Tra le vie cittadine gli uomini di Chiesa

5/03/2025 | Notizie in evidenza, Rieti passo a s-passo

piazza mariano vittori

di Domenico Di Cesare – In questa puntata una piazza e una via di Rieti, intitolate a uomini di Chiesa, entrambe istituite con delibera del Consiglio Comunale del 13 settembre 1951, dall’allora sindaco Angelo Sacchetti Sassetti. La prima, già Piazza di santa Maria, è intitolata a Mariano Vittori (1518-1572) a cui è dedicato lo slargo tra il palazzo vescovile e via Cintia. Figlio di Mariano Amoretti e di Maria Pallotta, Mariano nacque orfano di padre. Il nuovo matrimonio della madre influì sulla sua crescita e il giovane si affezionò a suo zio Mariano di Antonio, detto Mastro Vittorio, canonico della cattedrale. Alla morte dello zio, il giovane Mariano ne assunse il cognome, tramutando Vittorio in Vittori. Uomo di vasta cultura e profondo conoscitore delle lingue, dal latino al greco, all’ebraico e all’abissino, Mariano Vittori si segnalò nel panorama letterario del suo tempo e fu molto stimato anche nell’ambiente ecclesiastico, soprattutto per l’edizione di tutte le opere di san Girolamo. Compose anche una importante dissertazione in volgare sulle antichità di Rieti, dal titolo: De antiquitatibus Italiae et Urbis Reatis Sulle antichità di Rieti, primo illustre tentativo di sistematizzazione della storia locale di Rieti, che costituì la base per opere successive come la Descrittione della città di Rieti di Pompeo Angelotti e l’Erario reatino di Loreto Mattei. Mariano fu ordinato sacerdote nel 1536 e nel dicembre del 1571 divenne vescovo di Amelia. Il 2 giugno 1572 fu trasferito a Rieti ma, in attesa del giuramento con il quale avrebbe ufficialmente preso possesso del vescovado, morì.

Nel quartiere Borgo si trova invece la via dedicata a Massimo Rinaldi, nato il 24 settembre 1869 a Rieti e morto il 31 maggio 1941 a Roma. Per dieci anni missionario in Brasile. Fu direttore della rivista “L’Emigrato Italiano in America” fino al 1924, presentandoci appunto l’opera dei missionari non solo in ambito religioso, ma anche morale e civile: fondamentale è per lui il lavoro del missionario nel campo dell’alfabetizzazione.

Egli ha rappresentato il punto di unione tra le diverse colonie, con il parlare italiano e non un dialetto, con l’incentivare la stampa in italiano, con il dare lezioni scolastiche e di catechismo. Da molti è stato messo in primo piano il suo attaccamento all’idea di “italianità”. Egli ritiene la scuola non solo trasmissione di sapere, ma anche educazione e conservazione di una ‘cultura’ italiana. Il 2 agosto 1924 fu nominato Vescovo di Rieti da papa Pio XI. La sua fu un’opera di generosità e di coraggio, tenendo presente che operò durante il ventennio fascista: camminando a piedi scalzi, obbligò i gerarchi ad abbandonare la processione (in “L’Osservatore Romano”, 7 maggio 1992).

Format Rieti Marzo-Aprile 2025

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