Marzo 2019

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AH! A VOUS LES ITALIENS!

libri

(di Domenico Di Cesare) Ah! A vous les italiens! / Paolo Fosso / Amarganta editore €16,00

 

Incipit:

Tutto cominciò quando tutto aveva fine.

Era il 21 gennaio 1793 quando, a Parigi, prese avvio questa storia.
O forse era iniziata già quattro anni prima, come dicono gli studiosi. Ma fu proprio quella mattina che la Storia dei Grandi iniziò davvero a intrecciarsi con quella degli sconosciuti inter-preti di un intreccio molto più privato.
Come spesso accade, quando una vicenda inizia gli attori sono lontani dall’azione e neanche sospettano che quella che si sta compiendo è la “loro” storia.

 

Per prima cosa chiediamo al noto attore reatino Paolo Fosso come nasce la scelta del titolo:

Il cuore del racconto nacque come idea cinematografica. Il titolo mi venne mentre la vicenda prendeva corpo. Quando poi ho scritto il romanzo, il titolo continuava a sembrarmi indovinato.

 

Ma c’è dell’ironia nella scelta?

Sì. Andrebbe pronunciato con quel misto di condiscendente affetto o di sottile senso di superiorità che spesso hanno i francesi quando parlano degli italiani.

Il cuore narrativo del romanzo è altro, però in esso riecheggia quel rapporto mai risolto che i francesi hanno nei confronti degli italiani. Un rapporto fatto di ammirazione per le nostre tradizioni culturali e di malcelato riconoscimento di esserne loro stessi figli; ma che spesso si tinge della convinzione che non siamo poi da prendere troppo sul serio, specialmente in questioni militari. È un filo conduttore che attraversa i rapporti della Grande Nation con il nostro Bel Paese. Gli esempi sono tanti: la disfida di Barletta, il duello fra Enrico d’Orleans e il Conte di Torino dopo la Battaglia di Adua (provocato dall’affermazione fatta dal primo “les Italiens ne se battent pas”) ed altro ancora. Però bisogna dire che spesso sono stati contraddetti dai fatti, e anche nel romanzo è così: colui che pronuncia la frase sarà rovinosamente costretto a ricredersi.

 

Nei suoi precedenti scritti lei si dimostra un attento conoscitore dell’animo umano. Perché un romanzo storico?

La dimensione storica è la cornice di una vicenda umana. Anche in questo caso ho lavorato molto sull’evoluzione interiore dei vari personaggi. Ho scritto soprattutto testi teatrali, ma in ogni manifestazione artistica affronto, quindi anche come interprete, mi piace raccontare i sentimenti, l’introspezione.

 

Quindi in questo caso la commistione storia-introspezione diventa in realtà un tutt’uno?

Sono un appassionato di Storia e in questo romanzo cerco di essere molto preciso nel descrivere l’ambiente in cui si muovono i personaggi, le vicende militari e politiche e i personaggi realmente esistiti – ce ne sono molti – ma il cuore della narrazione risiede nello sgomento dei protagonistidavanti a un evento che rivoluziona lassetto europeo e mette in discussione i Princìpi nei quali tutti loro sono cresciuti, a prescindere dalle rispettive condizioni sociali.Descrivendo i loro turbamenti, descrivo quello stesso che ogni individuo prova trovandosi in un’analoga situazione. Come anche oggi sta accadendo.

 

Dietro la storia e i conflitti di un Paese, ci sono valori e sogni; dietro le aspettative dei protagonisti, ci sono anche le sue?

Quando si scrive bisogna identificarsi con i personaggi, con ciascuno di essi. È il loro punto di vista che deve emergere, non quello dell’autore, il quale sa già “come va a finire”. Questo è particolarmente difficile in un romanzo storico, perché per ragionare come i protagonisti si deve tener presente quella che era la società di allora, il modo di vivere, la classe sociale di provenienza di ciascuno di essi. Però quando si va a descrivere i loro sentimenti, le loro passioni, le loro difficoltà esistenziali, che sono universali, inevitabilmente si va a pescare nel proprio vissuto: carne e sangue.

 

La storia, il passato; ma quanta distanza c’è con il presente?

Il libro, nel bene e nel male, è molto contemporaneo. Si parla di diritti, di uguaglianza, di un esercito multinazionale che interviene nei fatti interni di un Paese, del sorgere di una classe dirigente che agli occhi dei contemporanei appare a dir poco inadeguata, per come ragionavano allora.Quando parliamo di Storia, qualsiasi periodo scegliamo, noi già sappiamo dove porteranno determinati eventi.Invece, coloro i quali si trovarono dentro quegli eventi, che per loro rappresentavano la sola realtà a disposizione, li vissero con la stessa incertezza che proviamo noi a cercare di comprendere la nostra realtà contemporanea. E noi siamo chiamati a grandi e piccole scelte, private e pubbliche, come furono chiamati loro a scelte molto simili. Solo il futuro potrà dire se le decisioni prese saranno giuste. Il nostro vantaggio sta nel fatto che, conoscendo quello che scaturì dalle scelte fatte in passato, possiamo essere guidati nelle nostre, per non sbagliare ancora. Gli scenari cambiano, ma le pulsioni, le attese e le necessità si ripetono molto simili nei secoli.

