a cura di Massimo Palozzi

Luglio 2023

IL DOMENICALE

CHIUDE LIBERI SULLA CARTA, TANTO PER CAMBIARE

cultura, eventi, liberi sulla carta, politica

di Massimo Palozzi - La citazione letteraria sarà pure scontata, ma la vicenda di Liberi sulla carta è davvero un pasticciaccio brutto. E proprio come nel romanzo di Carlo Emilio Gadda, qui il colpevole non si troverà mai perché tutti i protagonisti a vario titoli coinvolti nella trama proclamano un’innocenza difficile da scalfire.

Liberi sulla carta è una fiera dell’editoria indipendente che da 15 anni si svolge in provincia. Dapprima a Farfa, poi coinvolgendo il capoluogo, con Rieti a fare da vetrina a giornate culturali di raro pregio (tanti e rinomati sono i nomi degli autori transitati per la rassegna, protagonisti ogni volta di edizioni davvero memorabili).

Per una città come la nostra Liberi sulla carta costituiva un evento di assoluta eccellenza, un passaggio che con levità riusciva a portare una ventata di cultura “alta” senza l’affanno della seriosità. In una parola, si rendevano fruibili a un’utenza vasta le migliori produzioni letterarie in circolazione con il sovrappiù della promozione delle piccole case editrici, che innervano con la loro vitalità quest’epoca di multimedialità effimera e di scorciatoie social.

Il motivo della resa lo hanno spiegato gli stessi organizzatori in un lunghissimo post su facebook. “Il Comune di Rieti ci ha comunicato di avere difficoltà a prevedere un contributo economico per la manifestazione e ha anche rappresentato imprevisti (e assolutamente comprensibili) problemi logistici, per noi impossibili da superare nel poco tempo a disposizione, malgrado la volontà dell’Ente di farci valutare soluzioni alternative. Accogliendo il precedente invito del Comune di Fara in Sabina a tornare a Farfa, abbiamo deciso di concentrare nel borgo sabino l’edizione 2023, in attesa di poter fare una riflessione più ampia con il Comune di Rieti per trovare possibili soluzioni future. Eppure anche questa strada ad oggi si è dimostrata impraticabile: non avendo ottenuto alcun reale e concreto riscontro circa l’impegno del Comune di Fara in Sabina, e lo stesso dicasi per la Regione Lazio cui avevamo chiesto di confermare il finanziamento della scorsa edizione, è venuta meno ogni possibilità di far tornare la manifestazione nel luogo dove si è svolta dal 2010 al 2017”.

Il solo finanziamento della Fondazione Varrone non è infatti sufficiente a sopportare lo sforzo economico necessario per una kermesse di tale livello. Così, dopo 15 anni, si chiude. Forse definitivamente o forse no. Ma come sempre avviene a Rieti, sotto la perenne alea di un domani incerto e nebuloso.

In questi anni Liberi sulla carta ha allestito in maniera gratuita decine di spettacoli con i più importanti attori, ha ospitato oltre duecento scrittori, un centinaio di case editrici, premi Strega e Campiello, esordienti ed autori di fama internazionale. Ha realizzato pubblicazioni di libri e riviste, stimolato il pubblico con laboratori di scrittura creativa e premi letterari, coinvolgendo lettori, volontari, organizzatori, scuole, circoli, fondazioni, musei, artisti e media, con un indotto di centinaia di migliaia di euro spesi quasi interamente sul territorio.

L’accusa per la disfatta non è diretta, ma dall’analisi del lungo addio qualche responsabile in controluce emerge. Il Pd reatino lo individua nei Comuni di Rieti e Fara Sabina, nella Regione e nella filiera istituzionale unita dal medesimo colore politico. E la stessa amministrazione del capoluogo avverte il dovere di replicare, sentendosi tirata in ballo. Solo che la toppa è peggiore del buco. Non tanto nello specifico, quanto per il contesto generale che viene evocato.

Scrive l’assessore alla Cultura Letizia Rosati: “Siamo particolarmente dispiaciuti della notizia della sospensione di Liberi sulla carta. Abbiamo fatto tutto il possibile per garantire la prosecuzione dell’evento. Come noto, il Comune di Rieti ha scelto di destinare la Sala polifunzionale di Santa Lucia al nuovo corso universitario di Economia circolare in partenza nell’anno accademico 2023/2024; una scelta che riteniamo possa essere condivisa e sostenuta da tutti coloro che desiderano la crescita, anche culturale, della nostra Città”. A breve però cominceranno i lavori di allestimento degli spazi a cura delle Università per consentire l’avvio delle lezioni nel mese di settembre. Spazi che dunque non saranno utilizzabili per la fiera dell’editoria (a fronte di questo impedimento oggettivo, il Comune aveva offerto agli organizzatori altri ambienti, che però non sono stati ritenuti congrui).

Quanto alla questione economica, l’assessore respinge eventuali responsabilità dell’ente. “Una manifestazione di tale livello ha dei costi che il Comune non potrebbe mai sostenere nella sua totalità, tanto che non lo ha mai fatto, impegnandosi, quando possibile, come nell’edizione dello scorso anno, ad un piccolo contributo oltre alla concessione degli spazi”.

A leggere il j’accuse degli organizzatori di Liberi sulla carta, non si direbbe però che il rammarico fosse rivolto alla mancata copertura da parte del Comune dell’intera somma necessaria alla sopravvivenza della fiera. Il riferimento della responsabile culturale dell’amministrazione reatina appare quindi quantomeno fuori fuoco rispetto alla frustrazione esternata dai responsabili della rassegna. Non è infatti di questo che si sta parlando, benché stridano certe scelte assai onerose compiute di recente dalla stessa amministrazione per informare quotidianamente il popolo sopra ogni metro di asfalto colato su via Tancia, come se fosse chissà quale merito e non un dovere minimo quello di garantire la percorribilità delle strade.

È tuttavia la prima tesi difensiva a tradire la fragilità di politiche non strutturali. Nemmeno la recente approvazione in giunta del progetto definitivo della Casa della cultura – Parco della musica all’ex mattatoio di Foro Boario pare in grado di superare lo stallo. I quasi 7 milioni di euro stanziati per un nuovo teatro da affiancare al glorioso Flavio Vespasiano rappresentano senz’altro un investimento forte per riqualificare un’area periferica abbandonata da tempo. E se va apprezzata la continuità amministrativa (il piano rientra nell’ambito del programma Parco circolare diffuso varato nel 2016 dall’unica amministrazione di centrosinistra degli ultimi trent’anni guidata dal sindaco Simone Petrangeli) il lancio di questa iniziativa, i cui dettagli saranno illustrati il prossimo 27 luglio, non basta purtroppo a cancellare il senso di precaria occasionalità che a Rieti si registra spesso e che la vicenda di Liberi sulla carta conferma appieno. Non foss’altro per il fatto che già a maggio del 2020 era stato pubblicato l’avviso relativo alle procedure di gara per l’affidamento degli incarichi di progettazione e dei restanti servizi tecnici per la trasformazione dell’ex mattatoio, con consegna entro 130 giorni degli elaborati pronti per la fase esecutiva a sostegno dell’intervento che l’allora assessore ai Lavori pubblici Antonio Emili aveva definito “l’investimento più cospicuo di Rieti 2020”. Dopo tanto clamore mediatico, il progetto è stato invece accantonato per essere riesumato ad oltre tre anni di distanza, celebrato come un evento epocale dal sindaco Daniele Sinibaldi e dal successore di Emili come assessore ai Lavori pubblici, Claudia Chiarinelli.

Tornando alla chiusura di Liberi sulla carta, la giustificazione del Comune circoscritta al punto è validissima: abbiamo destinato i locali all’università e non possiamo ragionevolmente distoglierli da questa loro nuova funzione per un evento della durata di qualche giorno. Nulla da eccepire, tanto più considerando che è stata la precedente amministrazione a contribuire a portare la manifestazione nel capoluogo. Se però cerchiamo di volare un tantino meno bassi, si comprende nella sua deflagrante mestizia come a Rieti si continui a procedere senza una visione d’insieme e senza un’adeguata programmazione. La gestione degli spazi disponibili dovrebbe prevedere un’analisi preventiva del loro utilizzo. Con riguardo all’università, poi, mostra tutti i suoi limiti lavorare per spot all’insegna dell’improvvisazione, cercando luoghi per ospitare la didattica senza un piano preciso e coordinato. L’ideale sarebbe la creazione di una cittadella universitaria, ma anche senza arrivare a tanto, un minimo di coerenza dovrebbe sussistere. Invece si va avanti a tentoni, recuperando un edificio di qua e uno di là per alloggiare i vari corsi di laurea, sottraendo però spazi a utilizzi alternativi e altrettanto remunerativi in termini culturali.

Il risultato è che apre Economia circolare a chiude Liberi sulla carta: uno a uno e palla al centro.

 

16-07-2023

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