a cura di Manuela MARINELLI

Agosto 2019

CARATTERI ORIGINALI

ANTONIAZZO ROMANO E ANDREA DEL VERROCCHIO

arte

(di Manuela Marinelli) Si è conclusa il 14 luglio la prima retrospettiva mai realizzata sull’opera di Andrea del Verrocchio, il maestro di Leonardo. La bottega di Verrocchio è stata una delle più importanti del Quattrocento, vera e propria fucina di geni, fra i quali Perugino e, appunto, Leonardo. Oscurati dai protagonisti di quella che Vasari definì Maniera Moderna, i pittori italiani del Quattrocento verranno sistematicamente sottovalutati fino quasi alla fine del Settecento.
Proprio Vasari, riferendosi ai quattrocenteschi li definirà artisti dalla “maniera secca”, assegnando loro una connotazione esplicitamente negativa. La storia dell’arte è rimasta ancorata per lungo tempo a questa concezione così che artisti straordinari sono stati per lungo tempo misconosciuti. Le loro opere svendute ai collezionisti, specialmente d’Oltralpe, perché considerati pittori “minori” e “primitivi”. Chilometri di affreschi e mosaici sono stati volontariamente distrutti per far posto a manufatti del Cinquecento o barocche. L’incuria, le guerre e l’indifferenza hanno fatto il resto. La recente retrospettiva su Andrea Verrocchio a Firenze e la precedente su Antoniazzo Romano a Roma, hanno messo in evidenza quanto ricca sia l’arte del Primo Rinascimento e quante implicazioni inedite si possano intrecciare fra i suoi protagonisti.I molti artisti che affluirono a Roma, per soddisfarne la ricchissima committenza, transitarono nella celeberrima bottega di Antoniazzo. Fra questi anche Andrea Verrocchio, attivo alla Sistina dal 1481 al 1482. A dimostrazione della temperie culturale in cui si muoveva Verrocchio, nella mostra di Firenze era esposta anche un’opera di Antoniazzo. Si tratta di una Natività del 1485-1490, conservata al Metropolitan Museum di New York, in cui è possibile rintracciare uno studio del paesaggio di ascendenza verrocchiesca. Antoniazzo dunque apprese da Verrocchio alcuni aspetti stilistici ma a sua volta Verrocchio, a Roma, trovò nell’efficientissima bottega di Antoniazzo, un valido sostegno offerto dalla “turba di lavoranti” che affollavano la bottega dell’Aquili.

La nostra città conserva alcuni dipinti di grande rilevanza di Antoniazzo e del figlio Marcantonio, come la prima opera certa di Antoniazzo, la  Madonna del latte e committente del 1464. La grazia e la dolcezza delle Madonne di Antoniazzo indussero Roberto Longhi, insigne storico dell’arte del Novecento, a paragonarle a quelle di Antonello da Messina.
Il nostro patrimonio storico artistico è immenso, ma non infinito, su di esso si fonda la nostra identità culturale e ideale che ci ancora al passato per consentirci di proiettarci con sicurezza verso il futuro. Su questo vasto giacimento culturale può svilupparsi in modo equilibrato e lungimirante un’economia sostenibile, duratura e solida. Occorre decidere e affrettarsi perché il rischio che corriamo non è solo quello di non conservare la bellezza, ma di non saperla più neanche riconoscere.

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