(di Stefania Santoprete) Incontriamo l’assessore Formichetti in un momento non troppo favorevole, rimpallato tra dirigenti e diversi settori per riparare un montacarichi indispensabile per introdurre le scenografie in teatro: impegno di spesa 2mila euro, tempo investito per la soluzione della pratica... troppo! Incredibile a dirsi ma... rischia di perdere l’aplomb per questo.
Pentito del ritorno?
“Questo no. Mai avrei pensato che un’esperienza durata 18 anni (record italiano di continuità nell’assessorato) dopo una pausa di 5, potesse riaprirsi. Merito o colpa anche della profonda amicizia e stima che mi lega a Antonio Cicchetti che per primo mi offrì questa grande opportunità, lasciandomi spiazzato.” Giornalista-pubblicista dagli anni Ottanta, Laurea e specializzazione in Letteratura Italiana, Diploma di Scuola Archivistica Paleografia e Diplomatica, Scuola Internazionale di Biblioteconomia Vaticana (solo 107 ammessi l’anno da tutto il mondo): ha le caratteristiche giuste per essere un tecnico. La scaffalatura aperta della Biblioteca Paroniana e la sistemazione nei piani nascono direttamente su modello vaticano. Da sempre orgoglioso di questo gioiello: “Il fondo antico della nostra biblioteca, con i Codici che vengono dai conventi, con il Fondo di mons. Paroni, e poi la biblioteca per ragazzi, il fondo specifico locale, l’emeroteca: da far invidia a città di 200mila abitanti, giudicata la più bella del Lazio oltre quelle storiche di Roma.”
E’ nuovamente in questo ufficio ma come si è sentito dinanzi all’ondata di polemiche che rivendicavano i nuovi volti promessi in campagna elettorale?
“Dopo avere rinnovato la mia disponibilità, con l’attestazione di stima testimoniata dalle preferenze raccolte, ho sempre lasciato che Antonio facesse ciò che riteneva opportuno: non ci siamo mai sentiti dopo le elezioni fino ala comunicazione della nomina.”
In questi 5 anni è rientrato nel suo mondo che è quello della ricerca e della scrittura, con grandi soddisfazioni, ma qual era il suo sentire rispetto all’amministrazione cittadina?
“Di indignazione. Anziché continuare, incentivando il lavoro svolto commettevano delle negligenze inimmaginabili. Ero profondamente dispiaciuto nel vedere cose costruite con tanto amore ed impegno sfaldarsi. “Rieti Città d’Arte e di Cultura” come dicitura, è scomparsa completamente, non un cartello sebbene li avessi sollecitati, non più versata la quota che serviva per rimanere all’interno di questo gruppo a livello nazionale (credo 400 euro!). Hanno smesso di dare il contributo alla Fondazione Vespasiano, sfrattandola da questi locali (fortunatamente accolta dalla Varrone), dopo che era stato il Comune stesso, quale socio fondatore, a volerla per curare il festival e come ente di appoggio al Teatro. Però è passato, non voglio fare polemiche.”
C’è a detta di alcuni un ‘mostro’ che incombe sul retro del nostro teatro, da lei sempre difeso: vogliamo spiegare di cosa si tratta?
“Questa struttura nasce a seguito di un progetto che viene finanziato dalla Regione Lazio, dall’assessore Giulia Rodano di Rifondazione Comunista a cui mi lega stima reciproca. Abbiamo addirittura ottenuto l’autorizzazione della Sovrintendenza dopo aver recuperato la documentazione che testimoniava l’esistenza nel passato di un’area coperto. Il nostro meraviglioso teatro purtroppo non ha lo spazio necessario per renderlo ‘teatro di produzione’. Se vogliamo realizzare una rappresentazione di sana pianta abbiamo bisogno di ambienti per scenografia, sartoria, prove… creando così anche indotto. Ci sarà una sala di 240 mq. utilizzabile anche per incontri e conferenze. Sopra ci sarà un giardino, uno spazio all’aperto che mi auguro possa accogliere manifestazioni estive e concerti. Doveva essere inaugurato nel 2011 e l’assessore Rodano sarebbe stata seduta al mio fianco nonostante le diverse convinzioni politiche. Ora la ditta Rossetti dovrebbe terminare entro la primavera i lavori, contemporaneamente al restauro del Circolo di Lettura fatto dalla precedente Giunta. Da fine ottobre però, fino a maggio, i musicisti locali avranno a disposizione l’atrio del Flavio Vespasiano per i loro concerti ogni domenica pomeriggio. Diamo spazio gratuitamente alla loro capacità e permettiamo loro di finanziarsi attraverso la gestione degli ingressi.”
La mezz’ora antecedente l’intervista è stata di fuoco per lei e i suoi collaboratori, come ci si muove tra queste maglie passando all’operatività immediata?
“Inconcepibile! E’ da impazzire! Mi rendo conto dell’importanza della burocrazia per disciplinare, ma credo si esageri. Oltre le direttive del Governo centrale c’è il regolamento interno che provvederò quanto prima a semplificare. Anche perché nato da un’esigenza che io contesto assolutamente: quella di esternalizzare il teatro.”
La precedente Giunta l’attribuiva agli alti costi necessari al mantenimento della struttura.
“Sono scelte, politiche. Se nell’800 un gruppo di persone appoggiate da una banca non avesse pensato a creare una struttura come il teatro non ne parleremo oggi! Il Teatro, come il Museo, la Biblioteca, ha una redditività differita. Non è un’azienda, un negozio, con ricavi immediati. Se poniamo questi servizi come punto essenziale facciamo crescere culturalmente la Città e quindi la qualifichiamo, rendendola più attraente. Altro punto fondamentale per me è la Scuola, i Giovani: al Reate Festival vengono ora 1400 ragazzi, al Museo non visite guidate che annoiano ma progetti didattici partendo dall’aula.”
Qualcuno giudica ‘sacro’ il palcoscenico e recentemente sui social si è assistito ad un dibattito relativo all’opportunità o meno di dare accesso ai Gruppi teatrali vernacolari.
“La rappresentazione dialettale ha una dignità assoluta, è quanto la tradizione culturale ha trasmesso, dai romani ad oggi. Siamo quelli della ‘commedia’, la tragedia appartiene al mondo greco. Sono i naturali discendenti di Plauto, Terenzio. Hanno il diritto di stare in teatro.”
Nel suo futuro?
“Aver optato per il predissesto è stata una scelta che comporterà condizionamenti capaci di bloccare interi settori, come il mio. Una strada percorsa dalla precedente Amministrazione difficile da comprendere tenendo conto che eravamo 29° per indebitamento e che nessuno degli altri che ci precedevano lo ha fatto. Dovrò attingere a finanziamenti regionali che passano attraverso privati, altre associazioni. Questo ad esempio è sempre accaduto con l’ATCL per la stagione teatrale: i 490 posti disponibili non garantirebbero copertura per rappresentazioni di un certo livello (orgoglioso della presenza di Gabriele Lavia: esordio a Firenze e poi a Rieti). Ma è mia volontà riprendere la tradizione che ha caratterizzato i miei diciotto anni dell’assessorato. Stiamo lavorando ad un progetto splendido con la Curia, La Valle del Primo Presepe, al quale collaboro da ottobre dello scorso anno, onorato della chiamata del Vescovo. Poi tornerà il Carnevale…”
I suoi rapporti con la Fondazione Varrone
“Ho già parlato con il Presidente che è favorevole, dopo la riapertura, alla collaborazione tra le due biblioteche: potranno esserci grandi soddisfazioni.”