a cura di Massimo Palozzi

Giugno 2022

IL DOMENICALE

AL VOTO

elezioni, politica

di Massimo Palozzi  - Alla fine quasi dispiace che la campagna elettorale si sia conclusa. Le colate di asfalto, la cura del verde, le inaugurazioni e le promesse di queste ultime settimane sono state tante e tali da far perdere il conto. Qualche altro mese così e Rieti sarebbe diventata la terra di Bengodi. Altro che il misero 82esimo posto rimediato nella classifica sulla qualità della vita delle province italiane per fasce d’età, pubblicata lunedì dal Sole 24 Ore per quanto riguarda gli over 65. Dalla mezzanotte di venerdì è invece scattato il silenzio. Ieri giornata di riflessione e oggi, finalmente, parola alle urne fino alle 23.

Considerando gli schieramenti in campo, è comunque verosimile che la competizione non finisca stasera. I sondaggi commissionati dai partiti e la percezione generale sulle intenzioni di voto lasciano in effetti ritenere assai probabile l’appendice del ballottaggio tra due settimane.

A contendersi la carica di nuovo sindaco di Rieti sono in tre. Il centrodestra schiera il vicesindaco uscente, nonché assessore alle Attività produttive e al Turismo, Daniele Sinibaldi. Sinibaldi è anche il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia e si pone in perfetta continuità con il suo mentore Antonio Cicchetti, il quale dal canto suo si vanta di averlo allevato tra le nuove leve della politica cittadina. Per qualcuno si tratta di un limite. L’eredità cicchettiana è sicuramente ingombrante da gestire e il paragone potrebbe nascondere insidie fastidiose. Per altri costituisce invece la miglior garanzia sul mantenimento degli standard di un’amministrazione marcatamente di destra come è stato nei 23 degli ultimi 28 anni, con buona pace della componente moderata dell’alleanza (martedì Repubblica ha dedicato un dettagliato articolo sui vari richiami, più o meno velati, al fascismo disseminati sul profilo Facebook del giovane candidato fino al 2017).

A suo sostegno corrono nove liste: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Socialisti riformisti, Rieti al Centro con i renziani di Italia viva, Moderati per Rieti, Io ci sto, Agire e Generazione Rieti.

Sinibaldi ha rischiato molto, impostando la sua campagna elettorale sul doppio binario dell’orgogliosa rivendicazione delle cose fatte e del contemporaneo ascolto della Città per conoscerne esigenze e aspettative. Se per un estraneo all’amministrazione l’attenzione alle istanze provenienti dalle varie categorie sarebbe stato addirittura un dovere, per l’attuale vicesindaco, titolare di deleghe assessorili di primo piano, suona quasi come un’ammissione di scarsa conoscenza delle criticità e dei problemi cui la prossima giunta dovrà trovare soluzione ma che avrebbero dovuto essere ben presenti nell’agenda di quella in carica.

Sul fronte delle cose fatte, l’elenco è andato arricchendosi mano a mano che la scadenza elettorale si avvicinava. In mezzo a molta inevitabile propaganda, il centrodestra reatino reclama a proprio merito una gestione ampiamente sufficiente della cosa pubblica, tanto più in un periodo segnato dall’esplosione della pandemia da Covid-19. Quello che Sinibaldi e i suoi chiedono è dunque una conferma sostanziale dello status quo, al di là dell’avvicendamento tra le persone, nel nome di una costanza di risultati che dovrebbero averne premiato l’azione amministrativa.

Il principale avversario di Sinibaldi è Simone Petrangeli, espressione di ampia parte del centrosinistra. Le liste che lo appoggiano sono sette: Partito democratico – Progressisti, Simone sindaco, Si può, T’immagini, SiAmo Rieti, Rieti ConTe e Rieti Città futura.

