La notte scivola veloce verso l'alba, gli occhi faticano a seguire l'ago e il tavolo è ancora invaso di ali d'angelo e stelle di Natale in un groviglio di pizzi e nastri da dipanare il più presto possibile; il tempo in laboratorio non basta più e l'appendice casalinga, anche se faticosa, è più produttiva, nel silenzio notturno, un punto dietro l'altro, insieme al feltro posso cucire anche i miei pensieri, ritmati dal ronfare del micio davanti alla stufa. Quando sarà di nuovo giorno la stanchezza sparirà perché non ci sarà tempo di pensare.
Sembrava impossibile, all'inizio di questo anno, che non è stato molto clemente sotto tanti punti di vista, risollevarsi da un altro ancora più triste, anche perché gli effetti di certe devastazioni non sono solo il dolore e la paura del momento, ma lo strascico che ne segue nel lungo periodo. Riprendere la forza e lo stimolo per stringere i denti e non mollare non è stato facile, così come sopportare le giornate quasi deserte di persone e di idee, mentre le aziende continuavano a proporre i loro eventi e io ero sempre più combattuta se osare o tirare un po' a campare.
Poi, pian piano, ogni giorno un tassellino in più, ho visto le persone tornare, con la voglia di riprovare, di riallacciare un filo interrotto bruscamente, riprogrammare gli eventi, ripristinare iniziative e mercatini, nuova linfa per me, quella che mi permette di fare nottata e non sentirne la fatica, se non quella fisica.
La stessa linfa mi ha aiutato ad affrontare un momento di difficoltà personale, perché la vita ci riserva anche sorprese amare a volte; mai come in questa occasione, avevo sperimentato il potere terapeutico della creatività, mi è stato di rifugio quando la realtà diventava insopportabile, quando avevo solo voglia di scappare. Sulla propria pelle si può sopportare qualunque dolore, ma la malattia di un figlio sconvolge, ti spegne dentro, ti isola,ti toglie la voglia di alzarti la mattina in cerca di motivazioni.
Ho trovato la forza nella capacità di inventare, così da non pensare, nella vicinanza di chi come me viveva altre tragedie e cercava appiglio a sua volta. Mai come in questo frangente, il mio laboratorio è stato così rassicurante, un via vai di angeli con le mani in pasta.
Ora il peggio è passato, anche se ci vorrà ancora tempo e sofferenza; la vita è cambiata, paradossalmente in meglio, si vive dell'essenziale, questi fili e queste pezze variopinte sono oro per me, posso affrontare qualunque cosa, con un po' di capelli bianchi in più, forse, ma anche con tanta grinta in più.
Eccoci a ridosso del Natale, con tante apette all'opera, cercando di dare ognuna un'impronta personale alle proprie creazioni, elaborando oggetti più raffinati, meno dozzinali di quando magari le cose si vendevano un po' da sole, mi sembra che si stia dando più attenzione al regalo artigianale, personalizzato a seconda del gusto del destinatario. Solo ricordiamoci che dietro un lavoro fatto a mano c'è tanto tempo di realizzazione e anche il tempo dell'artigiano dovrebbe avere un costo, invece spesso ce lo dimentichiamo, magari, col fatto che c'è la crisi, si pensa di poter limare il prezzo a volontà, non spegniamo la passione che anima chi lavora con cura meticolosa , dal minuscolo presepe al grande paesaggio, dal piccolo topo alla grande renna: per noi artigiani ogni pezzo venduto è un pezzetto di noi che se ne va! Vi lascio il mio “Buon Natale” che sa di mille parole non dette, di mille grazie per l'aiuto che sapete darmi anche solo leggendo queste righe!