“Il calcio chiede soldi al Governo lamentando buchi, esige il saldo dalle tv perché si gioca, non paga i calciatori quando sono il lockdown e poi dice che si va in campo con la possibilità di pagare un solo mese di stipendio su 5: vi pare una logica di sistema? Vi pare che facciamo tutti parte dello stesso business? O che siamo tutti sulla stessa barca? Però l’opinione comune è che il calciatore in fondo non si può lamentare. C’è chi in questi giorni sta davvero in difficoltà, e la gente pensa ai grandi ingaggi: ma il problema è della maggioranza che vive di calcio, non della parte, minoritaria, che si arricchisce. Nelle serie minori ci sono giocatori convocati fuori sede, si devono pagare l’affitto ma hanno certezza di un solo stipendio, magari al minimo: non mi stupirei se non andassero, ragionando al fatto che i primi soldi guadagnati sono quelli risparmiati. Il calciatore è colui che rischia in prima persona, andando in campo, e si scarica su di lui tutto il peso di questa crisi. Se vogliono questo, non dicano poi che salvano il calcio.“
Le parole di Tommasi si inseriscono successivamente alla decisione del Consiglio federale di tornare a giocare nei campionati di serie A, B e C senza fare distinzioni tra le tre categorie professionistiche ed è proprio in serie C che si rappresentano i maggiori problemi per mettere in atto i protocolli federali, visti i piccoli centri, gli impianti sportivi in cui non c'è possibilità di separazioni e distanziamenti. Su questo anche i medici sociali si erano pronunciati negativamente ma il consiglio federale ha spiazzato tutti.
22_05_20