza non significa però autosufficienza. Per tentare di riconquistare il Comune il centrosinistra avrà infatti bisogno di quel “campo largo” evocato ormai come un mantra dall’insediamento di Enrico Letta a segretario nazionale, al cui interno compattare i partiti tradizionali ma anche associazioni e formazioni civiche di area.

Su un candidato autorevole e inclusivo si registra del resto una diffusa disponibilità, anche da parte della lista Rieti in comune animata dal deputato Alessandro Fusacchia. La stessa designazione di Ubertini, che per storia personale e qualità politiche incarna una proposta di alto profilo, rientrerebbe senza eccessivo clamore nell’ambito di un disegno ampio e complessivo costruito attorno a una figura di sintesi tra le varie istanze. L’elemento di disturbo che ancora impedisce la quadratura del cerchio è la posizione irremovibile di Simone Petrangeli e dei suoi di Rieti città futura, che insistono per le primarie. L’ex sindaco continua infatti a coltivare la speranza di essere di nuovo in grado di strappare la candidatura alle preselezioni interne, qualora queste si dovessero tenere.

Le primarie sono uno strumento di democrazia diretta contemplate nello statuto del Pd che le ha importate da qualche anno nella scena politica italiana. Logica vorrebbe che, in occasione delle amministrative della prossima primavera, l’individuazione del candidato sindaco passi attraverso questo esercizio. In realtà, a Rieti le primarie del centrosinistra svolte alla vigilia delle elezioni del 2012 si trasformarono in una mezza Caporetto per i dem, incapaci di convogliare le preferenze su un unico nome. Ai gazebo gli elettori trovarono sulla scheda il centrista ex Cisl Franco Simeoni insieme ad Annamaria Massimi, di provenienza Ds. Risultato: i due concorrenti finirono per eliminarsi a vicenda favorendo la vittoria del vendoliano Petrangeli (il quale di lì a poco sarebbe stato eletto sindaco interrompendo il dominio della destra cominciato con il primo mandato di Cicchetti nel 1994).

Memore di quanto avvenne dieci anni fa, è comprensibile la riluttanza dello stato maggiore piddino. Naturalmente non è solo il timore di un bis in idem a frenare il partito che a Rieti esprime tra l’altro un deputato (Fabio Melilli, presidente della Commissione Bilancio della Camera) e un consigliere regionale (Fabio Refrigeri). Le suggestioni del passato sono un monito da non sottovalutare. Il presente impone tuttavia scelte votate alla più ampia condivisione nel tentativo di estendere la coalizione. E se partiti minori e liste civiche potrebbero comunque decidere di affrontare la prova delle primarie, soggetti più autonomi troverebbero al contrario motivi di impaccio tanto ostativi da essere considerati insuperabili.

Il Terzo polo riunisce ad esempio forze di ispirazione progressista indisponibili ad appoggiare Sinibaldi ma ora minacciano di correre da sole, almeno al primo turno, pur di non misurarsi alle primarie. Discorso analogo vale per il Movimento 5 stelle. I grillini reatini non parteciperebbero infatti alle primarie del centrosinistra e non avrebbero altra alternativa che presentarsi con un proprio candidato di bandiera. La prospettiva muterebbe invece radicalmente qualora il profilo del candidato sindaco di coalizione uscisse da un ragionamento collettivo come quello tentato da settimane dallo steso Pd attraverso i tavoli di confronto con le altre realtà interessate al progetto.

In attesa che il quadro si chiarisca definitivamente, lunedì scorso l’ultimo consiglio comunale dell’anno si è occupato del conferimento delle cittadinanze benemerite e onorarie. I riconoscimenti sono andati a personalità di indiscutibile valore come Andrea Milardi, compianto padre dell’atletica reatina, e l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio, nonché presidente della Fondazione Flavio Vespasiano, Gianni Letta. Ma se queste due proposte sono state approvate all’unanimità, la massima assise cittadina si è invece spaccata sul nome del principe Lodovico Potenziani. Il centrosinistra ha infatti votato contro la concessione della cittadinanza benemerita, passata con i soli voti della maggioranza di centrodestra.

