di Matilde - Fallerini - Nel Rione Porta Conca c’erano tre forni, in via Bevilacqua ce n’erano due, il forno Figorilli e il forno di Panecottu Turutu all’inizio della via. Su via della Ripresa c’era il forno di Faustino, preso poi dai Vittori-Taddei, sfrattati da via del Forno dalle continue pianare. Proprio all’angolo tra via della Ripresa e vicolo Santa Caterina c’era un mulino adiacente lu furnu dde Lorenzo ( ricordi di Vincenzo Parisi ). Ma i forni di Figorilli e di Lorenzo avevano due persone che li rendevano inconfondibili: due personaggi, che per anni, hanno incrementato la “ densa e sfrangiata “ tipologia reatina: Annuccia dde Piacentina e Fossittu. Vivevano e lavoravano in questo Rione,era quasi impossibile separare questi personaggi da Porta Conca. Il primo incontro che i Vittori fecero, quando giunsero in via della Ripresa, fu quello con Annuccia dde Piacentina, che abitava proprio sopra il forno dde Faustino poi dde Lorenzo, conoscere e non conoscere Annuccia non era poi così importante, perché era essa stessa che conosceva tutti e tutto. E l’offesa più grossa che le si potesse fare, era il riuscire a fare un qualcosa che lei non sapesse o che potesse sapere da altri. Offesa irrimediabile, offesa atroce... Anna Cocco conosciuta da tutti con il nome di Annuccia dde Piacentina aveva avuto sei figli. Annuccia nel forno prima dde Faustino e poi dei Vittori, si era posto il compito di smistare, coordinare,organizzare, decidere, catalogare tutto ciò che aveva a che fare con il pane, perché il pane era un lavoro tra donne, in funzione delle donne... E il forno di prima non era il forno di oggi, il forno serviva a cuocerlo il pane, non solo a vederlo. Così tutti: Minicuccju in via Pellicceria, detto anche Cicciovenerdi, Bellufiore,Sorgi, Santoprete,Faraglia... I forni cuocevano soltanto, perché ogni famiglia creava il pane e fare il pane in una famiglia significava serenità, unione... Più o meno fino alla prima guerra mondiale i forni lavoravano soltanto per cuocere, la famiglia lo produceva e la mattera era la sancta santorum che custodiva allineati i filoni di pane. C’era un legame tra il forno e la famiglia, il fornaio che ogni notte andava da una casa all’altra per stabilire i tempi e la modalità della cottura del pane: ... mitti lu lievitu, poi verso le 4/5 del mattino ripassava casa per casa e diceva: ‘ndrii, che significava mettere la massa insieme, perché il forno non era ancora pronto, poi se diceva: ‘ndrii e spiana, significava che il forno era pronto per cuocere. Così i filoni venivano messi sulle taule e si portavano al forno coperti con lucchesine e pollacche. La grade regolatrice per infornare il pane prima da Faustino e poi da Lorenzo era Annuccia dde Piacentina, che posizionata davanti alla porta comunicava i tempi e i modi: tu a le 3... tu a le 4. Piacentina con in mano una aggiornata nota di nomi, famiglie, orari, con scritto se era pane o ciammellette, pizze o quant’altro... Tra il pane e il forno c’era Piacentina, impossibile scavalcarla o deviarla...Altro personaggio era Fossittu, Gaetano Fosso, lavorante nel forno di Figorilli. Fossittu era un eroe della notte, era una mina vagante che poteva esplodere dovunque con la sua carica di inesauribile arguzia. Il mondo di Fossittu era il mondo di Zeffera, di Greco, di Sfonnabbutti, Paparottu, Murzelletta, Picchjocchjera, Robbertaccju, Colomma ‘ nfossa. Ma Fossittu era il mattatore delle notti povere reatine, viveva di scherzi... lo sa Lu Sbringu, sensale che abitava in Porta Conca, teatro delle spettacolari notti di Fossittu. A notte fonda Fossittu usciva dal forno e svegliava Lu Sbringu: “ Sbrii, buttame un furminante “ e Lu Sbringu gli gettava un fiammifero... dopo un po’ lo risvegliava: “ Sbrii buttamene un antru che illu non s’e’ appicciatu “ e così per quasi tutta la notte e per più notti. E Lu Sbringu assonnato gli gridava: “ te pozza ‘eni lo marferutu “... La stessa cosa la subì la notte di nozze, Checco, custode dei bagni di Porta Conca. Quando aveva qualche pomeriggio libero Fossittu si divertiva a vestire la sua cagnetta Franca, con grembiule, fiocco e cappellino e la portava scuola a Santa Caterina, entrava nel collegio, si scusava con la suora per il ritardo e poi rivolto alla cagnolina diceva:” Saluta la sorella, brutta gnorantona “...
Da “ forse un inverno, forse un amore “ di A. F. Milli
La foto presa da libro ritrae Anna Cocco, Annuccia dde Piacentina il giorno del matrimonio della nipote nel 1960