Petrangeli è già stato sindaco di Rieti dal 2012 al 2017, unico esponente di sinistra ad aver interrotto il dominio della destra a partire dalla prima elezione diretta nel 1994. Non è stato facile per lui ottenere la ricandidatura. Il Pd, in particolare, aveva puntato sull’assessore regionale Claudio Di Berardino nel tentativo di trovare una sintesi tra le diverse anime della coalizione. Con tenacia a caparbietà Petrangeli è riuscito invece ad imporre le primarie, che ha poi vinto largamente a marzo.

Dalla sua ha l’ormai lunga esperienza maturata (siede in consiglio comunale da vent’anni) e una rete di relazioni cresciuta in particolar modo durante quest’ultimo mandato, grazie alla quale è riuscito a scrollarsi di dosso l’etichetta di “distaccato” che gli avevano cucito addosso. La scelta di puntare più sul nome che sul cognome è indicativa di questa rincorsa all’empatia con la gente.

Da capire quanto peserà la mancata riconferma sullo scranno più alto del Municipio cinque anni fa, all’esito di un drammatico ballottaggio perso per soli 99 voti. Un sindaco che non riesce a farsi rieleggere, a differenza di quanto avvenuto con i predecessori, potrebbe in effetti apparire come un’anatra zoppa. La lusinghiera affermazione alle primarie dimostra in realtà che lo zoccolo duro in suo favore si mantiene ancora consistente, ma appare chiaro che la competizione aperta all’intero corpo elettorale è ben diversa da una consultazione tra militanti e referenti del proprio orizzonte politico-culturale.

Il terzo candidato sindaco è Carlo Ubertini. Assessore proprio con Petrangeli tra il 2012 e il 2017, Ubertini è l’orgoglioso portabandiera del Partito socialista italiano. Insieme al Psi lo sostengono altre due formazioni: NOME Officina politica e Rieti in salute. Quest’ultima si presenta come la novità più peculiare di questa tornata elettorale, essendo formata esclusivamente da esponenti del mondo della sanità locale (medici, infermieri e dipendenti della Asl). NOME è invece un consolidato laboratorio di idee e forse l’unico think tank attivo a tempo pieno sui principali dossier territoriali. Non insomma la solita lista civica creata per l’occasione, ma l’espressione di un pensatoio che aspira a fare il salto di qualità dentro le istituzioni.

Rispetto alla consultazione del 2017 il Movimento 5 stelle non si presenta con un proprio candidato sindaco. Anzi non presenta nemmeno il proprio simbolo, avendo preferito allestire una lista civica in appoggio a Petrangeli giocata sul nome dell’ex premier Giuseppe Conte (Rieti ConTe). I giornali nazionali hanno parlato di Rieti come di un laboratorio politico in un momento di transizione piuttosto delicato. I pentastellati non sono mai andati particolarmente bene alle amministrative e ora che soffrono un generalizzato calo di consensi, la formula escogitata di una lista civetta viene letta come un test per saggiarne il gradimento presso l’elettorato di riferimento.

Anche Rieti in Comune, il movimento lanciato dal deputato Alessandro Fusacchia, alla fine ha desistito dal presentarsi con una lista autonoma. Otto suoi esponenti sono invece candidati in quella del Partito democratico, che ambisce così ad intercettare una fetta di elettorato certamente di area ma non del tutto propria.

A parte la sfida fra i tre candidati a sindaco, l’attenzione è rivolta al numero di preferenze che gli oltre 600 candidati consiglieri riusciranno a raccogliere. In ballo del resto non c’è solo la soddisfazione morale, ma il peso politico da far valere al tavolo delle trattative per la formazione della nuova giunta.

Domani sera i primi responsi. Lo spoglio per le amministrative comincerà infatti lunedì pomeriggio alle 14 mentre stanotte, alla chiusura delle urne, partirà lo scrutinio per i cinque referendum abrogativi in materia di giustizia. Per essere validi è necessario il quorum della maggioranza assoluta degli aventi diritto: un traguardo difficile da raggiungere, vista la complessità e i tecnicismi esasperati dei quesiti, solo in parte aiutato dal contestuale voto per l’elezione dei sindaci e il rinnovo dei consigli comunali.

 

12–06-2022

 

 

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