Anni confusi ed anni difficili, mi riferisco soprattutto agli anni 70, in cui si sono vissuti momenti drammatici ma anche fasi di crescita nelle battaglie civili e nella rivendicazione dei diritti.
Impossibile non ricordare lo Statuto dei lavoratori e lo spessore umano e politico di un uomo come Gino Giugni, impossibile non ricordare la riforma sanitaria del 1978, impossibile non ricordare la battaglia referendaria per il divorzio e l’inattesa sconfitta della DC di Amintore Fanfani, impossibile non ricordare la battaglia per l’aborto.
Cosi come è impossibile scordare Piazza Fontana, l’Italicus, Bologna e molte morti ingiuste culminate con l’assassinio di Aldo Moro.
Siamo cresciuti parlando di stragismo, quello delle BR, quello nero e quello ancora più inquietante di uno Stato attraverso i suoi apparati.
Ma siamo cresciuti, in quel mondo confuso, con degli ideali, non importa qui quali fossero, che in qualche modo segnavano una nostra identità ed in quel caos i giovani di allora sapevano cosa erano e cosa volevano essere e rappresentare, sapevano per cosa combattere.
Non vuol essere questo scritto un nostalgico ricordo dei miei 20 anni ma la rivendicazione di un modo di essere condizionato da ideologie contrapposte che oggi non esiste più ed è stato sostituito, come dimostrano i maledetti sondaggi, da una palese volatilità dell’appartenenza legata ad un pragmatismo privo di ideali e legato non ad una ” visione” di prospettiva ma solo al contingente.
Non possiamo quindi stupirci della scarsa partecipazione dei giovani agli eventi della politica anche se è triste vedere che troppo spesso i partecipanti agli eventi hanno i segni del tempo, le foto da dietro mostrano platee di capelli bianchi.
Di tutto questo abbiamo probabilmente grande responsabilità, non abbiamo costruito sogni e non siamo riusciti a far capire che le dimenticate ed odiate ideologie rappresentavano un modo di essere, un modello di società per cui battersi e come direbbe Gaber non siamo stati più capaci di volare.
La nostra generazione si è rattrappita nel quotidiano e quel quotidiano ha trasmesso alle nuove generazioni dimenticando noi per primi i nostri sogni .
Ma è nei sogni nella capacità di leggere le trasformazioni sociali, nella battaglia per diritti non riconosciuti, nella cultura che si possono e si devono coinvolgere i giovani.
Pensare di farlo con il pareggio di bilancio mi sembra impossibile.
Paolo Bigliocchi