 

Conferma che non è sbagliato fare paragoni tra il periodo della rivoluzione francese e l’oggi?

Sì, pur essendoovviamente diversissimi, addirittura opposti per certi versi. Però, al netto delle differenze e mettendosi nell’ottica dei personaggi del romanzo, anche noi stiamo vivendo un momento in cui valori e istituzioni che ci hanno guidati per decenni vengono rimesse in discussione. Anche oggi, nuove classi dirigenti si stanno sostituendo alle vecchie élites. Ogni sconvolgimento dell’esistente può prendere una direzione buona o cattiva. Anche quelli che stanno dalla parte giusta della Storia possono commettere degli orrori. Sta a noi, studiando il passato, cercare di fare le giuste scelte per evitare gli errori del passato.

 

Quanto e quale studio c’è dietro questo romanzo storico?

Tanto e poco. Poco perchécome detto in precedenza la storia è il mio hobby, per cui riesco a muovermi con disinvoltura fra i vari scenari - sociali e politici - e i vari personaggi realmente esistiti. Tanto perché, andando avanti con la scrittura, trovandomi a descrivere alcuni particolari ho cercato di essere il più preciso possibile nel creare la cornice del romanzo e questo ha richiesto un duro lavoro di ricerca, anche se il focus del romanzo rimane l’interiorità dei personaggi.

 

Quale dei protagonisti del romanzo ha maggiori affinità con lo scrittore Paolo Fosso?

Probabilmente Alfonso, l’Ufficiale Napoletano, più che altro per le sue incertezze esistenziali, ma in ognuno di essi c’è una parte di me.

 

Lei è un artista poliedrico; può dirmi qual è dal suo punto di vista il filo conduttore tra teatro, cinema e letteratura?

Sono linguaggi tecnicamente molto diversi, eppure strettamente legati dalla dimensione del “raccontare”. Per me, sia detto con grande umiltà, il piacere sta nel disvelamento celato di sé nel momento in cui crei ambienti e personaggi o, da attore, interpreti altri caratteri anche lontanissimi dalla tua personalità ma che costruisci dandogli parte di te stesso.

 

Questa sua nuovo libro lo immagina un giorno in versione cinematografica?

La storia alla base del romanzo era nata con questa idea. Il libro ha conservato una dinamicità di narrazione molto cinematografica e da metà libro c’è un’accelerazione di eventi, per l’appunto molto cinematografica.

 

Un messaggio del libro è quello che non ci si deve mai dare per vinti. Anche dalle sconfitte si può imparare e soprattutto ci si deve ‘rialzare’; è così?

Il messaggio primario è che l’uomo davanti alla storia è solo; e la solitudine davanti ai cambiamenti storici ha sicuramente una sola risposta: non arrendersi mai!Vivere il cambiamento senza rinunciare a se stesso.

 

Perché leggere il suo libro?

Per divertirsi, riflettendo. Chi ama la Storia troverà una cornice attendibile. Chi ama immedesimarsi nei personaggitroverà dubbi, sentimenti e tragedie sempre attuali;chi ama l’avventuratroverà atmosfere e situazioni da romanzo di “cappa e spada”, che coinvolgono e nel contempo divertono il lettore: man mano che si va avanti c’è una evoluzione degli eventi che appassiona. Sono quasi quattrocento pagine ricche di Storia e di storie.

 

Avventurarsi in questa lettura quindi non implica l’essere appassionati di storia, corretto?

Non necessariamente. La Storia è uno sfondo, mentre dubbi esistenziali, sesso, amore, coraggio e paura, sono sentimenti che non hanno tempo, né età. E potrà piacere anche agli appassionati di avventura e di duelli.

 

Quando è nata l’idea del libro?

È nata oltre venti anni fa, esattamente nel 1995. Le quasi quattrocento pagine hanno preso forma nel corso di tournées, nelle pause tra uno spettacolo e l’altro, dopo altri romanzi e testi per il teatro; insomma mi ha tenuto compagnia a lungo, in silenzio ad aspettarmi. Ora, con la pubblicazione gli ho dato finalmente voce.

 

“Tutto stava per finire quindi tutto poteva cominciare” è un concetto che compare spesso nel libro, e proprio quando finisce il romanzo, nell’ultima pagina, si svelerà il nome di un personaggio molto importante che ha condiviso le avventure dei protagonisti...

 

Paolo Fosso è autore di: 
Quasi una avventura, Come il nero negli scacchi, Buona caccia fratello, Ah! A vous les italiens!.

 

 

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