Liquidare in poche battute la complessa figura di Potenziani e l’epoca in cui visse è impossibile. Certamente contribuì con passione ai progressi di Rieti lavorando ad esempio al fianco di Nazareno Strampelli nelle avanzatissime attività di ricerca agraria. Nel 1923 si adoperò molto per contenere i danni della catastrofica alluvione che colpì la città, incontrando per la prima volta Benito Mussolini dal quale nel 1929 venne nominato senatore insieme a Strampelli. Sempre a lui si deve la realizzazione della funivia del Terminilluccio agli inizi degli anni Quaranta.

Nella sua lunga attività pubblica Potenziani collezionò importanti e prestigiosi incarichi anche di livello internazionale, il più caratterizzante dei quali fu quello di governatore di Roma ottenuto nel dicembre 1926 per volere del duce in concomitanza con la creazione della provincia di Rieti. Potenziani fu dunque organico al fascismo e sempre convintamente monarchico anche dopo l’avvento della Repubblica. E fu inoltre il rappresentante di quel latifondo dove pochi privilegiati senza merito dominavano a danno di una massa di braccianti ridotti alla soglia della schiavitù. Non va dimenticato che in quegli stessi anni Florido D’Orazi, socialista e primo segretario della Camera del lavoro reatina, diventava il leader dei contadini arrivando ad organizzare il clamoroso sciopero dell’agosto 1920 con il bestiame portato in città da tutta la Piana e legato per tre giorni lungo le mura medievali e agli alberi di viale Maraini.

Questo stigma continua a pesare nella valutazione umana e politica del principe. Il vero problema oggi non è però il giudizio su un personaggio di indubbio rilievo, quanto il tentativo di accreditamento di una visione del mondo sconfitta dalla storia da parte di certa destra reatina.

A Potenziani Rieti ha peraltro già dedicato una via, quel breve tratto di strada da via Pennina a via Pescheria, davanti all’ex mercato coperto. Dunque da sempre non lo considera un paria ma una personalità degna di uno dei massimi riconoscimenti civici. Serviva anche tributargli l’onore della cittadinanza benemerita nell’anno che segna il cinquantenario della morte? Forse no, tenendo peraltro conto delle ben più pressanti emergenze da affrontare. Averlo fatto non è comunque uno scandalo e il centrosinistra non avrebbe sfigurato né, tantomeno, tradito i valori fondanti delle forze che lo compongono se si fosse posto in maniera meno intransigente. Le critiche a mezzo stampa rivoltegli con scomposta durezza dal presidente della commissione Cittadinanze Moreno Imperatori sono in ogni caso fuori luogo: motivi di dissenso verso una delibera premiale come quella approvata sei giorni fa ce ne sono davvero parecchi.

A Rieti si visse già un episodio analogo subito dopo la caduta del nazifascismo, quando il sindaco socialista Angelo Sacchetti Sassetti minacciò le dimissioni se non si fosse cambiata l’intitolazione del teatro a Flavio Vespasiano. Con le piaghe ancora sanguinanti della persecuzione contro gli ebrei e del loro sterminio, pareva al primo cittadino un abominio celebrare i distruttori di Gerusalemme. Sacchetti Sassetti intimò di cambiare il nome con quello del musicista reatino Giuseppe Ottavio Pitoni, vissuto a cavallo tra il sei e il settecento, e di oscurare la volta ridipinta nel 1901 da Giulio Rolland con la rappresentazione proprio del trionfo di Tito che sfila su una quadriga accanto al padre mostrando i tesori depredati a Gerusalemme tra cui la Menorah d’oro, il tradizionale candelabro a sette bracci simbolo della religione ebraica.

La polemica si spense comunque abbastanza rapidamente. La giunta respinse l’ingiunzione e alla fine le bellicose intenzioni del sindaco rientrarono senza ulteriori conseguenze. Buon 2022.

 

02 -01-2022

condividi su: