(di Massimo Palozzi) Non sono ancora chiare le ricadute per Rieti della larga vittoria del Sì al referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari. Molto dipenderà dalla nuova legge elettorale e da come saranno ridisegnati i collegi. In ogni caso la riduzione della rappresentanza politica del territorio appare scontata, a prescindere dal paragone con la legislatura in corso che annovera addirittura quattro deputati riconducibili a Rieti.
In passato la provincia ha espresso un numero di parlamentari più ridotto ma continuativo. La tradizione rischia ora di interrompersi, a meno che non emergano figure autorevoli e politicamente molto forti, capaci di imporre la propria presenza in posizione vincente nelle candidature a partire dalle prossime elezioni.
Il deficit di rappresentatività era uno degli argomenti forti sostenuti dai fautori del No, ma a questo punto i rimpianti non hanno senso. Lo snellimento di Camera e Senato è un dato acquisito e bisogna fare di necessità virtù, badando piuttosto alla qualità delle relazioni. Già nella situazione data l’interlocuzione con la base è stata non di rado complicata. Le (eccessivamente?) alte aspettative riposte negli inquilini nostrani di Montecitorio e Palazzo Madama si sono spesso scontrate con difficoltà di dialogo e con oggettivi impedimenti che hanno frustrato desideri e rivendicazioni provenienti dal basso. Se in ragione del taglio appena approvato la rappresentanza parlamentare reatina dovesse venire a mancare, toccherà ai partiti e alle istituzioni locali trovare una sponda altrove. Non sarà semplice. Storicamente Rieti è un’area di confine. Fino al 1992 è stata aggregata a Perugia e Terni nella circoscrizione umbro-sabina per la Camera dei deputati. Attualmente sta insieme alle altre province del Lazio (esclusa quasi tutta quella di Roma) nella circoscrizione Lazio 2. Dal 2017 è finita invece nel collegio uninominale Lazio 6 per il Senato, conosciuto come Guidonia Montecelio, e da tempo non esprime più un senatore. L’ultimo ad essere eletto è stato il compianto Angelo Maria Cicolani nel 2008. Ce ne sarà mai un altro?
DOVE FINIREMO?
Alta politica vs ordinaria amministrazione

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